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Aprile.

Era arrivato aprile.

Minho era nel cortile scolastico seduto su una delle panchine con un libro fra le mani che seppure lo avesse comprato poco più di un anno fa, aveva cominciato ufficialmente a leggerlo il giorno precedente.

La campanella della ricreazione era suonata da pochi minuti e lui era sereno da qualsiasi verifica e interrogazione. Poteva concedersi un po' di relax prima dell'intensa ora di diritto che lo aspettava con trepida pazienza.

Con delicatezza girò la pagina ingiallita del libro, arrivando al quarto capitolo. Non aveva letto chissà quanto di quel libro, l'aveva iniziato la sera tardi prima di addormentarsi -- ricordandosi però di mandare la buonanotte al suo ragazzo -- e non lo aveva continuato fino a quel momento. Lo aveva buttato nello zaino all'ultimo secondo quella mattina, prima di correre sulla sua moto e affrettarsi per arrivare in orario a scuola. Stranamente si era alzato tardi e di conseguenza si era preparato di fretta e furia, dimenticandosi di fare colazione.

Comunque, ora che era in completa serenità poteva rilassarsi, gli studenti che passeggiavano accanto a lui parlottavano fra loro come giusto che era e a Minho non recava alcun fastidio, finché nessuno si sarebbe messo a strillare non sarebbe assolutamente successo niente. Che poi, chi mai avrebbe strillato a scuola? Nessuno! Quindi non c'era bisogno di preo-

"Lasciami stare!"

Come non detto.

Minho trattenne uno sbuffo e cercò di fare finta di non aver sentito niente e di non aver riconosciuto la voce del suo amico. Tenne lo sguardo fisso sulle scritte stampate sulla carta e mantenne la calma, pregando che quegli schiamazzi cessassero subito. Ahimè, così non fu, e anzi le grida di Changbin si fecero solo più vicine che si costrinse ad alzare il capo verso la scena che gli si presentò dinanzi gli occhi.

"Hyung aiutami ti prego!" Changbin fece il giro della panchina e si nascose dietro le spalle di Minho per non farsi vedere da chiunque lo stesse cercando -- mossa poco furba dal momento che lui era molto più palestrato del suo hyung.

Minho si voltò verso il suo amico con finto interesse. "Che succede?" Gli domandò mentre metteva il segnalibro nel libro che chiuse poco dopo e che poggiò sulle proprie cosce. Per la grande sfortuna di Changbin, non gli servì spiegare cosa stesse accadendo perché la risata di chi lo voleva morto era giunta a loro.

"Changbin hyung sei un uomo senza palle!" La voce di Jeongin riecheggiò per il cortile mandando brividi alla schiena del povero Changbin, i peli della pelle gli si rizzarono dal terrore.

Minho, tranquillo e pacato, osservò Jeongin camminare a passo veloce verso di lui -- e verso l'amico dietro di lui, soprattutto -- con le labbra arricciate in un ghigno furbo così come i suoi occhi da volpe che avevano perlustrato il cortile fino a quell'attimo. Giunto davanti al suo hyung, inclinò il proprio busto di lato per scorgere Changbin accovacciato dietro a Minho. "Se me lo dai, avrai un premio."

Minho alzò un sopracciglio, curioso. "Ah sì? Che genere di premio?" Changbin cominciò a sudare freddo, in bilico tra la vita e la morte.

Jeongin incrociò le braccia al petto. "Cinquemila won."

Il suo hyung inclinò la testa. "Non accetto. Non sono interessato ai soldi, e lo sai benissimo. Offrimi una cifra più alta e magari ci penserò."

Jeongin lo guardò torvo, ma per sua fortuna aveva un'altra carta da giocarsi. Era noto per vincere sempre in qualsiasi gioco di carte e, seppure non stessero giocando effettivamente con delle carte, lui ne aveva una.

Il ragazzino sorrise scaltro. "Ti pago un viaggio per il Giappone, nell'isola dei gatti."

A quelle parole, gli occhi di Minho si illuminarono.

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