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«Che succede?!» esclamò Jenny perplessa. Di fronte a lei,infatti, nella cucina del suo locale, c'erano José e Antonio, il giovane souz chef, che si guardavano in cagnesco.
Era stato proprio il ragazzo a chiamarla qualche minuto prima; con voce lievemente allarmata le aveva detto “C'è un problemino al locale, sarà meglio che vieni”, ma la ragazza appena arrivata, non aveva afferrato subito la gravità della situazione.
«Non c'è luce.» spiegò il capo cuoco a Jenny, senza smettere di guardare bieco il giovane collega.
«Beh non è colpa mia, no?»
«No, ma infatti non è questo il problema, Antonio. Avresti dovuto essere qui già da un'ora e adesso siamo indietro con la linea.»
«Cosa cambia? Comunque possiamo fare poco e senza elettricità.»
«A maggior ragione, avresti dovuto già essere all'opera da un pezzo!»
«Qualcuno mi spieghi meglio la situazione, grazie.» ordinò Jenny, spazientita dal quel teatrino.
Fu il capo cuoco a prendere parola.
«Quando siamo arrivati le luci non funzionavano. Non dev'essere così da molto, la roba nel frigo è ancora fredda. Ho fatto un giro, giusto per vedere se non ci fosse qualcosa fuori posto, ma da fuori sembra tutto in ordine. Solo che il salvavita continua a scattare. Quindi, ho chiamato l'elettricista, il tizio che è venuto le ultime volte; certo sarebbe stato interpellato prima se qualcuno fosse arrivato puntuale...»
«José, ti prego.»
«Sì, scusa. Dicevo, l'ho chiamato e dice che aveva un intervento da fare, ma proverà ad arrivare prima possibile.»
Jenny sbuffò e si nascose il viso tra le mani. Era la seconda volta che rimanevano senza corrente elettrica e se quelle erano le premesse era probabile che il pub quella sera aprisse in ritardo o addirittura, rimanesse chiuso del tutto. Inoltre, ad infastidirla era che quell'imprevisto fosse accaduto proprio quando aveva deciso di prendersi un giorno libero. Aveva fatto dei programmi con Mia, niente di entusiasmante o che non potesse essere rimandato, ma era da tempo che non trascorrevano del tempo insieme, come la compagna le aveva ricordato qualche giorno, e Jenny ci teneva sul serio.
L'elettricista, fortunatamente, mantenne la promessa e arrivò al locale appena venti minuti dopo la telefonata di José.
L'uomo, che era già alla sua terza visita, si diresse verso il quadro elettrico senza tante cerimonie seguito da Jenny la quale, mentre lo osservava ispezionare la moltitudine di fili alla luce di una torcia, non riuscì a trattenersi e, polemica, esclamò:
«Pensavo che all'ultimo controllo fosse tutto a posto!»
L'uomo non si scompose e senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro, disse pacato:
«Le assicuro che lo era. Infatti, il differenziale questa volta ha funzionato.»
Dopo qualche secondo aggiunse:
«Da quant'è che non avete elettricità?»
«Stamattina era tutto in ordine o sarei stata avvertita dalla mia bartender. Credo che sia successo al massimo un paio di ore fa.»
«Qualche scintilla?»
«No, stavolta, che io sappia.»
«Bene.» disse il professionista tirando su la testa «Controllerò tutto da capo, magari mi è sfuggito qualcosa. L'impianto è in buone condizioni, vedrà che non è nulla di grave.»
Il tono dell'uomo era stato rassicurante, ma Jenny non ci contava molto e tornò in sala scoraggiata, dove si accomodò su uno degli sgabelli davanti al bancone.
Provò a chiamare Mia, aveva bisogno di sentire la sua voce; il telefono, però, squillò a vuoto e, forse a causa del suo umore un po' ammaccato, le venne in mente che magari la compagna fosse risentita perché i loro piani erano saltati ancora una volta a causa del lavoro.
«Tutto bene?» domandò qualcuno.
Jenny, concentrata sul telefono, non aveva sentito arrivare Antonio.
«Sì, solo Mia non risponde al telefono. Riproverò più tardi. Di là invece?»
«Ci stiamo occupando della linea, così siamo pronti in caso di riuscissimo ad aprire stasera.»
«Come siete ottimisti!»
«Tu no?»
«Il tizio di là non pare avere idea di quale sia il problema.» rispose Jenny con una punta di sarcasmo.
Antonio, però, annuì distrattamente, improvvisamente sembrava impacciato.
«Vuoi dirmi qualcosa?» lo incoraggiò.
«Sì...ecco, ci tenevo a farti sapere che non sono arrivato con un'ora di ritardo, io e José ci siamo solo capiti male.»
La ragazza sorrise.
«Tranquillo, conosco José e so come è quando si agita. Esagera un po'. E poi ritardo o no, siamo comunque senza corrente elettrica.»
«Sì, ma non vorrei che mi credessi un lavativo. Sia tu che lui ultimamente mi avete dato molta fiducia, e non vorrei che pensaste che non me la merito. Mi piace lavorare qui e mi piaci tu come capo e l'ultima cosa che voglio fare è deluderti.»
Il ragazzo era passato dal plurale al singolare, ma Jenny non gli diede molta importanza.
«Non penso affatto che tu sia un lavativo, Antonio, sai cucinare e ti impegni a farlo bene e non sarà un ritardo a farmi cambiare idea.»
Antonio sorrise visibilmente rincuorato.
«E so che può sembrare che non sia cosi,» continuò la ragazza «perché ha dei modi un po' bruschi, ma José ti stima. Il fatto che sia arrabbiato è segno che tiene a te e a questo posto.»
Il cuoco fece una smorfia di dubbia interpretazione, che lasciò Jenny un po' stranita. Poi, però, annuì con un mezzo sorriso e ritornò in cucina.
Distratta dall'elettricista che andava avanti indietro, si dimenticò presto di quello scambio di battute e dopo mezz'ora il professionista finalmente la raggiunse in sala.
«Sembra tutto in ordine.» disse l'uomo, il tono, però, non era quello di una buona notizia.
Jenny, scese dallo sgabello, e gli fece segno di sedersi a uno dei tavolini.
«Ma il salvavita continua a scartare.»
disse mentre prendeva posto di fronte all'uomo.
«Il che è un bene perché me lo faccia dire dieci giorni fa avete rischiato parecchio, fortunatamente una delle sue ragazze è stata abbastanza sveglia da abbassare tutti gli interruttori delle prese, e ve la siete cavata con qualche filo bruciato, però...»
Il professionista si interruppe, come se stesse scegliendo con cura le parole da usare.
«Si ricorda cosa le ho detto la volta scorsa?» disse, infine.
«Sì, c'è stato un sovraccarico di corrente, ma dato che la messa a terra era danneggiata, il differenziale non ha funzionato.»
Jenny aveva parlato con lo stesso tono di chi ripete a memoria una poesia, ma del resto lei non ci capiva niente di quelle cose, in barba allo stereotipo che voleva le lesbiche tutte esperte del fati da te. Anche se, in quel caso, erano andati oltre fai da te, il pub aveva richiesto l'intervento dell'elettricista per ben due volte.
«Esatto,» rispose l'uomo « ma qualcosa non mi torna.»
«Cioè?» domandò Jenny, irrigidendo la schiena. C'era un'insinuazione di qualche tipo dietro le parole di quel tipo.
Il professionista si grattò la testa, era un po' in imbarazzo.
«Forse non sono affari miei, ma glielo chiedo lo stesso: crede per caso che qualcuno possa voler farle qualche dispetto?»
Jenny aggrottò le sopracciglia sorpresa.
«Non penserà per caso che l'impianto sia stato manomesso?»
«Quando sono venuto la prima volta ho trovato un impianto impeccabile, tranne che per la messa a terra danneggiata. Questo mi ha insospettito, si tratta di difetto troppo evidente che non sarebbe sfuggito neanche a un dilettante; lei mi ha detto che i controlli sono regolari e, inoltre, non avete mai avuto alcun tipo di incidente da quando avete aperto, ma per lo stato in cui erano i fili, avreste dovuto accorgervene da tempo, a meno che...»
«... qualcuno ci abbia messo mano di recente. Quindi, anche il sovraccarico non è stato accidentale?»
L'uomo scosse la testa con un paio di movimenti lenti.
«Purtroppo, non lo so. Tuttavia, non è necessario essere dei tecnici per surriscaldare l'impianto. Basta collegare, che ne so, un tostapane rotto.»
«A quel punto il salvavita scatterebbe, ma non è successo perché non funzionava la messa a terra.» disse Jenny che cominciava a capirne qualcosa.
«Corretto.»
«Ma è assurdo!»
La spiegazione dell'elettricista era stata ragionevole e l'uomo non avrebbe avuto alcun vantaggio nel fare congetture che non erano di sua competenza, perciò, Jenny non aveva motivo di non credere alle sue parole, tuttavia la ragazza non aveva idea di chi tra i suoi dipendenti potesse fare una cosa del genere.
«Tornando ad oggi, signorina, mi dispiace, ma credo che stasera non possiate aprire.»
Sebbene il verdetto era aspettato,
Jenny buttò braccia e testa sul tavolino.
«Mi scusi, non sono riuscito a capire dove sia il guasto,» continuò l'uomo mortificato «adesso ho un appuntamento per un altro intervento urgente, la visita al suo locale è stata inaspettata. Ma le prometto che domani mattina, sarò qui e starò tutto il tempo necessario.»
Jenny, che nel frattempo aveva alzato la testa, sorrise grata.
L'elettricista, prima di andare via, rinnovò la sua promessa e stavolta aggiunse anche il consiglio di tenere gli occhi aperti.
Jenny, dopo aver avvertito lo staff e aver risolto con i ragazzi della cucina il problema del cibo, tornò a casa.
Era ormai pomeriggio inoltrato e Mia non c'era. Non la biasimava, aveva trovato il modo di occupare il pomeriggio, quello che però non capiva era perché non avesse risposto né alle chiamate né al messaggio che le aveva mandato una volta scoperto che non avrebbe potuto aprire.
Erano quasi le otto quando, sentì il rumore della porta di ingresso. Jenny andò incontro alla compagna e se la ritrovò davanti, con il cellulare in mano e sorridente. Sorriso morì, però, quando incontrò la sua espressione.
«Ti funziona il cellulare, vedo.»
«Ho visto le chiamate solo poco fa, Jenny.»
«Anche il messaggio?» chiese Jenny severa.
Mia chiuse gli occhi e sospirò.
«Mi dispiace,» disse mortificata «non avevo capito che avevi bisogno di me.»
Jenny annuì.
«Cosa è successo al pub?» chiese Mia mentre seguiva la compagna in cucina.
Jenny fu tentata di risponderle: se avessi risposto lo sapresti. Ma si trattenne.
«Non c'è luce e l'elettricista non ha ancora idea di che cosa non vada. Non poteva rimanere, però, e mi ha dato appuntamento a domani mattina, speriamo riesca a risolvere. In più, ha il sospetto che qualcuno già l'altra volta abbia messo mano al quadro elettrico.»
«Intendi dire quando per poco non andava a fuoco il locale?»
Jenny annuì.
«Oddio, chi mai potrebbe fare una cosa del genere!»
«Non lo so.»
La voce sconsolata di Jenny era suonata ovattata. La ragazza aveva infatti nascosto il volto dietro le mani.
«Mi dispiace, tesoro.» disse Mia, mentre la stringeva per la vita.
Jenny ricambiò l'abbraccio e affondò la faccia nel collo di Mia e inspirò il profumo dei suoi capelli. Per un attimo si dimenticò di avercela con lei, poi, però,  qualcosa cominciò a darle fastidio al naso, dovette quindi staccarsi da lei per starnutire.
«Non sarai stata mica in campagna?» domandò ridendo dopo il terzo starnuto.
«No!» rispose Mia con troppa veemenza «Mi sono vista in centro con Maria. Abbiamo fatto un giro per negozi. Siamo entrati in un erboristeria, qualcosa mi deve essere rimasta attaccata addosso. Io non ho comprato niente, lei se ne uscita da lì con un intruglio strano per la faccia.»
«Come sta?»
L'interesse di Jenny era genuino, adorava Maria, che aveva fatto il tifo per lei fin dall'inizio. Inoltre, e non l'avrebbe ammesso mai neanche sotto tortura, la prima volta che le aveva viste al pub, se la prima occhiata era andata a Mia, la seconda l'aveva rivolta a Maria. Jenny trovava fosse molto attraente.
«Sta bene, ha approfittato del fatto che suo marito e il bambino erano dai nonni per chiedermi di vederci in centro e abbiamo finito per entrare in qualche negozio.»
Jenny incrociò le braccia e mise il broncio.
«Quindi mentre mi occupavo del locale tu eri in giro a fare shopping con la tua amica. Dovrai farti perdonare lo sai?»
Mia si avvicinò a Jenny, le mise le mani di nuovo intorno alla vita e la strinse a sé.
«Cosa posso fare?» le chiese con uno sguardo malizioso.
Jenny si chinò su Mia, cominciò a baciarle la spalla via via salendo verso il collo e quando arrivò all'orecchio le sussurrò:
«Potresti metterti cucinare, mentre io mi faccio una doccia, per esempio.»
Mia scoppiò  a ridere e disse:
«Agli ordini, capo.»
Mia lasciò la presa e si diresse verso i fornelli per ubbidire alla richiesta della compagna.
«Oppure, potresti venire con me in doccia.» propose Jenny che aveva lasciato la stanza ma che era tornata in dietro e adesso era poggiata allo stipite della porta.
Così come era accaduto quel pomeriggio con Antonio, Jenny non fu capace di interpretare a pieno l'espressione del volto della persona che aveva di fronte, Mia infatti la guardò come se colta alla sprovvista da quell'invito, ne fosse spaventata.
«Jenny, amore, se entro in doccia con te, finiremo per cenare a mezzanotte, perché non usciremmo tanto presto.»
La spiegazione non faceva una piega, tuttavia stonava un po' con l'espressione atterrita della ragazza.
Jenny annuì con un sorriso e lasciò la stanza.
Mia non solo si occupò della cena, ma anche di rassettare la cucina quella sera. Jenny gliene fu grata perché era piuttosto stanca e dopo aver finito di mangiare si era, infatti, sdraiata sul divano.
Più tardi venne raggiunta dalla compagna, la quale senza dire una parola, si posizionò in mezzo alle sue gambe e si sdraiò su di lei, nascondendo il volto sul suo petto.
Jenny rimase stupita da quella manifestazione di affetto, non tanto perché Mia non ne facesse di spontanee, ma, avendola rifiutata prima, non si aspettava che la ragazza ricercasse un contatto. Prese, però, ad accarezzarle i capelli, e mentre, guardava distrattamente la televisione, si godeva il calore del suo corpo.
«Sai che ti amo, vero?»disse Mia all'improvviso.
A Jenny parve di cogliere un pizzico di apprensione in quella frase, come se la compagna le stesse ricordando di fare qualcosa di importante.
La risposta affermativa arrivò insieme ad una salda stretta e rimasero in quella posizione, fino a quando Jenny non si accorse che Mia si era addormentata.
Delicatamente la svegliò per portarla a letto; la ragazza rimase sveglia solo il tempo necessario per percorrere il corridoio e una volta toccato il cuscino crollò in un sonno profondo. Jenny, invece non riusciva a chiudere occhio. Pensava al pub, e al fatto che non aveva idea di quanto sarebbe dovuto rimanere chiuso, pensava alla strana smorfia del suo giovane cuoco quando aveva nominato il collega, ma, soprattutto, pensava a Mia.
Le faceva piacere che avesse passato il pomeriggio insieme ad un'amica e comprendeva perché non aveva guardato il cellulare, tuttavia non poté fare a meno di chiedersi perché, improvvisamente, i capelli della sua compagna l'avessero fatta starnutire.

Nulla all'infuori di séDove le storie prendono vita. Scoprilo ora