13. Arctic Whispers (II parte) (Milly)

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🎧
Go fuck yourself, Two Feet

Ecco qui la seconda parte del capitolo!
Spero vi piaccia!
🛑 ❤️‍🔥 😋

Stavolta ci sarà sul serio un po' di 🟥 🚩😅

Riempitemi di commentini sclerotici 🫶🏻

👀🔥 vi lascio come sempre la mia pagina ig: hellen_ligios_autrice

E anche con un AI con un po' di vibes
della serata 🔥

Buona lettura e buone danze
all'ARCTIC
❄️🩵


Mildred, IQ 🌵
18 anni

Nel momento stesso in cui varco l'ingresso dell'ARTICT, sento già di essermi pentita.
Quasi speravo che il buttafuori decidesse di non farci entrare, ma come predetto da Anise, ci ha concesso l'accesso con uno sguardo rapido.

La musica assordante invade l'aria, e l'atmosfera è carica di luci psichedeliche che dipingono le pareti con toni artici. Mentre cammino, il pavimento riflette uno scenario che evoca invece la sensazione di una landa ghiacciata. Un tocco molto suggestivo anche se a parer mio un po' eccessivo.

Mentre scivoliamo tra la folla, rifletto sul fatto che è la prima volta che entro in una vera e propria discoteca.
E si vede.
La mia camicia con bretelline attaccate alla gonna a scacchi, le calze pesanti e scure, le mie immancabili trecce alte e gli occhiali fucsia sembrano decisamente fuori luogo in questo vortice di moda "discotecara".

«Freeman si arrabbierà che non lo abbiamo chiamato?» mi domande Anise per la centesima volta. Lei si è messa un vestito nero lungo e semplice ma d'impatto, molto femme fatale.
L'ha rubato a sua madre, e devo ammettere che le sta d'incanto. Non l'ho mai vista indossare nulla di simile; l'ennesima conferma che Mickey sia molto di più che un'infatuazione del momento.

«Tanto non sarebbe mai venuto. È già tanto che hai convinto me», grido, coprendo la musica assordante.

«Come lo riconoscerai?» mi domanda Anise, riferendosi a user14683639z.

Scrollo le spalle.
«Non lo so. Lo riconoscerò e basta».

Credo.

«Dici che dovremmo buttarci nella mischia?»

Osservo le persone scatenate in una folla danza, mentre fanno oscillare drink e si scattano selfie, e poi ci siamo io e Anise, ferme e immobili come due statue di sale. «Dico che ci servirebbe qualcosa di super alcolico. Peccato che io sono astemia e tu guidi».

«Un drink non ci farà nulla!» esclama vivacemente Anise, afferrandomi per mano.
«Una sprite e una vodka!» grida, una volta davanti al bancone.

Il barman, un ragazzo con due braccia possenti e la cresta blu elettrico, ci lancia uno sguardo incerto. «Dovete prima fare lo scontrino» lo sentiamo a malapena mormorare.

«Lo scontrino?» si informa Anise, poi entrambe ci voltiamo verso la cassa, dove si snoda una fila chilometrica.

Siamo inesperte anche solo per ordinare un semplice cocktail e si vede.

«Tre gin lemon, caro!»
È una voce stridula e civettuola quella che ha parlato, e che non ho alcuna difficoltà a riconoscere.
Amanda Jenkins.
«E belli forti!»
Prosegue Kendra Stokes, sfoggiando tutta la sua bellezza, mentre fa oscillare la coda di cavallo corvina.
«Se poi ci offri un giro di shot non ci dispiace» aggiunge Jaqueline Torrence, scostandomi dal bancone con un colpo di fianco.
«Quincey e Middleton?» si accorge solo ora di noi, mettendo su un ghigno schifato. «Vi hanno fatto sul serio entrare, sfigate

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