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Jisung non sapeva come si fosse ritrovato in quel pub, ricordava solo che suo cugino -- maggiorenne -- fosse andato a prenderlo a casa e l'avesse portato lì con la forza per bere qualcosa. Ebbene, in pochissimo tempo si era ritrovato da solo perchè proprio suo cugino si era trovato qualcuno con cui divertirsi per un bel po'.

"Tranquilla Minsuh! Io e Jisung ci divertiremo assieme, se dovessimo fare troppo tardi lo porterò da me. Tu fai bei sogni, ci penso io!"

Sì, certo Seojun. Ci pensi tu, come sempre.

Jisung non era mai stato un amante dei posti affollati e, aiuto, quello lo era eccome. Aveva sempre odiato essere circondato da un branco di persone di cui fino a qualche minuto prima non conosceva l'esistenza ed essere da solo in mezzo a quella gente non lo faceva di certo sentire meglio.

Sapere di essere nella stessa stanza insieme ad un sacco di persone -- che fossero anche solo dieci non importava -- lo soffocava assai ed il suo povero cuore batteva sempre così velocemente che c'era la possibilità che si aprisse il petto e scappasse il suo muscolo involontario.

Voleva veramente andarsene ma il luogo in cui l'aveva portato suo cugino Seojun era abbastanza lontano da casa sua e farsi la strada a pieni per di più da solo a quell'ora della notte non era una delle idee migliori. Sì, lui era un uomo e quindi c'erano poche probabilità che qualcuno gli si avvicinasse e lo sfiorasse come facevano con le donne, ma era meglio essere sempre prudenti. Nessuno si meritava un trattamento del genere -- personalmente, gli unici che lo meritavano erano quelli che regalavano questi traumi manco fossero borse di Louis Vuitton.

E, detto sinceramente, chiunque avrebbe preferito le borse di Louis Vuitton a regali spregevoli del genere.

Jisung era uscito dal locale dopo aver mandato la posizione a Minho e ringraziò qualsiasi Divinità per la risposta positiva e rapida che ricevette. Era sollevato di potersene andare via da lì ma l'unica cosa da cui non sarebbe mai potuto scappare era la notte.

Forse, proprio forse, la compagnia di qualcuno che conosceva e con cui si trovava più che a suo agio lo avrebbe fatto distrarre da quell'oscurità infernale che non lo faceva dormire la notte e che lo spaventava a tal punto dal nascondersi addirittura in estate sotto le lenzuola o in inverno sotto le coperte. E forse alcuni di voi diranno che è un adolescente e che non dovrebbe avere paura del buio ma era proprio nel buio che l'impossibile diventava possibile.

Qualsiasi ombra si muoveva di soppiatto, qualsiasi scricchiolio gli metteva i brividi, addirittura il suo stesso respiro che si faceva sempre più pesante ad ogni secondo che passava lo terrorizzava e quella voce ritornava a galla ogni fottuta notte.

"Lo sai che odio nascondino."

"Jisungie~, non vuoi stare con tuo papà?"

"Stanotte non avrai pace se non la smetti."

"Jisung!"

"Ehi carino." Poco più lontano da lui sentì Minho chiamarlo -- aveva immediatamente capito che fosse lui per via del nomignolo, difatti quando alzò lo sguardo se lo ritrovò davanti con due caschi in mano che si avvicinava a lui dopo che aveva un attimo lasciato il motorino vicino al marciapiede.

Minho avanzava verso di lui con un lieve sorriso in volto e Jisung giurò di vedere la luce divina in quel viso così apparentemente tranquillo. Quando furono uno davanti l'altro il decolorato sospirò completamente sollevato che il suo amico l'avesse raggiunto per portarlo via da lì.

Dopo che si avvicinarono al motorino, il moro gli aveva passato il casco e Jisung se l'era preso e messo in testa con poca difficoltà, se l'era allacciato sotto il mento e aveva aspettato che se lo mettesse pure lui e che salisse sul motorino. Quando il maggiore si sistemò sul proprio veicolo fece segno al ragazzo di mettersi dietro di lui e, ovviamente, Jisung non ci mise molto a sedersi dietro la sua schiena.

"Destinazione casa?" Domandò Minho mentre afferrava il proprio telefono dalla tasca della giacchetta per passarlo a Jisung così che mettesse su Google Maps la via in cui abitava. Il biondo ci mise poco a trovare casa sua così da ridare il telefono indietro al moro che gli disse solo di tenersi stretto a lui.

Jisung aveva poggiato titubante le sue mani sui fianchi di Minho il quale trasalì al contatto ma il più piccolo non ci fece tanto caso. Minho mise in moto il motorino e ritornò in strada ed il biondo alla partenza improvvisa si aggrappò completamente alla vita del guidatore.

L'aria gelida batteva contro i lembi della pelle scoperta, Jisung sentiva ancora le stalattiti sul suo naso. Non amava salire sui mezzi, che fossero pubblici o meno, aveva sempre avuto l'ansia del fare un incidente... o forse era solo la velocità a spaventarlo. Non ricordava quell'episodio della sua infanzia -- molto probabilmente il suo cervello l'aveva rimosso perchè non voleva, appunto, ricordarlo -- ma sua zia gli aveva raccontato che quando era ancora piccolo aveva fatto un incidente d'auto insieme a sua mamma, quindi molto probabilmente la sua paura era causata da quello. Comunque, Jisung aveva chiuso gli occhi dandosi affidamento solo agli altri sensi.

Con l'udito ascoltava il motore del motorino su cui era e quello delle poche auto che passavano accanto a loro, con l'olfatto annusava la fragranza che emanava il maggiore che, seppure non si fosse spruzzato neanche una goccia di profumo, aveva un odore dolce... invece con le braccia nascondeva la sua vita.

Quando Jisung sentì Minho parcheggiare il motorino riaprì gli occhi trovandosi finalmente a casa sua ed un altro sospiro di sollievo e forse anche stanchezza fuoriuscì dalle sue labbra. Fu il primo a scendere con il casco già tolto mentre Minho decise di tenerselo; sarebbe dovuto ripartire tra poco.

Jisung sorrise a Minho, non era un grande sorriso, era solo accennato ma questo bastò per far sorridere anche il più grande sotto il casco che lo nascondeva. "Grazie hyung... e scusami ancora se ti ho fatto uscire fuori a quest'ora per venirmi a prendere..."

"Ma va, Jisung. Te l'ho già detto: per qualsiasi cosa, chiamami." Ripeté Minho mentre alzava la visiera per far incontrare i propri occhi -- scuri, sinceri e profondi come un pozzo -- con quelli di Jisung.

Il biondo sorrise e lo ringraziò di nuovo per il passaggio e, prima che si girasse e rincasasse si ricordò di una cosa. Minho era ancora lì, questa volta a smanettare con il cellulare per togliere Google Maps, la visiera era ancora alzata e lui che stava tranquillo seduto sul suo motorino nero.

Jisung ghignò avvicinandosi a lui e, nel momento in cui il moro era completamente distratto, prese le sue guance coperte dal casco e, dopo aver avvicinato i loro volti, baciò la punta del naso di Minho.

Si staccò quasi subito riallontanandosi e lasciando in uno stato di confusione il povero Minho che non faceva altro se non sbattere le ciglia incredulo. "Ad Halloween mi ero scordato di dartelo." Fu tutto ciò che disse prima di salutarlo e di dargli la buonanotte.

E Minho? E Minho ringraziò l'esistenza dei caschi con il visore oscurato.

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