Cap 19

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Tae

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Tae

Eravamo in macchina, per ritorno in Hotel.

Lanciai uno sguardo alla mia piccola cerbiatta, addormentata  contro il mio braccio, mentre tiravo un sospiro di sollievo.

Finalmente quella dannata serata era passata, e potevo finalmente ritirarmi e dedicarmi a qualcosa di più piacevole e interessante, invece di restare in mezzo a tutti loro.

Possedere la mia donna.

Le scostai delicatamente una ciocca di capelli che le stava attraversando quel suo viso d'angelo, portandoglielo delicatamente dietro l'orecchio, mentre la sentivo sospirare nel sonno, per il mio tocco.

Scesi con la mano verso la curva abbondante del suo seno perfetto, fino ad arrivare al suo ventre.

Posai la mano, nel punto dove stata crescendo nostra figlia e mi rilassai.

Sapevo che era stata a disagio tutta la sera, avevo notato come guardavano mia moglie e Alina.

Quelle donne, erano donne prive di valore e umiltà.

Non avevano niente a che fare con la purezza delle nostre femmine.

Quelle donne, erano delle arrampicatrici sociali, che interessavano loro, solamente soldi e potere.

Prive di scrupolo, proprio come noi uomini.

Due esemplari come Nimue e Alina, erano viste come degli insetti inutili da schiacciare e prive di valore, solo perché avevano quella purezza d'animo che a loro non appartenevano e non comprendevano.

"-Arpie del cazzo.

Non avete un solo grammo, della bellezza d'anima di queste donne.-"

Vidi la macchina fermarsi davanti a l'hotel, notando anche quella di Allen di fronte alla nostra che si era appena fermata, scendendo dall'auto insieme a sua moglie e suo figlio.

Mi fece un cenno con la testa, prima di entrare dentro che ricambiai, mentre aprivo lo sportello della macchina, proprio mentre la mia donna si stava svegliando.

-Ehi, siamo arrivati?-

Chiese, con voce assonnata, tirandosi su.

-Andiamo a letto piccola.-

Sussurrai con voce carezzevole, mentre uscivo dalla portiera di dietro, allungando subito dopo, la mano verso mia moglie, aiutandola a scendere con quell'immenso abito di tulle, che le stava un incanto.

La mia piccola Dea della sensualità.

Sorrisi, del mio stesso pensiero, mentre ci dirigevamo dentro l'hotel, dritti a l'ascensore che ci avrebbe condotti al nostro piano, dove si trovava la nostra camera.

Entrammo in camera, richiudendo la porta alle nostre spalle, mentre presi a sfilarmi il capotto, vedendo la mia donna fare lo stesso, per poi passare alle sue décolleté, sentendola emettere un sospiro di sollievo.

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