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Softcore, The NeighbourhoodMarcus, Thunderstorm ⚡️
19 anniJosenville, Michigan
Ultimo anno di liceoTornare nel Michigan è qualcosa che non avrei creduto possibile. Devo dire che mi ero persino abituato al silenzio di quei luoghi, ai mesi alternati di buio e di giorno che mi hanno fatto perdere la cognizione del tempo e pure il sonno.
Cristo per i primi tempi assomigliavo ad un cazzo di zombie.
Ricordo che dopo aver passato l'ennesima notte in bianco ero andato a pattinare su uno dei tanti laghi ghiacciati che circondavano quelle zone. Alla fine sono caduto e l'unica cosa che ho sbattuto è stata la testa, che per fortuna è talmente dura che ad essersi spaccato era stato solo il ghiaccio.
Ero ancora minorenne allora, e se il preside del collegio dove ero stato spedito avesse scoperto che ero sgattaiolato di fuori prima dell'inizio delle lezioni, avrebbe chiamato subito mio padre.
Il Saint Laurence era abbastanza lussuoso e i professori non erano nemmeno troppo severi.
Un pò bigotti, retrogradi forse, ma mai cattivi.
Anzi.
Cercavano persino di aiutarmi quando si manifestavano i sintomi della mia lieve dislessia.
Non mi davano dello stupido e se lo facevano, era sempre in maniera velata.Con quello che costava una retta annuale...ci mancava solo fossero degli stronzi.
Dunque nemmeno troppo malvagio in sé come posto, se non fosse che lo Yukon è uno dei territori meno popolati del Canada e che il mio era un collegio maschile.
Tutti uomini e lontano dalla civiltà.
Il modo infimo che ha usato mio padre per punirmi.Fortuna che di casini ne ho combinati abbastanza anche li o meglio, nel collegio femminile dell'edificio accanto...
Ci sgattaiolavamo appena potevamo con i compagni della squadra di hockey del Saint Laurence, e le ragazze non aspettavano che noi per potersi divertire un po'... o meglio, urlare un po'.
Perché sì, c'era una squadra di hockey in quel collegio sperduto dal mondo.
Ed era pure forte.
Tanto che abbiamo vinto il campionato.Il nostro coach ci allenava duramente, e sempre all'aperto.
Lì ero lontano dal comfort delle piste del ghiaccio artificiale della mia città. C'erano distese di laghi ghiacciati da graffiare con i nostri pattini, e dove spaccarsi le ginocchia e le mani, quando non ti veniva qualche gelone.Mio padre ovviamente si era sincerato che io diventassi il capitano in breve tempo.
Voleva punirmi, ma non mi avrebbe mai fatto smettere di giocare.
È l'unica cosa che a parer suo mi riesce bene: "pattinare e giocare a hockey".E di fatti, anche li, ero diventato il più veloce e il più forte.
Il mio soprannome Thunderstorm - tempesta di fulmini- mi aveva seguito anche a chilometri di distanza perché quando passavo io, il paleo era già nella porta avversaria.Ho sempre avuto dei riflessi veloci.
Lo stesso non si direbbe per le mie capacità di apprendimento.
Da piccolo facevo fatica a leggere e a scrivere e tuttora ho dei problemi nella lettura a voce alta.Mio padre pensava che fossi solo stupido e svogliato. Non ha mai tenuto seriamente in considerazione i miei problemi di DSA, anche dopo che i maestri alle elementari glielo avevano confermato. Mi ha portato su loro suggerimento da alcuni tutor privati, quello sì, ma ha sempre continuato a negare che il mio fosse un reale problema cognitivo.
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Love Storm
Romance"Sei appena entrata nell'occhio del ciclone, Milly" Occhiali spessi, capelli legati in due trecce, lingua tagliente e biforcuta, Mildred Quincey detta IQ è un genio di nome e di fatto. Gamer convinta, risolve equazioni di matematica a colazione, e d...