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Con le mani congiunte ed inginocchiati ai piedi di Felix, Jisung e Hyunjin avevano pregato il loro amico di non sbatterli fuori di casa e l'australiano -- povero lui che era stato assilato fino all'ultimo -- aveva ceduto.

E, come al solito, c'era un ma. 

Felix li aveva lasciati pure dormire dentro casa ma non avrebbero dormito insieme a lui e a Seungmin e quindi, dopo una lunga discussione riguardo questo argomento, le coppie cambiarono. Adesso a dormire insieme a Felix e Seungmin c'erano Jeongin e Chan, Hyunjin avrebbe dormito insieme a Changbin e invece Jisung con Minho.

Jisung si domandava come aveva fatto a finire in camera con Minho se entrambi non avevano spiaccicato parola riguardo con chi dormire -- aveva fatto tutto Felix, quel piccolo diabolico bastardo che si era giocato la carta dell'essere il proprietario della casa in cui stavano passando tutti le loro vacanze natalizie.

Però il moccioso non si poteva lamentare di certo -- anche perché se avrebbe provato solo a fiatare si sarebbe trovato veramente fuori casa a calci in culo. Quindi, dopo che tutti si diedero la buonanotte, Jisung seguì Minho nella camera degli ospiti.

La camera degli ospiti e quella dei genitori di Felix erano le uniche stanze da letto munite di materassi a due piazze e grazie a Dio, quasi quasi Jisung avrebbe potuto dormire insieme a Minho per il resto delle vacanze pur di non dover rimanere schiacciato contro il muro o di trovarsi la mattina con il culo per terra -- o forse avrebbe solo dovuto cambiare compagno di letto, nonché Hyunjin, e magari dormire o con quel cane rabbioso di Seungmin o con quell'angelo di Felix.

Minho era seduto sul letto intento a togliersi gli anelli che aveva indossato quel giorno compreso quello del gatto che aveva fatto lui stesso e che si stava levando anche Jisung. Poteva sembrare un regalo per bambini, degli anelli d'origami a forma di gattino, ma al moccioso poco interessava. A lui piacevano tanto quei gatti azzurri.

I due non parlarono se non per darsi l'ultima buonanotte, Minho sembrava abbastanza stanco e Jisung di certo non voleva tenerlo sveglio, così quando le luci si spensero entrambi si misero a dormire.

Almeno era quello l'intento del moccioso.

Sì perché, lui che aveva paura del buio, era sprovvisto di una piccola fonte di luce e, diavolo, nemmeno l'ammasso di coperte che nascondeva il suo intero corpo lo calmava.

Non riusciva a dormire e tantomeno a chiudere gli occhi che invece erano spalancati nella notte, orecchie bene aperte e cuore in gola. Jisung era fermamente convinto che la sua grande fobia dell'oscurità e di ciò che ella nascondesse non sarebbe mai e poi mai sparita e aveva timore di ciò perché lui sognava di poter andare di sera a dormire per otto ore consecutive, sognava di poter riposarsi per bene come tutti invece che addormentarsi in luoghi come sul banco di scuola o sul tappeto di casa sua per recuperare quelle troppe ore di sonno perse.

Sì, a Jisung sarebbe piaciuta tanto quella vita ma superare quell'alto ostacolo sembrava impossibile.

E le undici di sera divennero le due della notte ed il moccioso ancora non si era addormentato. Ma come poteva anche solo pensare di abbassare la guardia quando quel ticchettio assordante dell'orologio appeso al muro della camera era entrato nella sua testa con arroganza? E come poteva solo credere di poter chiudere un occhio se quei passi e quelle voci provenienti dal corridoio gli mettevano i brividi nonostante sapesse bene che fossero i suoi amici e non quello spregevole uomo che sedicianni fa aveva deciso di non usare le protezioni?

E come ogni notte si ritrovò in quella casa che aveva sempre chiamato prigione, nella sua stanza piena di giocattoli in cui versava le sue ultime lacrime prima di finire per terra ed  incosciente e ammazzato da quel dolore.

"Vedi cosa succede ai bambini cattivi, Jisung?"

"Impara a fare il bravo e forse non finirai più in questo stato."

E calde lacrime salate solcarono le sue dolci guance paffute che iniziarono a fare a gara quando le urla di sua madre si sentivano dal corridoio.

"Mi dispiace Jisung, un giorno ne usciremo fuori... te lo prometto."

Solo la voce di suo fratello maggiore lo faceva calmare quel poco che bastava per non fargli udire più quelle cattiverie che provenivano dalle stanze accanto e...

Jisung non ce la faceva, la camera da letto si stava facendo sempre più buia ed il suo respiro sempre più irregolare. Era così dannatamente terrorizzato che aveva iniziato a muoversi per arrivare al centro del letto pur di non restare ai bordi per paura che potesse venir catturato e trascinato via dalle coperte e...

La sua spalla sinistra si scontrò contro la schiena di Minho.

Jisung si era completamente dimenticato che con lui ci fosse anche il suo hyung che rispetto a lui dormiva beatamente e, Cazzo quanto sei stupido, ebbe paura di averlo svegliato.

Ed infatti Minho lo era veramente, si era destato dai suoi sogni da pochissimi minuti ed aveva potuto benissimo sentire l'affanno di Jisung ed i suoi movimenti goffi.

"Jisung..." la voce rauca del moro che aveva sussurrato il suo nome aveva fatto bloccare il fiato in gola al moccioso che si diede dello stupido per averlo svegliato -- povero lui che non sapeva che in realtà non fosse colpa sua.

Quando sentì il materasso abbassarsi e alzarsi Jisung si allontanò dal corpo in movimento di Minho che cercava solo di girarsi per parlare faccia a faccia con lui seppure il buio non lo permettesse di vederlo. "Scusa hyung non volevo svegliarti."

"Ero già sveglio, tranquillo. Tu piuttosto, da quanto sei sveglio?" Minho aveva tranquillizzato Jisung con quelle prime quattro parole, ma il restante di esse gli fecero diventare la gola improvvisamente secca.

"Non ho dormito ed ho dimenticato di prendere la melatonina... scusa, non ho avuto nemmeno il coraggio di alzarmi dal letto."

Minho non aveva detto niente e tantomeno l'aveva rimproverato, non avrebbe avuto senso farlo e poi non era mica sua zia, l'unica cosa che gli chiese e che fece riempire di lacrime gli occhi Jisung fu la seguente:

"Hai paura del buio? Se vuoi posso mettere la torcia al telefono." E senza aspettare una risposta da parte del mocciosetto si voltò verso il comodino per afferrare il proprio smartphone in carica e fare luce con esso.

Nel momento in cui si girò di nuovo verso Jisung due braccia afferrarono la sua vita ed il suo petto venne coperto dal faccino del ragazzo. Minho non fece domande e non si lamentò nemmeno, semplicemente racchiuse il corpo di quel moccioso tra le sue braccia.

"Scusami hyung, scusami tanto. Io ho- ho paura del buio e- e non c'è la faccio più, vorrei dormire senza dovermi preoccupare di niente ma non ci r- riesco." Gli innumerevoli singhiozzi ch'erano fuoriusciti dalle sue labbra fecero capire a Minho che Jisung stesse piangendo.

Il suo moccioso stava piangendo.

A quelle parole gli si strinse il cuore, vederlo in quello stato era come vedere il proprio amato morire. Minho rafforzò la stretta intorno la sua schiena e così fece anche Jisung che andò a stringere addirittura tra le sue dita il tessuto del pigiama. "Ssh è tutto okay, niente questa notte ti farà del male finché ci sarò io. Vedi? Siamo solo io e te, non ce nessun altro."

Minho aveva cullato il pianto isterico per tutta la sua durata, gli aveva accarezzato la schiena ed i capelli tinti e gli aveva addirittura lasciato dei piccoli baci sulla fronte e sussurrato le prime parole più confortanti a cui potesse pensare.

Jisung gli era segretamente grato di tutta quella dolcezza da chissà quale persona avesse mai ereditato. Amava quel suo lato.

E dopo le innumerevoli lacrime entrambi chiusero gli occhi l'uno nelle braccia dell'altro ormai nel mondo dei sogni.

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