13

519 52 46
                                    

Lee Minho quel giorno si era svegliato di pessimo umore rispetto alle mattine precedenti. Forse perchè al suo risveglio si era ritrovato sul pavimento e non sul suo comodo letto dove avrebbe dovuto trovarsi, forse perchè appena s'era alzato un forte mal di schiena l'aveva colpito come un camion in piena fronte o, forse, era per via dei pancake bruciati.

E lui non bruciava mai i suoi preziosi pancake.

Sorvolando su ciò, appena poggiò solo la suola della scarpa all'interno del cortile scolastico aveva tenuto lo sguardo dritto davanti a sè e cupo così da far notare benissimo con quali intenzioni si fosse alzato -- dolorante -- quella mattina. Nessuno avrebbe dovuto parlargli per tutta la giornata, tantomeno i suoi amici.

E, tutti, sembrarono afferrare il concetto. Una volta visto lo sguardo di Minho il quale sembrava più incazzato del solito si allontanarono immediatamente lasciando addirittura a lui il passaggio libero -- Lee Minho già aveva di suo un viso perennemente arrabbiato, quindi immagina quanta paura mettesse alla gente che lo circondava quando lo era davvero.

Francamente la sua giornata non stava proseguendo poi così male, se non fosse stato per la consegna delle verifiche di inglese alla terza ora.

Adesso, Minho non era un prodigio in fatto di lingue -- sì, sapeva parlare un po' di giapponese ma questa è un'altra storia -- e l'inglese non era di certo il suo forte, quindi quando vide un sei meno al bordo del foglio sospirò sollevato di non aver ricevuto un cinque.

Ma, ahimè, la professoressa di inglese riteneva che il sei meno fosse insufficienza.

Un sei meno per quella logorroica era una fottuta insufficienza.

Minho non poteva ancora crederci, era al terzo anno di liceo nonché ultimo e lui, in tre odiosi anni di superiori, doveva ancora capacitarsi di come quella brutta racchia potesse affermare che un sei meno fosse pari ad un cinque.

Così, grazie a quell'evento in più che aggiunse sulla lista nera insieme alla sua professoressa d'inglese, il suo sguardo si incupì ancora di più -- gli mancava una falce ed un mantello nero con cappuccio per fare il cosplay della morte e andare in giro a spaventare i deboli di cuore.

Come previsto perchè quel giorno voleva stare solo ed esclusivamente in solitudine, quando fu l'ora di pranzo cercò il tavolo più lontano dal centro della mensa e si mise lì per mangiare silenziosamente il suo pasto senza nessuno che lo circondasse. O meglio, sì qualcuno c'era ma erano tutti seduti negli altri tavoli, nel suo c'era solo lui.

I suoi amici -- tralasciamo Changbin perchè, fortunato lui, stava sull'isola di Jeju a grattarsi probabilmente gli zebedei -- erano a conoscenza di quanto Minho fosse particolarmente irritabile nei giorni in cui era proprio di pessimo umore, qualsiasi minima mossa o parola innocente o meno fatta o detta avrebbe smosso qualcosa in lui che gli avrebbero fatto storcere il naso o, peggio ancora, gridare dal nervoso. Ah, e non dimentichiamoci di come avrebbe ascoltato ogni conversazione e di come avrebbe prontamente risposto con solo un "mh" più che infastidito o, in casi rari, geloso.

Per questo non stavano in compagnia di Minho quando anche lui era in quel periodo del mese: le mestruazioni. Per carità Minho era uomo, non poteva di certo avere quei cinque giorni o più di intensi crampi alla pancia con cui le donne combattevano vivendoci o prendendo medicinali per far passare il dolore; ma anche gli uomini alla fin fine avevano una specie di ciclo.

Diversamente dalle donne, gli uomini avevano un ciclo ormonale dovuta alla fluttuazione dei livelli di testosterone che avviene giornalmente. Ma, Minho, forse era stato costruito da qualcun altro perchè lui una volta al mese era sempre ciclato. Forse era stato scritto da una donna, probabilmente una ragazza in piena adolescenza dove, una volta al mese, due o tre giorni prima del fatidico Mar Rosso che puntualmente arrivava nelle mutande nel momento più inopportuno -- tipo al mare sotto al sole d'estate o in classe d'inverno e, sempre puntualmente, in quei casi l'assorbente non c'è l'hai a portata di mano -- diventava una iena isterica pronta ad aprire le proprie fauci e azzannarti senza alcun pudore. E, sempre forse, quella stessa adolescente stava proprio narrando di lui e, addirittura, scrivendo di lui.

SUGAR BABYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora