Se la scoperta che dal suo ufficio mancavano dei soldi non fosse bastata a convincere Jenny ad installare le telecamere, certamente lo avrebbe fatto l'aria che si respirava ultimamente al locale. Sembrava, infatti, che tra due fra i suoi dipendenti più navigati non corresse buon sangue; Josè e Olivia, che si erano sempre mostrati collaborativi e affiatati, erano, improvvisamente, diventati scontrosi e distanti l'una nei confronti dell'altro.
Questo insolito comportamento non era sfuggito nemmeno al suos chef, Antonio, il quale, però, quando il suo capo aveva chiesto delucidazioni in merito, aveva giurato di non sapere cosa stesse succedendo.
Jenny, nonostante non fosse riuscita a carpire il motivo di quella crepa nella amicizia tra la bartender e il capocuoco, aveva la sensazione che c'entrasse con quello che era avvenuto ultimamente al locale; ragione per cui, il suo senso di colpa derivato dalla decisione di agire alle spalle dello staff pian piano aveva assunto contorni più sbiaditi e, il giorno che aveva appuntamento con il tecnico incaricato di installare il sistema di videosorveglianza, era pressoché sparito del tutto.
Sergio, il professionista che era arrivato quella mattina al pub, era stato puntuale ma non aveva fatto a Jenny una buona prima impressione. Il ragazzo, smunto e magrolino, aveva un aspetto piuttosto infantile, e le scarpe e i jeans, che aveva scelto di indossare sotto la polo con il logo della ditta per cui lavorava, suggerivano che tentasse di sembrare più giovane di quanto in realtà fosse. Inoltre, aveva l'abitudine di perdersi in inutili chiacchiere e a Jenny era venuto il dubbio che in realtà tentasse di colmare con le parole le sue lacune tecniche. Dopo, però, essersi abituata ai voli pindarici di Sergio, che richiedevano una buona dose di concentrazione, aveva capito che il ragazzo sapeva il fatto suo e, adesso, a un'ora dal suo arrivo, lo stava osservando smanettare con il suo cellulare.
«Rallenta, per favore, non riesco a seguirti.» implorò Jenny.
«Non ti serve sapere cosa sto facendo, ti serve sapere come usarlo e te lo spiegherò tra un minuto.»
Sergio, dopo aver posizionato e camuffato le telecamere e successivamente averle collegate al PC che c'era in ufficio, aveva spiegato a Jenny che anche dal cellulare poteva tenere d'occhio tutto il locale.
Questo dettaglio aveva procurato un fugace ripensamento nella ragazza. Contravvenire all'etica era diventato necessario, lo aveva accettato, ma l'idea di spiare tutto e tutti addirittura da remoto le aveva dato la sensazione di essere finita nel romanzo di Orwell.
«Ti avverto, però,» disse a un certo punto Sergio «se hai intenzione di denunciare qualcuno le telecamere non ti serviranno a molto. Soprattutto se decidi di tenerle nascoste.»
Jenny non rimase stupita da quel commento intuitivo del ragazzo. Lei non aveva fatto, nemmeno per una volta, cenno ai problemi che stava avendo con il suo staff, ma la richiesta di nascondere le telecamere unita all'insolito orario di quell'appuntamento dovevano essere sembrata sospetti.
Sergio non aspettò alcuna risposta e continuò:
«L'applicazione che ho installato sul tuo telefono funziona praticamente allo stesso modo del PC. Puoi vedere la schermata di tutte le stanze contemporaneamente o in alternativa...» a questo punto picchiettò il dito sul display «avere una visuale solo della zona che ti interessa. Questa per esempio è la cucina. Prova tu adesso.»
Jenny si riprese il cellulare e, con enorme sorpresa, e anche un po' di orgoglio, riuscì a ripetere i gesti che Sergio le aveva mostrato.
«Ora che hai imparato, io ho finito,» disse il tecnico alzandosi in piedi «se nelle prossime ore hai qualche dubbio o noti qualcosa che non funziona fammi pure uno squillo.»
«Grazie, vado a prendere il libretto degli assegni in ufficio, nel frattempo sei sicuro di non volere qualcosa, un caffè, un succo o, perché no, una birra?»
«Sono le nove del mattino.» ridacchiò Sergio.
«C'è gente che non si fa scrupoli, sai.»
«Accetterei volentieri un caffè,» stava dicendo Sergio alzando la voce per farsi sentire da Jenny che aveva lasciato la sala «ma vedi, tra un quarto d'ora devo essere da una tizia dall'altra parte della città, una signora piuttosto anziana che ha due cagnolini, un cocker spaniel e uno schnauzer, e li vuole tenere d'occhio quando esce la sera e non può portarli con sé. Non so che cosa fa questa signora, se sia in pensione o cosa, ma a quanto pare ha una vita mondana piuttosto attiva. È ricca, o forse fa solo finta di esserlo, ad ogni modo a quanto pare cena fuori o va a ballare, praticamente ogni sera.»
Nel frattempo Jenny era tornata in dietro e stava compilando l'assegno appoggiata al bancone del bar.
«La cosa mi è sembrata un po' strana in realtà;» continuò il ragazzo, parlando a voce normale, ora che la sua interlocutrice era di nuovo vicina «voglio dire è anziana, però poi mi sono detto chi sono io per giudicare il modo di vivere altrui? Se la signora vuole andare a ballare in discoteca buon per lei.»
«Magari non va in discoteca. Ci sono posti tipo le balere, dove si ballano i cose come il liscio.»
«Ah non ci avevo pensato.... Ad ogni modo, Birba e Nando la sera rimangono a casa.»
«Birba e Nando?» chiese Jenny mentre gli porgeva l'assegno.
«I cagnolini.» rispose Sergio come se fosse ovvio.
Jenny rise, quel tipo era buffo. Se lo immaginava a lavorare dietro il bancone; avrebbe fatto impazzire lo staff, ma avrebbe sicuramente intrattenuto i clienti.
«Grazie mille per il tuo aiuto, Sergio.» disse allungando la mano verso il ragazzo che gliela strinse energicamente.
«Figurati, è stato un piacere. Clienti come te sono rare. Gentile e sveglia, non sai quanto ci metto ogni volta a spiegare le cose alle persone. Non esitare a chiamarmi se hai bisogno di me, o di altre telecamere.»
«Facciamo che quando prenderò un cagnolino ti chiamerò.» scherzò Jenny.
Sergio le fece l'occhiolino e lasciò il locale.
Jenny rimase sola, pur essendo la proprietaria, era insolito per lei trovarsi dentro il pub vuoto, decise, perciò, che si sarebbe goduta a pieno quel momento di pace. Prese una coca cola, vizio che si concedeva poche volte a causa dei rimproveri di Mia, e si sedette su uno degli sgabelli del bancone.
Non riusciva a togliersi dalla mente il furto che aveva subito. Se l'idea di qualcuno che riusciva ad entrare nel suo ufficio era plausibile, la serratura costituiva più un deterrente che un ostacolo effettivo, improbabile sembrava invece che qualcuno fosse riuscito a prelevare mille euro dalla cassetta porta valori che teneva nascosta in un cassetto della scrivania.
Jenny era, infatti, l'unica, a conoscerne la combinazione, neanche Mia la conosceva, la compagna era inutile quando si trattava di ricordare cose come pin e password, e le cifre che la componevano si riferivano a un evento troppo intimo e personale affinché qualcuno lo scoprisse per caso. Uno, sette, zero, due, ossia diciassette febbraio, era il giorno in cui Jenny e Mia avevano fatto l'amore per la prima volta, una data speciale che la ragazza ricordava molto bene, ma su cui manteneva un certo riserbo e, quindi, difficile da indovinare.
Tuttavia, se c'era una persona capace di farlo quella era Olivia. La ragazza era seconda a Jenny per quanto concerneva la gestione del locale e l'opportunità di prendere i soldi, come anche fare tutte le altre cose che erano accadute, non le era mancata di certo. Inoltre, per entrare nell'ufficio non era necessario avere il curriculum di Lupin, bastava un po' di manualità con le serrature e Jenny non credeva che la stanza fosse invalicabile per una ragazza sveglia e intraprendente come Olivia. Per quanto riguardava la cassetta portavalori, invece, non poteva giurare di non averla mai aperta di fronte alla sua bartender o di essersi lasciata sfuggire la combinazione, dopotutto non aveva mai creduto di dover tenere la guardia alzata di fronte alla sua vice. Faceva fatica, però, a immaginare quale potesse essere il movente della ragazza e, soprattutto, cosa cercasse di ottenere.
Il rumore della porta di ingresso che si apriva interruppe le elucubrazioni di Jenny. Era Mara che come ogni mattina era arrivata per fare le pulizie al pub.
«Buongiorno, cara.» salutò la donna allegra.
Mara, nonostante lavorasse cinque mattine su sette, non conosceva il codice dell'allarme. Ciò voleva dire che per entrare al pub aveva bisogno che ci fosse qualcuno. Se Jenny la mattina si prendeva qualche ora libera, a sostituirla c'era Olivia, e se per caso nessuna aveva da fare al locale, c'erano comunque Josè o Antonio che si occupavano degli ordini della cucina e della linea.
«Posso chiederti una cosa?» chiese Jenny mentre aiutava Mara a tirare su le sedie.
La donna annuì incuriosita dall'ufficialità del tono del suo capo.
«Visto che li vedi praticamente tutti i giorni, hai notato qualcosa di strano nei ragazzi?»
Volutamente, aveva evitato di fare nomi, per non influenzare la risposta della donna.
Mara si fermò con entrambe le mani sulla spalliera di una sedia.
«Olivia sembra avere qualcosa per la testa.» disse e, mentre riprendeva a muoversi, aggiunse:
«Credo si tratti di un ragazzo. Devo ammettere che la cosa mi ha sorpreso, credevo che le piacessero solo le donne, ma uomini o donne che siano, mia cara Jenny, l'amore può essere travolgente e turbolento, soprattutto sei hai l'età di Olivia.»
«Cosa ti fa pensare che si tratti di questo?»
«Beh, è lunatica e poi l'ho sentita discutere al telefono con un certo Luca. Ho pensato che le due cose fossero collegate.»
Mara credeva fosse un fidanzato, ma forse Luca, pensò Jenny, era un complice, anche se non le era chiaro quale potesse essere il suo ruolo.
La donna sparì sul retro del locale, per spuntare un paio di minuti dopo con il solito carrello a seguito.
«Anche Josè si comporta in modo strano.» continuò meditabonda.
«Pene d'amore anche per lui?» ironizzò Jenny «È un uomo sposato, penso che l'abbia già superata da un pezzo la fase turbolenta.»
Mara non rise, anzi sembrava che quella frase le avesse dato da pensare.
«Credo che a José non piaccia il ragazzo di Olivia.» sentenziò.
Jenny, che era fino a quel momento era stata piegata a ridosso del bancone, si mise dritta.
«Bada bene non sto insinuando nulla ma l'altra mattina mentre pulivo i bagni li ho sentiti discutere. Non era un litigio vero e proprio, ma parlavano a voce abbastanza alta e a un certo punto ho sentito José dire "non so cosa ti sei messa in testa di fare con quel tipo, ma ti conviene lasciar perdere". Olivia gli ha risposto in malo modo di farsi gli affari suoi.»
Jenny non fece alcun commento e Mara, forse ritenendo di essere stata esaustiva, riprese a lavorare.
La ragazza, però, era perplessa. Fino a quel momento era stata sicura che tra il suo staff ci fosse un solo colpevole, ma se così come la frase riportava da Mara lasciava intendere, José era al corrente che Olivia era in combutta con un estraneo, allora i dipendenti da cui guardarsi le spalle erano due.
Jenny lasciò Mara al suo lavoro e si rifugiò in ufficio.
Perché mai José, pensò seduta alla sua scrivania, non era corso a parlare con lei? Perché si sentiva in dovere di coprire Olivia?
Se effettivamente era quello che il cuoco stava facendo; c'era la possibilità, infatti, che Mara avesse ragione, che Luca fosse solo un ragazzo con cui Olivia usciva e che José, per qualche motivo, non approvasse quel rapporto.
Jenny accese il PC e, accompagnando il gesto con un sospiro, clicco sulla griglia che le avrebbe dato in un colpo d'occhio piena visuale del locale.
Era confusa, non capiva che stava succedendo tra quelle mura, ma con un po' di fortuna le telecamere le avrebbero dato delle risposte.
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Nulla all'infuori di sé
عاطفيةMia e Jenny stanno insieme ormai da tre anni. A minare la stabilità del loro rapporto, sarà un uomo entrato per caso nel pub di cui Jenny è la proprietaria. L'incontro con Max infatti, costringerà le donne a fare i conti con le dinamiche del loro...