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I pochissimi raggi solari che riuscivano ad entrare nella stanza nonostante la tapparella abbassata e le tende che coprivano la finestra illuminava anche se di poco i volti sereni dei due giovani adolescenti avvinghiati l'una al corpo dell'altro.

Solitamente il mattiniero di turno nel quartetto di Minho era sempre stato Jeongin che, con i suoi modi delicati, svegliava sempre gli altri quando e come più gli piaceva -- ogni volta buttava giù dal letto Changbin e Chan, l'unico a cui riservava un trattamento da principessa era al suo hyung preferito.

Perciò, Minho, quando si accorse di essere stato il primo a svegliarsi tra lui e Jisung ne restò completamente sorpreso. Solitamente era sempre il secondo o terzo a svegliarsi, ma mai primo tra il suo intero gruppo d'amici.

Ora gli sarebbe piaciuto sapere se fosse l'unico sveglio, magari andare nelle altre stanze a controllare non sarebbe stata affatto una brutta idea -- e se ancora dormienti i suoi amici, lui avrebbe potuto destarli dai loro sogni in compagnia della canzone più rumorosa che avrebbe mai potuto trovare -- ma con un Jisung tenero e che finalmente riposava un po' sul suo stomaco, beh, era un po' impossibile effettuare quel suo improvviso piano malefico.

Minho non aveva assolutamente intenzione di svegliare Jisung, non dopo la notte che avevano passato tra pianti, coccole e baci innocui. Osservare il volto del suo moccioso grazie alla luce proveniente dal suo smartphone e la cui torcia tutt'ora illuminava il soffitto della camera da letto aveva creato una crepa nel suo cuore apparentemente indistruttibile. 

Ora che guardava il volto assonnato di Jisung spiaccicato sul suo stomaco, i capelli tinti di blu sembrare molto più scuri di quel che realmente erano, il suo respiro profondo fargli capire che stesse veramente dormendo e le sue braccia stese sul materasso accanto al suo corpo momentaneamente usato come nuovo cuscino lo fece impazzire.

Tutto di Jisung lo faceva impazzire.

Minho non era un poeta d'amore e tantomeno un artista munito di tela, pennello e acrilici che raccontava ciò che provava tramite i colori. Minho non era bravo con le parole in generale, né verbali e né incise su carta a formare un testo, semplicemente spiegare ciò che provava e sentiva era un ostacolo troppo alto per lui che possedeva l'acrofobia. Non era un cantautore e tantomeno un esponente dell'amore.

Insomma, Minho non era proprio niente se non solo un insulso umano che non faceva altro che avere comportamenti troppo simili a quelli dei suoi tre adorati micetti.

Ma nonostante il suo grande blocco, nella sua mente aveva discorsi infiniti su ciò che gli sarebbe più piaciuto dire. Per una persona diretta e precisa come lui poteva risultare un po' strano tenere segregate tutte quelle immense parole in dei cassetti chiusi con lucchetti le quali chiavi gettate giù per qualche profondo pozzo e, facciamo i seri per favore, Minho non avrebbe mai esposto quei testi verbali nemmeno sotto tortura, li avrebbe nascosti dalla sua schiettezza.

Un esempio stupido è il seguente: se avesse dovuto mai dire a qualcuno di amarlo o amarla, non avrebbe mai fatto lunghi discorsi in cui spiegava i suoi sentimenti per quella persona ma semplicemente sarebbe andato dritto al punto con il classico "ti amo".

Però -- Dio... sempre questi però in mezzo! -- a Minho sarebbe piaciuto avere la dote di Hyunjin. Nonostante dovesse ancora conoscere per bene il gruppetto di Jisung, aveva già capito che il pittore di quel cerchietto fosse un poeta vero e proprio. L'aveva intuito in base ai regali fatti a Natale e alle varie parole che usa in certe occasioni, giuste ed ordinate per bene.

Hyunjin sapeva sempre cosa dire e quando dirlo e amava scavare dentro le cose per scovarne il significato. Gli piaceva cercare l'amore ovunque anche nei più piccoli gesti come una margherita raccolta da un giardino e regalata alla prima persona che ti era venuta in mente.

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