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LA MORA ERA SEDUTA NEL BOX con addosso le cuffie, vedendo ogni tanto arrivare una delle due monoposto per il pit stop. Dopo due ore si ritrovò insieme ai meccanici, schiacciata contro le transenne, accanto a Kelly, ad aspettare per Max.
Max, Checo e Fernando arrivarono sul podio, ricevendo grandi applausi e rendendo fieri fan e il proprio team.

Evelyn raggiunse Lando, quando lo vide fare una foto con un fan. «mi dispiace per la gara, siete stati bravissimi» sorrise la donna, salutando Oscar dietro Lando.
«non ci siamo ancora conosciuti, sono oscar» tese la mano verso la donna, mentre tutti e tre si allontanavano.
«lynn» sorrise la donna, ricambiando la stretta di mano.
Lei e Lando stavano parlando della gara, quando incontrarono Carlos firmare ad alcuni fan.
«ehi carlos» lo chiamò Lando avvicinandosi, lasciando Oscar e Lynn da soli.

     «non sei ancora così amato?» chiese Evelyn guardando l'australiano. «oh no, però... sai. sono carlos e lando. carlando- rise Oscar, indicando i due che si abbracciavano per una foto- non vorrei rovinare una delle più belle bromance di tutta la formula uno»
«eh già... carlando. sono tipo yuki e pierre oppure charles e max» «charles e max non così tanto. loro più enemies to lovers» la corresse il moro.
«invece tu e carlos?» chiese all'improvviso Oscar, senza guardare la donna. Lynn si girò lentamente e lo guardò male. «come scusa?» «oh hai capito. so che non ci conosciamo, però dio... io giuro che se non succede niente» rise l'uomo, mentre la donna continuava a guardarlo scioccata.

«oscar ma che cazzo» rise la donna, quando l'uomo provò a parlare ancora, lei lo zittì con un gesto della mano. Restarono in silenzio fino a che gli altri due non li raggiunsero. Lei camminava in mezzo a Carlos e a Lando, che parlava a Oscar. Lei camminava in silenzio, guardandosi le scarpe. Non aveva parlato con Carlos della serata prima, e nessuno dei piloti nel sapeva niente, secondo lei.

Ma appena arrivato in stanza, Carlos, chiamò velocemente Lando e gli spiegò cosa era capitato. Raccontando tutta la storia, e di come aveva fatto l'eroe, salvandola.
«dormito bene? mi sembri un po' stanca» parlò per primo Carlos, alla mora. «no è che ho... parecchi pensieri in testa» sorrise, senza gli occhi. Carlos annuì e si zittì di nuovo, così come la donna. Più volte vennero fermati dai fan, per foto, per una stretta di mano, per una firma...
Lynn tornò in camera sua, buttandosi sul letto. Era tardi, circa le sei di pomeriggio, e le ombre cominciavano ad allungarsi. La donna riprodusse un podcast true crime, con le cuffie mentre era sdraiata sul letto con le mani cinte sul ventre.

     Si addormentò solo per svegliarsi poi nel bel mezzo della notte, circondata dal silenzio dell'hotel dormiente e il rumore della strada che non dorme mai.
Si alzò e andò in bagno, a fare la pipì e a struccarsi, nonostante tutto il mascara già colato. Si sdraiò ancora una volta sul letto, riaddormentandosi in fretta, e senza problema.
Aveva la mente sgombra, vuota. Sembrava che andasse tutto bene, per quel breve momento. Non aveva problemi con Patrick, erano come prima... Lynn si fidava ciecamente e Patrick non la tradiva; non aveva uno spettacolo tra circa due mesi e non si stava innamorando di Carlos. Non riusciva a smettere di pensare al copione e a Patrick, che sperava fosse a casa da solo, a guardare un film oppure una stupida serie TV.

La mattina dopo si svegliò presto, il sole non era neanche sorto. Provò a riaddormentarsi, ma non trovava più la posizione giusta e non era più stanca. Si alzò e girò per la stanza, guardandosi attorno. Decise di sistemare un po' il casino, di mettere tutti i vestiti dentro la valigia e organizzare la camera. Poco dopo suonò la sveglia di Carlos nella stanza accanto, e Evelyn la sentì. Controllò il telefono e vide che erano solo le sette. Si vestì con un semplice paio di jeans e una maglietta nera. Uscì e quando stava chiudendo la porta dietro di se, vide che anche Carlos stava uscendo.
«non avrei detto che fossi così mattiniera» ride lo spagnolo chiudendo la porta della propria stanza. «infatti non lo sono. è perché il letto è scomodo» scherzò la donna entrando in ascensore con il moro.

Scherzarono ancora un po', facendo colazione insieme, ma la mora, controllando l'ora realizzò che aveva il volo tra tre ore. «devo andare che se no non riesco a fare il check in. ci vediamo... mh in spagna? o monaco? vedo dove riesco a venire. spagna di sicuro» sorrise la donna alzandosi. Prese il telefono e il portafogli, tenendo tutto in mano.
«carlos, mi puoi aiutare a portare le valigie giù?» chiese la donna, e l'uomo accettò gentilmente. Tornarono al piano di sopra, a prendere i bagagli.

«hai la camera più bella della mia» parlò Carlos entrando nella stanza di Evelyn. «e profuma» Lynn gli lanciò un'occhiata confusa, mentre tirava su la valigia e la l'altra borsa. «pensavi che puzzasse?» rise la donna, passando la valigia allo spagnolo, che la prese e insieme cominciarono ad avviarsi verso l'ascensore.

Poco più in là, si trovavano due ragazze, due fan della Formula Uno. Videro Carlos con una ragazza che non avevano mai visto, ci fecero una foto e la postarono su Twitter, con la didascalia carlos e...?

     Lo spagnolo accompagnò la donna al piano di sotto, lasciando le valigie nell'Uber che Lynn aveva chiamato.
«adesso dovrei andare nel paddock a salutare tutti e poi andare in aeroporto... vuoi un passaggio?» chiese Evelyn prima di salire in macchina.
L'uomo accettò con piacere e partirono, diretti verso il Paddock.

Evelyn andò spedita verso il box della Red Bull per salutare Max. Mentre camminava, affiancata da Sainz, incontrò qualche pilota con il quale si scambiò poche parole, salutando. Tra cui Alex, Nico e Oscar. Quando videro l'australiano, Evelyn gli lanciò un'occhiataccia, prima di salutarlo. «ehi number one» chiamò Evelyn l'olandese, che si girò con le braccia aperte. «parti già, vero?» chiese l'uomo, circondandola interamente con le braccia. «eh già» sorrise tristemente la mora, affondando la testa nel petto dell'uomo.

«quando ci rivediamo?» parlò l'uomo, però non sentendo nessuna risposta si rese conto che la donna stava versando qualche lacrima sulla maglia dell'uomo. «lynn...» la chiamò, portandola in un'altra stanza. Carlos stava parlando con Horner un po' più lontano, mentre lasciavano i due salutarsi come si deve. Quando vide i due allontanarsi di fretta li guardò, curioso è preoccupato.

«è per me? non dirmi di sì perché mi fai sentire in colpa» rise Max, sedendosi di fronte alla donna. «no... è perché devo tornare da quello stronzo» tirò un lungo sospiro, mentre si asciugava le ultime lacrime. «va bene. adesso vado- la donna si alzò ma, invece di andare verso l'uscita, raggiunse il bagno- vado a controllare» si indicò il trucco, ormai rovinato.
Uscì dopo una decina di minuti, nei quali Carlos aveva raggiunto Max, ormai preoccupato per la donna. «niente, si... si era sentita male» mentì il biondo, mentre la donna usciva, con il trucco più o meno sistemato.

«ti senti meglio, evelyn?» Max calcò sul nome della donna, facendole capire di dover reggere il gioco. «mh... si, quel brutto mal di pancia era solo tanta cacca» sorrise la donna a Carlos. «dai allora io vado. ci vediamo... in spagna quindi» salutò ancora una volta Max, dandogli un bacio sulla guancia mentre lui ricambiava, come un'incoraggiamento.

Lei e Carlos uscirono dalla Red Bull, tornando all'uscita del Paddock. Trovarono la davanti ancora la macchina della donna. «eccoci qua» parlò la donna, fermandosi un po' prima. «quindi vieni in spagna?» chiese Carlos, riprendendo quello che aveva detto a Max. «c'è una possibilità del novantacinque per cento che io venga» sorrise la donna, e questa volta, anche con gli occhi. Riusciva a sorridere così naturalmente solo quando era con Carlos, o quando pensava a Max o ad Andy.

«buon viaggio e... buon rientro» parlò Carlos, abbracciandola. Evelyn si fece stringere dalle braccia muscolose dell'uomo, sentendo i muscoli tendersi sotto di lei, che era in punta di piedi. L'uomo le tenne la porta aperta mentre lei saliva sul veicolo, e lo salutava dal finestrino oscurato. La guardò allontanarsi e un piccolo pezzetto del suo cuore restò in quel momento, dove si abbracciarono.

Evelyn scese a terra dopo il volo di tre ore, tornando nello smog di New York, vedendo Patrick aspettandola con un cartello grande con il suo nome scritto sopra. «ciao...» lo salutò lei, guardando per terra. «ehi» rispose lui, aiutandola con la valigia.
Il viaggio in auto fu silenzioso e imbarazzante, fino a che lui non parlò. «le ho detto che non possiamo più vederci. lynn mi dispiace da morire. non so a cosa stessi pensando» Patrick tentò di prenderle una mano ma lei la spostò, continuando a guardare fuori i palazzi sfrecciarle accanto.

𝐅𝐀𝐒𝐓 𝐂𝐀𝐑- 𝐜𝐚𝐫𝐥𝐨𝐬 𝐬𝐚𝐢𝐧𝐳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora