Capitolo 17

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TOM:

Apro piano gli occhi e vengo assalito da delle tremende vertigini, mi gira tutta la stanza, così richiudo le palpebre e dopo alcuni minuti provo di nuovo.

Questa volta il mondo attorno a me resta fermo, ma sono tremendamente confuso, non ricordo cosa è successo e come sono finito nel letto con una flebo in un braccio.

Mi giro e noto Justin disteso di fianco a me, sopra le coperte.

Porto una mano fra i suoi capelli e li accarezzo.

Lui apre gli occhi confuso, si tira su per guardarmi meglio, la sorpresa si trasforma in felicità e il suo viso si illumina.

<< Finalmente ti sei svegliato. Come ti senti? >>

<< Uno schifo >>

Il sorriso di Justin si fa triste.

<< Mi avevi promesso che non l'avresti mai fatto. Perché sei arrivato a tanto? >>

Le parole di Justin mi riportano alla memoria i ricordi di ciò che ho fatto e soprattutto il dolore che avevo dimenticato.

Cerco di trattenere le lacrime.

<< Ormai è tutto finito. Sono riuscito a farmi odiare, non pensavo facesse così male >>
 
Justin mi abbraccia in modo cauto.

<< Non pensarci più. Ci sono io con te, non permetterò che ti succeda niente >>

Scuoto la testa.

<< Anche tu dovresti odiarmi. Riesco solo a farti soffrire >>

<< Soffrirei di più se tu non ci fossi, non posso vivere senza di te. >>

Mi stringe più forte e dopo poco si stacca e fa per alzarsi dal letto, ma io lo afferro per un polso.

<< Justin, rimani con me >>

Non voglio restare solo, sono ancora intontito, ma ho bisogno della mia ancora di salvezza.

Justin sorride.

<< Ok. Però riposa ancora un po' >>

Lo ringrazio e chiudo gli occhi, l’oblio mi rapisce in pochi attimi.

Quando mi risveglio sto decisamente meglio, anche se mi sento ancora molto debole.

Mi guardo il braccio finalmente libero dalla flebo.

Justin non è nel letto vicino a me, però lo sento trafficare in cucina.

Una curiosità mi assale.

Quanto tempo sarà passato?
E’ ancora giorno, però sento il mio stomaco completamente vuoto.
Mi metto a sedere e prendo il tablet appoggiato sul comodino per controllare l'ora.

Sono stupito sono le 11.30?

Com'è possibile?

Sono rientrato a casa alle 12.00.
Cerco di non pensare alla telefonata e a quello che ne è seguito.

Ho dormito fino alla mattina dopo?
Guardo la data e rimango senza parole, ho saltato un giorno?

Ho dormito per quasi 48 ore?!

Incredibile!

Devono avermi imbottito di antidolorifici e tranquillanti.

Ancora incredulo vado su internet, per controllare le notizie e vedere cosa mi sono perso mentre dormivo.

Una grande foto attira la mia attenzione: Melanie insieme al suo pseudo fidanzato sorridono felici.

Dovrei chiudere subito e non leggere, ma non ce la faccio, è più forte di me.

 ʟᴀ ᴍɪᴀ ʀᴏᴠɪɴᴀ - Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora