10. No rules (Marcus)

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🎧
Call out my name, The Weekend

Scusate il ritardo....
🙏
Mi avete chiesto di parlare un po' di più degli amici di Marcus e così sia! 👀🎻
Dai prossimi capitoli la situazione si movimenterà un po' tra feste e casini 💃

Pronte?

Ps. Scatenatevi nei commenti 🫶🏻⚡️

Vi lascio come sempre la mia pagina ig: hellen_ligios_autrice

ATTENZIONE ⚠️
In questo capitolo è presente una
scena un po' forte.

Marcus, Thunderstorm ⚡️
19 anni

Ho avuto parecchi momenti del cazzo nella vita.
Quelli di ribellione, quelli dove ero uno stronzo patentato, dove bastava guardarmi storto e rischiavi di beccarti un pugno in faccia.

A me, Taylor, Zavier e Damian ci avevano rinominato "i Bastardi" perché, dopo una partita contro "I Michigan Eagles", i lividi dei giocatori avversari erano visibili per settimane.

Eravamo spietati.
Una formazione perfetta.
Due attaccanti, un difensore e un portiere.

Le partite del resto si tenevano tutte sulle nostre spalle.

L'hockey è uno sport violento.
Non è romantico, non ha nulla a che vedere con il pattinaggio sul ghiaccio.
Sul rink si picchia forte.

Del resto i fan adorano quando le persone o le squadre combattono, senza contare che l'hockey lo consente in misura tollerata, anche se il nostro coach ci sconsiglia di farlo.
E ad ogni modo appena l'arbitro fischia, devi toglierti immediatamente dall'avversario se non vuoi rischiare di essere multato o peggio "squalificato".

In quei fatidici momenti del cazzo, appena mia madre ci ha lasciati senza dire una parola e senza neppure salutarci, gli stessi in cui ho odiato fortemente mio padre perché in qualche modo mi incolpava della situazione, le partite erano diventate la mia valvola di sfogo.

Ma ad un certo punto, nemmeno quelle sono bastate più.

No, non volevo più fermarmi quando l'arbitro fischiava, non volevo più stare attento alle regole che già marcavano la mia esistenza. Non sul campo almeno.

Il senso di potere.
Di delirio.
Di pericolo.

Questo era ciò che mi piaceva.

Questo era il motivo per cui avevo accettato di giocare alle partite illegali di Hockey.

"NO RULES, JUST HIT"

Recitava lo slogan.

Senza regole, senza pietà alcuna.

Del resto era così che combattevano i nostri demoni.

Poi me ne sono andato e incredibilmente il collegio in Canada mi ha reso più docile, più centrato. Fare lo stronzo in passato, mi aveva allontanato dall'unica cosa che contava realmente per me: farmi accettare da mio padre.

Per questo, mi sono ripromesso di passare il mio ultimo anno alla Jeffrey in tranquillità prima di andare al college. Niente più risse gratuite, niente più pasticche che mi stordiscono i sensi, niente più vendette immorali.

Mi sbagliavo ovviamente.

Sono seduto all'ora di storia con Zavier e Taylor con una matita in mano, e quel coglione di Richie Grey mi è davanti.
Ride e scherza con i suoi due amici, ammiccando al banco dove sono raggruppate le cheerleader della nostra squadra. Bisbigliano a bassa voce ma riesco comunque a sentire i loro viscidi apprezzamenti.

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