Capitolo 7

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TOM :

Chiudo la chiamata e sorrido.

Perfetto.
Ha abboccato.
Forse l'ha fatto perché si sente in colpa, oppure desidera semplicemente scoparmi.
Il motivo non mi interessa.
L'importante è che avrà finalmente quello che si merita.

Sento delle braccia cingermi da dietro e un soffio vicino all'orecchio.

«Cos'è questo sorriso inquietante?»

Piego la testa per cercare di guardarlo.

«Ho dato il via al mio piano di vendetta»

Vedo Bill storcere il naso e fare un'espressione contrariata guardando Justin.

«Tom, te l'ho detto non credo sia una buona idea»

Mi giro completamente e lo guardo sorridendo sadico.

«E invece sì Bill. Si renderà conto di cosa vuol dire essere ingannati.»

«Tom...Sei sicuro di riuscirci?»

I suoi dubbi mi fanno vacillare per un attimo, ma ormai ho preso la mia decisione.

«Ti sei forse dimenticato che io sono un bastardo, cinico e insensibile? Lo dicono tutte quelle che mi sono portato a letto. E questa volta mi conoscerà anche lei per quello che sono veramente»

Non so se sto cercando di convincere lui o me stesso.

Vedendo anche Justin poco convinto riprendo a dire:

«Questa volta non mi lascerò sopraffare. La vendetta una volta compiuta annullerà per sempre ogni residuo di ciò che ero con lei, di ciò che era il mio passato»

Guardo Bill allontanarsi con Justin che è ancora in boxer come me d'altronde, avevamo deciso di uscire questa mattina.
Mi vesto per andare a fare colazione insieme.

Ci fermiamo in un caffè poco lontano dall'albergo, mi sono messo degli occhiali da sole e dopo aver legato i capelli li ho nascosti sotto un cappellino, mi sono messo una semplice t-shirt nera su dei jeans scuri. Spero di riuscire a passare inosservato, non ho voglia di essere accerchiato da fans o da giornalisti.
Qualcuno però si avvicina a noi riconoscendo Justin e io sbuffo infastidito facendolo ridere.

In quel momento mi suona il cellulare: è mia madre.

Sicuramente vorrà sapere se la passo a trovare.

Con lei ho ancora un buono rapporto al contrario che con mio padre.
Mia madre mi ha sempre incoraggiato e sostenuto, invece lui non accetta il mio modo di essere e non ci parliamo, non che prima fosse meglio, praticamente per lui non esistevo.
E io non ho nessuna voglia di vedere uno che mi guarda con disgusto.
Mi ritorna in mente l'ultima volta che ci siamo rivolti la parola...

Ero nella mia camera a recuperare delle cose che mi servivano, mentre mia madre era in cucina a prepararmi non so quale manicaretto, quando mio padre rientrò in casa ubriaco e si fiondò nella mia camera sbattendo un giornale sul letto davanti a me.

«Tom cosa significano queste foto?»

Lo guardai curioso notando la sua rabbia.
Lo afferrai e osservai le immagini.

Ero io alla festa organizzata della nostra casa discografica per il successo del nostro primo singolo, insieme a tutti gli altri. La foto ritraeva me, ubriaco fino al midollo con delle ragazze mezze nude.
Non ci eravamo accorti dei fotografi, troppo ubriachi ed eccitati.
Le foto ci riprendevano mentre ci baciavamo e ci strusciavamo, fino al nostro ingresso insieme in hotel e la loro fuga la mattina dopo.

Avevo alzato le spalle e avevo semplicemente detto:

«E allora? I giornalisti non si fanno mai i cazzi loro»

Era stato un po' imprudente da parte mia, visto che ero abbastanza famoso in quel momento sicuramente la notizia era su tutti i giornali, ma a me non era mai fregato di nascondere la mia sessualità con le ragazze e chi se ne fotteva se le foto erano finite anche su quei pochi giornali che leggeva mio padre.
Se si fosse interessato di più alla mia vita lo avrebbe saputo da me e non da loro.

Vidi la rabbia di mio padre diventare più palese.

«Non hai niente da dire?»

«Cosa dovrei dire? È stata solo una notte, credi che alla mia età sia ancora vergine?»

Lo vidi stringere le mani e guardarmi schifato, come se avesse visto un verme.
Sentii la rabbia assalirmi prepotente e farmi vedere tutto rosso.

«Sì, hai capito bene mi piace mettere il mio cazzo nei buchi di tutte le ragazze. Mi piace scoparmele ogni fottuta sera»

Non lo vidi nemmeno partire il suo ceffone, sentii la guancia bruciare forte prima di rendermi conto di quello che era appena successo.
I suoi occhi erano di fuoco

«Vattene da qui»

Non feci una piega, non gli avrei mai mostrato quanto mi aveva fatto male, non era il dolore fisico a bruciare di più.

Lo guardai con odio.

«Con piacere. Anche tu mi fai schifo» e senza aggiungere altro lo superai e uscii di casa.

Sentii la voce di mia madre chiedere cosa fosse successo e quella di mio padre urlarmi di non mettere più piede in quella casa.

La rottura del rapporto con mio padre non è stata una grande perdita, non c'è mai stato per me, sempre impegnato con il suo lavoro, con i suoi amici, con il calcio, anche la televisione veniva prima di me.
Non c'era quasi mai a casa e quando c'era io per lui ero invisibile.
Ho pensato spesso di essere stato per lui solo un incidente di percorso.

Chiamo mia madre e dopo le sue interminabile domande, le dico che sono troppo impegnato per andare a cena da loro, ma che la richiamerò fra qualche giorno per metterci d'accordo per un caffè insieme.

Poi dopo aver messo via il telefono e aver finito il caffè, convinco Justin ad andare via. Visto che lui è stato riconosciuto non mancherà molto perché riconoscano anche me e che veniamo quindi assaliti da ragazzine urlanti.

Tutti sanno della nostra amicizia, spesso i giornalisti insinuano che sia qualcosa di più. A me non interessa cosa pensa la gente del nostro rapporto, ormai sono abituato a sentire di tutto sui giornali di gossip, hanno sempre creato scandali che non esistevano né in cielo né in terra anche su me e mio fratello dicendo del Twincest, ma per favore!
Ma temo che Justin possa trovare dei problemi nel suo ambiente "lavorativo", il calcio è un mondo pieno di testosterone...

Ritorniamo in hotel e Justin si offre di aiutarmi a sistemare le mie cose nella mia nuova casa, questa mattina il mio manager mi ha consegnato le chiavi e mi ha assicurato che la ditta di trasloco ha già provveduto a portare tutto lì, prima però voglio passare a comprare una macchina, mi servirà se voglio avere un po' di libertà.

Quando Justin mi saluta per andare agli allenamenti si limita semplicemente a dirmi di non fare cazzate.

 ʟᴀ ᴍɪᴀ ʀᴏᴠɪɴᴀ - Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora