Tae
Scesi dalla mia auto, lanciando le chiavi a uno dei miei uomini, che tenevano d'occhio, il perimetro della mia Magione.
Impartendogli l'ordine di sistemare lui l'auto in garage, mentre mi dirigevo con passo sicuro e dominante, verso l'entrata della mia immensa casa.
Entrai, trovando le luci dell'atrio accese, facendomi spuntare un sorrisetto, capendo chi le aveva lasciate.
Mia moglie.
Quella sera, ero rientrato estremamente tardi e non la vedevo da questa mattina, per mio dispiacere, ma si sa il lavoro doveva andare avanti.
E io essendo il capo, di certo, non potevo esimermi.
Ero un uomo estremamente meticoloso, dovevo sempre avere tutto sotto controllo, tutto doveva essere come io volevo e desideravo.
Non amavo l'imprecisione e il caos.
Per quanto amassi il potere e creare io stesso distruzione e caos, amavo l'essenza della precisione, del controllo e dell'eleganza.
Tutto doveva essere perfetto.
Niente doveva andare contro il mio volere, se non volevano essere distrutti da me.
Già, ero un sadico, e amavo esserlo.
Amavo il potere e ciò che ne derivava.
Mi tolsi il capotto, mentre spegnevo le luci nell'atrio, dirigendomi direttamente verso la scala di legno, che mi avrebbe condotto al secondo piano, dove si trovava la mia camera da letto.
Notai l'ora sul mio polso, era l'una passata, la mia bambina, sicuramente era entrata già nel mondo dei sogni.
Sorrisi inconsciamente, a l'immagine di mia moglie completamente addormentata, stretta al mio cuscino.
La trovavo spesso così, ogni volta che rientravo tardi la sera.
Non potevo ancora credere, che finalmente era completamente mia.
Era passato un bel po' da quando si era arresa a me, e al suo amore per me.
Ma alle volte stentavo ancora a crederci.
Dopo quello che gli avevo fatto, beh, non credevo infondo che fosse possibile.
Sono stato un fottuto bastardo fortunato, dovevo ammetterlo.
Salii l'ultimo gradino, avviandomi verso il lungo corridoio, dirigendomi direttamente di fronte alla porta della mia camera.
L'aprii silenziosamente, notando la luce del mio comodino accesa, mentre entravo e mi chiudevo la porta alle spalle, trovando il nostro letto vuoto e sfatto.
Spostai lo sguardo intorno a l'immensa camera, per poi sentire dei lievi rumori provenire dal bagno.
Inconsciamente tirai un sospiro di sollievo, avevo ancora quel terrore che la mia piccola cerbiatta mi sfuggisse dalle mani, anche se sapevo che non lo avrebbe mai fatto.
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Una Gabbia Dorata
FanfictionAvvertenze: La storia presenta forti scene di violenza e di sesso, ogni fatto descritto dalla storia, sono frutto dell'immaginazione.