7

139 12 16
                                    

Mia non era molto fiera di essersi lasciata andare con Max e aver scoperto che mentre era con il ragazzo Jenny aveva avuto problemi col locale, aveva fatto sì che, quella sera, la ragazza sentisse una fitta allo stomaco ogni volta che la compagna le rivolgeva un sorriso o una carezza.
Per questo motivo, quando il giorno successivo al loro bacio,  Max le aveva scritto chiedendole di uscire, Mia aveva risposto con un no secco, privo di qualsivoglia giustificazioni. Il ragazzo aveva insistito, ma all'ennesima risposta mancata, aveva battuto in ritirata e lei aveva tirato un sospiro di sollievo, pronta a lasciarsi tutto alle spalle.
Inoltre, il fato le aveva fornito l'opportunità per redimersi; in seguito ai problemi all'impianto elettrico, infatti, il pub di Jenny era rimasto chiuso per due giorni e, sebbene di per sé non fosse affatto una buona notizia, Mia aveva colto l'occasione per viziare la compagna, la quale di solito lavorava la sera. Le due ragazze, perciò, avevano cenato a lume di candela, fatto assieme lunghe docce e mangiato fragole con la panna l'una dalla bocca dell'altra sul grande letto matrimoniale che, inevitabilmente, avevano finito per mettere a soqquadro.
Il senso di colpa aveva ormai allentato la sua morsa e Jenny aveva riaperto ormai da qualche giorno, quando Max tornò alla carica. Era pomeriggio e Mia si trovava in cucina per preparare un caffè per compagna che da lì a poco sarebbe uscita di casa per andare a lavoro.
Sappi che non ho intenzione di arrendermi, lesse quando il cellulare le segnalò il messaggio da parte del ragazzo.
Ne seguì un altro subito dopo: Ceniamo insieme una sera di queste? Permettimi di rimediare a qualsiasi errore io abbia fatto.
Il malessere fisico tornò a farsi sentire, non tanto per il ricordo di quello che aveva fatto, quanto per aver realizzato che Max le era mancato.
Mia con lo sguardo fisso sullo schermo del cellulare, non si accorse che Jenny era entrata nella stanza. Era appoggiata al marmo della cucina dava le spalle alla porta e improvvisamente sentì le sue braccia avvolgerle la vita.
«Bambola...» disse Jenny mentre le premeva le labbra contro il collo.
Mia sussultò e prontamente mise da parte il cellulare.
«Scusami non ti volevo spaventare.»si giustificò la compagna.
«Tranquilla, ero sovrappensiero.»
La ragazza si voltò e ricambiò l'abbraccio di Jenny e con un'impassibilità, che la stupì e la inquietò allo stesso tempo, mentì dicendo:
«Maria mi ha scritto che vuole andare a cena una sera di queste. Vuole invitare anche qualche collega.»
Mia non sapeva se aveva abbracciato la compagna per non guardarla in faccia mentre le mentiva, ma quella bugia le fece provare un'improvvisa repulsione per sé stessa e, con la scusa del caffè, le diede di nuovo le spalle.
«Mi sembra una bella idea. Se vi va, passate dal pub, anche solo per un drink dopo cena, mi piacerebbe salutare Maria, non la vedo da tanto.»
Mentre metteva sul tavolo le tazzine, Mia rispose che l'avrebbe proposto all'amica e appena la compagna fu uscita di casa, riprese il cellulare in mano.
Ci penserò,  scrisse a Max prima di affondare il proprio volto nelle mani.
Che diamine stava combinando? Di solito, pensò, una risposta vaga, come quella che aveva dato a Max, è un no che non si ha il coraggio di dire, la bugia istintiva di qualche minuto prima, però, era la prova che lei voleva vederlo ancora una volta.
Durante quei giorni era quasi riuscita a dimenticare Max e  e se quel messaggio fosse arrivato qualche tempo più tardi, probabilmente l'avrebbe ignorato. L'invito del ragazzo, però, era arrivato quando ancora non si era disintossicata del tutto dal suo ricordo e aveva accesso in lei il desiderio di incontrarlo di nuovo.
Max questa volta non fece l'errore di lasciar perdere e continuò a braccare Mia, finché questa qualche giorno dopo accettò di rivederlo.
Il giorno della cena con Max, Mia si aggrappò di nuovo alla bugia detta qualche giorno prima e disse all' ignara compagna che si sarebbe vista con le colleghe quella sera.
Per arginare il proprio senso di colpa, scelse di indossare un vestitino verde accollato, il cui orlo arrivava appena sopra il ginocchio. Si trattava un abito piuttosto semplice, adatto a una cena tra amiche. Quando fu il momento di scegliere la biancheria da indossare, raccontarsi frottole, però, fu più difficile. Di fronte a una serie di completi intimi che tutto erano tranne che casti, e che, in realtà, a Mia capitava di  indossare spesso anche solo per sé stessa, la ragazza non sapeva che fare. Scegliere qualcosa di provocante e sexy sarebbe stato come ammettere a voce alta che voleva essere spogliata da Max, e sebbene quella eventualità le fosse passata per la mente, non era pronta a prenderla consciamente in considerazione. Continuava a dirsi che non sarebbe successo niente, che aveva scelto di indossare un vestito  e non i pantaloni perché ormai era primavera e fuori faceva caldo, che aveva stirato i capelli perché lisci erano più ordinati e che indossare le zeppe in fondo non era come indossare i tacchi a spillo. La biancheria intima però era un'altra storia, non c'era ampio margine per raccontarsi storie. Scelse di indossare, perciò, un reggiseno nero e uno slip dello stesso colore; era un completo senza decorazioni e  piuttosto casto, nulla a che vedere con la biancheria provocante che aveva indossato per provocare Jenny durante i loro primi appuntamenti.
Max si era offerto di andare a prenderla, ma Mia, nonostante apprezzasse quell'atto di cavalleria, credeva che  fosse troppo rischioso per il ragazzo presentarsi sotto casa, così, fece appello alla parità di genere, in cui comunque credeva, e si offrì di fare il contrario. Il ragazzo accettò subito e Mia lo apprezzò. Non era un'esperta di uomini, ma quei pochi con cui aveva avuto a che fare, si sentivano svirilizzati se era la donna ad offrire loro un passaggio.
«Avevo pensato di invitarti a casa mia, ma punto primo non sono un bravo cuoco; secondo, visto la fatica che ho fatto per convincerti a cenare con me ho pensato che non sarebbe stata la mossa giusta.» disse Max, poco dopo essere salito in auto.
«Mandare messaggini non è esattamente una fatica!»
«La fatica è stata non scriverti ventiquattro ore su ventiquattro, Mia. Sei talmente sexy che mi mandi fuori di testa!»
Mia avvertì un lieve rossore sulle gote, fortunatamente l'abitacolo era buio, e Max, che doveva aver avvertito il suo disagio, raddrizzò il tiro.
«La frase è venuta fuori male. Ti sarò sembrato un maniaco ma intendevo dire che sei molto bella.»
Il ristorante che il ragazzo aveva scelto era un locale elegante, ma non pretenzioso. Disse a Mia che l'aveva scelto perché la carne lì era ottima e, similmente a quanto accaduto al loro primo appuntamento con i fiori, si preoccupò di chiederle se mangiava carne quando ormai erano seduti al tavolo.
«Oddio, non ti ho chiesto se sei vegetariana.»
Mia scoppiò a ridere, mentre Max la guardava con un'espressione tra il perplesso e l'offeso.
«Che ho detto di male?»
«Fai sempre questo tipo di domande troppo tardi.»
Il cameriere che prese l'ordinazioni  scambiò i ragazzi per una coppia, e parlando di Mia, si rivolse a Max dicendogli "la sua ragazza". Le fece un certo effetto sentire quelle parole; di solito accadeva il contrario, faticava, infatti, a convincere le persone che lei e Jenny erano una coppia.
Max non lo corresse, anzi sembrava contento di quella svista e Mia, imbarazzata, fece finta di niente, e appena il cameriere si fu allontanato, riprese la conversazione da dove l'avevano lasciata.
Il ragazzo parlò della sua famiglia; aveva una sorella più piccola a cui era molto affezionato, erano molto legati, non avevano l'una che l'altro da quando i genitori erano morti. La sorella aveva un fidanzato che Max non sopportava, diceva che era uno zotico e Mia, più di una volta, lo vide roteare gli occhi parlando di lui. Trovò fosse tenero che fosse così protettivo nei confronti della sorella.
Quando fu il suo turno di raccontare qualcosa di sé, Mia fu piuttosto restia.
Si limitò a dire che anche lei aveva una sorella ma non erano molto legate, e lo stesso valeva per i suoi genitori che vedeva forse una volta ogni due mesi. Non disse però quali erano i motivi di tanta distanza, non avrebbe potuto farlo senza tirare in ballo la propria sessualità e  Jenny. Ad ogni modo, il suo interlocutore si dimostrò discreto e non domando nulla che potesse metterla a disagio.
Durante il pasto, Max apprezzò che Mia, non solo non era vegetariana, ma sembrava mangiare con gusto.
«Di solito le donne che porto fuori mangiano come gli uccellini.»
Mia rifletté che le donne che mangiano poco era un cliché bello e buono. Non sapeva con quante donne era uscito Max, ma sapeva con quante donne era uscita lei e tutte, nessuna esclusa, aveva si era mai tirata in dietro davanti a un pezzo di torta a un bis di pasta.
«Forse dovresti cambiare tipo di donne con cui uscire.» disse con una punta di acidità.
«Non è più necessario. Ormai, ho trovato te.»
La ragazza, presa ancora una volta in contropiede, arrossì e Max, di nuovo, fu abbastanza galante da cambiare argomento.
Mia lasciò che il conto lo pagasse lui, come gesto di galanteria, facendogli
promettere che la volta successiva avrebbe offerto lei. Vano fu il tentativo di mordersi la lingua dopo quella frase, ormai le era sfuggita. Max da parte sua, accettò facendo finta di niente; mal celava, però, un  sorrisetto vittorioso.
«Ti va di andare a bere qualcosa?» disse mentre aiutava Mia a mettere la giacca fuori dal ristorante.
«Perché no?»
«Potremmo andare al pub dove ci siamo conosciuti, che ne pensi?»
A Mia gelò il sangue, ma riuscì a rispondere prontamente.
«Non lo starai dicendo solo perché sai che lì vicino c'è casa mia?»
«Ti giuro che non ci avevo pensato!»
Sembrava sincero.
«Però se mi vuoi invitare a casa tua, io accetto.» aggiunse maliziosamente.
Mia era di nuovo in difficoltà e disse la cosa che più avvicinava alla verità.
«Non vivo sola, e non posso invitare chi voglio.»
Max aggrottò le sopracciglia e la ragazza, presa dal panico perché non sapeva come rispondere ad altre eventuali domande, rilanciò con:
«Se andassimo a casa tua invece?»
Dal ristorante a casa di Max ci vollero dieci minuti. Arrivati, il ragazzo prese per mano Mia e la condusse nel suo appartamento. Una volta entrati,  la fece accomodare sul divano e poi si allontanò per  prendere da bere.
«Non ho molto.» disse il padrone di casa dalla cucina «Del vino va bene?»
A Mia in realtà andava bene qualsiasi cosa che avesse una gradazione alcolica alta, dato che era nervosa, ma lo tenne per sé.
«Il vino va benissimo.»
Max arrivò con due calici in una mano e la bottiglia dall'altra. Si accomodò vicino alla sua ospite e verso da bere. L'atmosfera era tesa adesso. O forse era solo Mia a percepirla così, l'espressione di Max sembrava distesa.
«Non ti ho portato qui perché mi aspetto qualcosa da te.» le disse il ragazzo all'improvviso. Aveva forse notato che  sorseggiava il suo vino in modo impacciato.
«Lo so.»
«Non nego che mi piacerebbe andare a letto con te, ma non lo pretendo. Possiamo stare semplicemente seduti qua a parlare.»
Max, mentre parlava, aveva messo una mano sul ginocchio di Mia.
Il tocco era delicato e il gesto privo di malizia, solo che la ragazza aveva sentito un brivido attraversare la schiena e guardando il ragazzo vedeva riflesso nei suoi occhi il proprio desiderio.
Non rispose, ma si alzò la gonna del vestito tanto quanto bastava per mettersi a cavalcioni su di lui comodamente. Cominciò a baciarlo, mentre faceva scivolare le mani dal suo collo ai pettorali allenati.
Percepì le mani di Max su proprio sedere. Sentiva le dita del ragazzo giocare con l'orlo della sua biancheria, ma sembrava non avere l'audacia si andare oltre e superare quella barriera.
Mia, però voleva fargli capire che aveva il suo permesso di andare oltre, perciò, cominciò ad ondeggiare il bacino, in modo da strofinare i suoi slip sempre più umidi sulla cerniera dei pantaloni e Max, decisamente,  stava apprezzando, considerato il rigonfiamento che sentiva premere contro di sé. Eccitata da questo, abbandonò le  sue labbra e prese ad accanirsi sul suo collo, mentre con la mano destra ricercava l'inguine del ragazzo.
Quella era ormai una richiesta piuttosto esplicita e Max, ansimando, prese il volto di Mia tra le mani e chiese:
«Sei sicura?»
La ragazza con un solo movimento rapido, che lasciò a bocca aperta Max, si sfilò il vestito e fece segno di sì con la testa. 
Così, Mia smise definitivamente di raccontarsi bugie e si arrese finalmente al fatto che indossare un completo intimo semplice e castigato non era bastato a fermarla.

Nulla all'infuori di séDove le storie prendono vita. Scoprilo ora