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Jenny era ancora sopraffatta dall'incredulità, quando, a quasi mezzanotte ormai,  varcò la porta di ingresso del suo appartamento, insieme a Mia.
Aveva lo stomaco sottosopra, non solo a causa dell'infestazione di insetti: vedere i clienti che correvano via dal locale urlando era una scena che non si sarebbe mai aspettata di vedere. Era stato traumatico.
Insieme ad alcuni dei ragazzi dello staff, era riuscita a eliminare la maggior parte delle blatte e José aveva piazzato l'insetticida per tutta l'area del locale, tuttavia sarebbe stato  necessario quanto prima chiamare un'impresa di disinfestazione.
Jenny sapeva che dietro c'era la mano di qualcuno, ma non poteva pensare di riaprire senza assicurarsi che il locale fosse pulito.
Fortunatamente, Mia era rimasta al locale, nonostante Jenny l'avesse invitata più volte di tornare a casa. Il suo aiuto era stato più morale che pratico, ma aveva fatto la differenza; incrociare lo sguardo di Mia di tanto in tanto le aveva impedito di perdere la calma.
Jenny, abbandonata la giacca sul divano, mormorò qualcosa che non era sicura Mia fosse riuscita a sentire e si rifugiò in bagno. Aveva bisogno di una doccia e, nonostante fosse ormai primavera inoltrata e le temperature fossero miti, sentì insolitamente il bisogno di gettarsi addosso dell'acqua bollente per cacciare via il disgusto che provava. Si mise, quindi, sotto soffione e lasciò che il vapore l'avvolgesse.
Il rumore dell'acqua che scorreva, le impedì di sentire che la porta del bagno si apriva, e si accorse della presenza di Mia solo quando quest'ultima aprì il box doccia. Jenny non aspettò che fosse completamente entrata per buttarle le braccia al collo.
«Cazzo, Jenny, scotta!» si lamentò Mia e, prima di stringerla a sua volta, chiuse il rubinetto dell'acqua.
Jenny non replicò, ma affondò la faccia nell'incavo del collo della compagna, mentre questa le aveva stretto le braccia intorno alla vita.
Rimasero in quella posizione per qualche minuto, Jenny, con gli occhi chiusi, si godeva il calore del corpo nudo di Mia sul suo e si mosse solo quando la sentì rabbrividire.
«Hai freddo, bambola?» disse Jenny alzando la testa e mettendo le mani sulle braccia di Mia.
«Un pochino.»
«Di solito mi offrirei di scaldarti, ma non credo di essere dell'umore giusto, stasera.»
Mia sorrise e le mise una mano sulla guancia, mentre teneva l'altra sul fianco.
«Non sono entrata in doccia per questo, tesoro.»
Jenny sorrise e abbassò lo sguardo.
«Devo ammettere, però, Mia, che è difficile resistere alle tue tette.»
Per sottolineare meglio il concetto prese il seno della compagna nelle mani e lo strinse leggermente, facendola scoppiare a ridere.
«Che scema che sei!» si lamentò la ragazza, che però sotto sotto aveva gradito.
«Dai, girati,» continuò Mia prendendo lo shampoo «così ti insapono i capelli.»
Jenny fece per aprire il rubinetto dell'acqua.
«Però, ti prego,» Mia mise una mano sulla sua «regola la temperatura.»
Finito di fare la doccia, le ragazze si misero finalmente a letto, dove Mia, sdraiatasi sulla schiena, accolse Jenny tra le sue braccia e le accarezzo ora la schiena ora i capelli,  fino a quando non fu completamente addormentata.
La mattina successiva l'umore di Jenny era nettamente cambiato. La ragazza da laconica e bisognosa di conforto era diventata logorroica e agitata. Faceva, infatti, avanti e indietro per la cucina, mentre si sfogava sulla povera Mia che ancora assonnata, stava facendo colazione.
«Non ho nemmeno idea se il locale riuscirà a riprendersi da una cosa del genere, voglio dire, tu torneresti a mangiare in un locale infestato dalle blatte? Io no di certo, chiunque sano di mente non lo farebbe.»
«Jenny, però, sono cose che capitano. Vedrai che la gente...»
«La gente parla, Mia, scrive post su internet, lascia recensioni. Se si sparge, la voce sono rovinata.»
«Dai un po' di fiducia alle persone, Jenny. Se spiegherai cosa è successo, ti ascolteranno.»
«Cosa dovrei scrivere sulle pagine del locale? "Ladies and gentlemen, sappiate che gli adorabili animaletti che di recente hanno fatto visita al mio locale, fanno parte di un complotto"? E mettiamo anche che i clienti mi credano, i N.A.S lo faranno? Perché qualcuno li avrà chiamati, una visita da parte loro me l'aspetto.»
«Jenny. Il locale è pulito, se faranno un'ispezione sarà palese che gli insetti sono stati portati da fuori.»
«E se trovassero le uova di scarafaggio?»
Mia storse il naso e mise giù la fetta biscottata.
«Improbabile. E poi, basterà fare presente che tutto quello che recentemente è avvenuto al è opera di qualcuno per motivi sconosciuti ti abbia preso di mira.»
Senza intenderlo, Mia aveva centrato un punto fondamentale di quella faccenda.  "Per motivi sconosciuti ", aveva detto, ed  proprio quella la questione che stava mandando Jenny al manicomio. Non riusciva a pensare ad un solo motivo per cui Olivia le stesse facendo una cosa del genere. Se il locale chiudeva, ne perdevano tutti. Era una strana forma di vendetta, a patto che avesse fatto qualcosa per cui la sua dipendente si sentisse in diritto di vendicarsi.
Jenny tirò a sé una delle sedie che erano attorno al tavolo e si sedette di fronte a Mia.
«Sono rovinata» disse prima di poggiare la fronte contro la superficie del tavolo. Sentì la mano della compagna sulla testa.
«Non dire così. Le cose si sistemeranno, vedrai.»
«Faccio un po' fatica a crederlo, quando una delle mie migliori dipendenti mi pugnala alle spalle.»
Mia non rispose eJenny alzò la testa verso di lei. La sua compagna aveva espresso i suoi dubbi riguardo la colpevolezza di Olivia, ma adesso la sua espressione suggeriva che sapesse qualcosa.
«Mia...?»
«Ieri eri troppo sconvolta per parlare e non ho detto niente, ma ho assistito a una scena che mi ha dato da pensare. Ti ricordi quando ha mandato via Olivia dal locale?»
«Sì, certo.»
«L'ho seguita perché era terrorizzata e, su questo sono convinta, Jenny, non credo sarebbe riuscita a fare una cosa del genere.  Quando finalmente l'ho raggiunta nel parcheggio, con lei c'era  José. Stavano discutendo e quando mi sono avvicinata abbastanza da  sentire, si sono zittiti. Inoltre, José sembrava ansioso di mandarmi via e rimanere solo con Olivia. Credimi, però, non era una discussione amichevole, lei lo guardava in cagnesco.»
Jenny guardò la compagna, corrucciata. Lei stessa aveva notato l'ostilità  che c'era ultimamente tra la bartender e il cuoco, ma aveva dato per buona la versione di Mara, quando quest'ultima, pochi giorni prima, le aveva detto che era causata dalle opinioni che José aveva sul nuovo ragazzo di Olivia. 
«Credi che José...?» Jenny non finì la frase, perché non sapeva come farlo.
Mia alzò le spalle.
«Non lo so. So solo che il suo atteggiamento era sospetto e Olivia sembrava infastidita da lui.»
«Allora perché non si è difesa quando l'ho accusata? Perché non nominare José, se come te crede che c'entri lui in tutto questo.»
«Non so cosa crede o sa Olivia, Jenny, le mie sono solo supposizioni. Ma le telecamere hanno ripreso quello che è successo ieri, no? Perché non diamo un'occhiata. »
«Le registrazioni le posso vedere solo dal pc. E per quanto muoia dalla voglia di sapere, Mia, non so se me la sento di entrare prima che lo faccia l'impresa di disinfestazione.»
Jenny all'idea che non tutti gli insetti fossero stati scacciati, fu percorsa da un brivido.
«Potremmo andare insieme stamattina.» disse Mia
«E la scuola?»
«Sti cazzi della scuola.»
Jenny fu sorpresa di tanta schiettezza.
«Wow!» esclamò ironica «Lo sanno i bambini che non ti importa niente di loro?»
Mia rise, si alzò in piedi e mise le stoviglie nel lavello.
«Ma non intendevo questo! Chiamerò Cristina e le spiegherò che ho un problema personale e che sarà sola in classe oggi, l'ho fatto io per lei più di una volta, perciò non mi dirà di no. Al preside basterà dire che ho mal di gola e pochi decimi di febbre e non insisterà di certo per farmi andare a lavorare.»
Jenny sorrise maliziosa.
«Sei una persona molto cattiva, Mia,» disse alzandosi in piedi «mentiresti al preside, senza alcuno scrupolo?»
Mia l'attirò a sé e le mise le mani sulle spalle.
«Per te sì.» disse guardandola intensamente negli occhi.
«È ancora presto, Mia.» disse Jenny seria.
«E....?»
Jenny fece scivolare le proprie mani dall'orlo dei pantaloncini del pigiama di Mia, su verso le sue natiche.
«E dato che tu non devi prepararti per andare a scuola e al pub ci possiamo andare più tardi, potremmo occupare il tempo facendo qualcos'altro.»
Mia si morse le labbra.
«Per esempio?»
Jenny non rispose, ma cominciò a mordicchiare il lobo dell'orecchio della compagna, mentre infilava una mano nelle sue mutandine.
«Jenny....» provò a protestare Mia, ma le sfuggì un gemito di piacere perché la mano della compagna aveva toccato un punto sensibile. Mise, allora, le mani sulle spalle Jenny e provò con un gesto poco convinto ad spingerla via.
«Jenny...aspetta.» ansimò.
Jenny, però, non sembrava volersi fermare, fino a quando Mia, più risoluta, le prese il volto di  la costrinse a guardarla.
«Tesoro,» disse accarezzandole le guance «prima di distrarmi troppo credo dovrei chiamare la scuola.»
Jenny sbuffò, fingendosi spazientita, facendo ridere Mia, che dopo averle dato un piccolo bacio sussurrò al suo orecchio:
«Torno subito, intanto perché tu non ti fai trovare nuda in camera da letto?»
Detto questo diede una pacca sul sedere alla compagna e lasciò la stanza e a Jenny non rimase altro che ubbidire.
Mia e Jenny in camera da letto passarono più tempo del previsto, ed erano ormai le undici quando uscirono di casa. Nessuna delle due del resto aveva voglia di entrare al pub, soprattutto Jenny che una volta davanti alla porta di ingresso del locale, esitò. Sentì Mia, però, afferrarle la mano.
«Forza, entriamo, e guardiamo le quelle telecamere. Dobbiamo farlo.»
«Lo so.»
«Se vuoi mentre tu sei in ufficio io piantono il corridoio con una scopa nelle mani.»
Jenny rise per quell'immagine e finalmente, presasi di coraggio, mano per la mano con la sua compagna attraversò l'ingresso.
Qualche minuto dopo Mia, seduta affianco a Jenny alla sua scrivania del suo ufficio, stava provando a capire il funzionamento delle telecamere.
«Se clicco qui, che succede?» chiese.
Premette, tuttavia, il bottone del mouse senza aspettare la risposta.
«Ecco la sala.» disse Jenny. Poi mise la mano su quella della compagna che stringeva il mouse.
«Da qua la vedi dalla porta di ingresso e da qua» Jenny cliccò sul mouse usando la mano di Mia «la vedi dal bancone.»
«E nell'ufficio ci sono?»
«No, mi sembrava eccessivo, ma ho intenzione di cambiare la serratura. Quella che ho adesso, chiaramente, fa schifo.»
Mia lasciò il computer a Jenny che recuperò la registrazione del giorno prima.
Guardarono tutto quello che era successo, ma non c'era niente che le telecamere avessero catturato che dimostrasse che Olivia fosse l'autrice di quello che Jenny faceva fatica a chiamare bravata. Anzi era il contrario.
«Olivia non ha mai praticamente lasciato il bancone. È improbabile che sia stata lei.» disse Mia dando voce ai pensieri della sua compagna.
«Lo vedo,» ammise la ragazza con un sospiro « le uniche volte che si è allontanata dalla sala è stato prima che aprissimo, una per andare, presumibilmente, in bagno e un'altra per andare in cucina e parlare con Antonio.»
«Josè d'altro canto era insolitamente in giro.»
Jenny stava per rispondere, ma il telefono che squillava la interruppe.
Lasciò Mia a smanettare al PC e andò alla ricerca del cordless che trovò dopo qualche secondo vicino alla cassa.
Dall'altra parte della linea c'era una donna che voleva prenotare un tavolo per il giorno dopo e Jenny fu in qualche modo sollevata. Se qualcuno chiamava evidentemente la notizia di quello che era accaduto non si era ancora sparsa.
«Purtroppo,» disse Jenny «il locale resterà chiuso per qualche giorno e ad oggi non sono in grado di dirle quando riapriremo.»
La donna dall'altra parte mormorò qualcosa che la ragazza non colse ma che sembrava di disappunto a giudicare dal tono. Stava per ribattere seccata, ma Mia attirò la sua attenzione.
«Jenny, vieni a vedere.» la sentì dire dall'ufficio.
Chiuse bruscamente la chiamata, tanto più che la donna dall'altra parte era già delusa a causa del rifiuto, e raggiunse l'ufficio.
«Ci siamo concentrati su Olivia,» le disse Mia, mentre riprendeva «e non abbiamo notato questo.»
Mia dopo aver portato indietro la registrazione spinse play.
Le immagini, effettivamente, mostravano che durante la serata Josè si era allontanato dalla cucina: era uscito dalla porta della stanza che dava sul retro del pub ed era tornato poco dopo. A quel punto lo si vedeva dire qualcosa ai ragazzi che dopo aver annuito al capocuoco lasciavano la cucina. Jenny ricordava, infatti, che, appena arrivata, la sera prima aveva incrociato uno di loro nel corridoio che portava alla cantina. Josè, rimasto solo, era uscito di nuovo dalla porta sul retro ed era rientrato dopo un paio di secondi con in mano un contenitore di plastica piuttosto ingombrante. L'uomo aveva, poi, lasciato la cucina, andando verso lo spogliatoio dove non c'erano le telecamere, e ci era ritornato senza l'oggetto.
«Avrà usato una scusa per allontanare i ragazzi e nascosto il contenitore.» commentò Mia.
«Sicuramente nello spogliatoio dove è improbabile che qualcuno entri a quell'ora.»
Le ragazze continuarono a guardare le immagini, velocizzandole o rallentandole a seconda delle esigenze. Secondo le telecamere, José dopo circa mezz'ora era tornato verso lo spogliatoio e da quel momento non era passato molto tempo prima che si scatenasse il finimondo.
«Credi che lo abbia aperto nello spogliatoio?» chiese Mia.
«è vicino alla cucina e, come ho detto prima, è raro che qualcuno ci entri; quindi sì ha liberato lì gli insetti e il resto, beh, lo stiamo vedendo.»
Sul PC adesso passavano le immagini dei clienti che fuggivano e dello staff che incredulo, cercava di contenere la situazione. Mia velocizzò ulteriormente la registrazione.
«Che cerchi?» chiese Jenny.
«Voglio sapere che fine ha fatto il contenitore di plastica.»
Mia fermò le immagini appena vide José attraversare un tratto di corridoio dallo spogliatoio alla cucina.
«Vedi,» disse prima di premere di nuovo play «Questo dev'essere il momento in cui sono arrivata io, José non era in sala, lo ricordo.»
«Si è liberato del contenitore mentre tutti eravamo distratti.» commentò Jenny guardando il capocuoco che usciva dal retro con in mano l'oggetto.
Lasciò andare un lungo sospirò e nascose il volto nella faccia.
«Perché?» chiese esasperata.
Mia le mise una mano sulla coscia.
«Mi dispiace tanto, tesoro. Almeno adesso sai che non si tratta di Olivia.»
Jenny con aria mortificata, disse:
«Mi sa che le devo delle scuse.»
Emettendo di nuovo un sospiro, continuò:
«Se solo mi fossi decisa a mettere le telecamere prima!»
«Guarda il bicchiere mezzo pieno.» disse Mia «Hai le telecamere da appena ventiquattrore, e hai già un responsabile.»
Mia, forse per una svista, aveva detto "un responsabile" e non "il responsabile", ma, in quel momento, non aveva molta importanza. Al contrario, ne avrebbe avuta tempo dopo, quando Jenny, alla luce degli avvenimenti che inesorabili si sarebbero succeduti, avrebbe ripensato a quella conversazione, avuta nel suo ufficio con la compagna, e avrebbe realizzato che Mia, sebbene inconsapevolmente, aveva avuto un momento di lungimiranza e che José non era l'unico colpevole delle sue sventure.

Nulla all'infuori di séDove le storie prendono vita. Scoprilo ora