Il tempo trascorso ridendo è tempo trascorso con gli dei.
Proverbio giapponese«Derek, smettila di lanciare cereali a tua sorella!» urlò la donna mentre cercava di liberare il lavello della cucina con un grosso sturalavandino a ventosa.
«È stata lei a cominciare!»
«Non è vero!»
I due ragazzini, dall'età apparente di dieci e quindici anni, avevano cominciato a litigare in quella cucina da circa venti minuti e nonostante i ripetuti richiami materni erano passati al lancio della colazione.
Lei tolse con forza lo sturalavandino dalla sua posizione schizzando acqua ovunque e lo agitò con aria minacciosa verso i due.
«Smettetela immediatamente, sparite! Siete in ritardo per il bus. Non vi porterò io a scuola, scordatevelo!»
Posò lo sturalavandino sul ripiano e si lanciò per scacciare il gatto, appena salito sopra il tavolo, che aveva cominciato a emettere strani suoni muovendo il corpo in maniera ritmica.«No... No, no, non vomitare sul tavolo, Oggy!»
Lo afferrò al volo e lo gettò a terra; questi con grande disappunto, corse a fare esattamente quella stessa cosa sul tappeto del salotto.«Bene! Si prospetta davvero una bella giornata di merda» bofonchiò tra sé e sé a bassa voce.
Aprì la porta indicandola ai due che avevano infine deciso di mettersi lo zaino in spalla e scappare, prima che la madre gli chiedesse di pulire il tappeto.
Gliela chiuse alle spalle, afferrò il rotolo della carta da cucina e si diresse verso il salotto. Ripulì meglio che poté fare.
Si guardò intorno sprofondando nello sconforto per il caos. Rassettò la cucina, passò al salotto e, poco prima che si dirigesse al piano di sopra, squillò il telefono. Rispose ed ebbe una breve conversazione:
«Sì. Buongiorno. Va benissimo, a mercoledì. Buona giornata.»
Poi mise giù e fece la rampa di scale che la separava dalla zona notte.«Caos, caos ovunque, dannati adolescemi» esclamò entrando nella camera di Derek. Sì destreggiò tra cavi, cuffie e consolle facendo attenzione a scansare calzini sparsi che giacevano a terra.
Pensava che uno di quei giorni avrebbe preso un sacco nero e fatto sparire tutto quanto, così forse avrebbe imparato a mettere ordine.
Raccolse ogni cosa e selezionò il vestiario per il bucato lanciandolo all'interno della cesta che aveva lasciato sulla porta. Sistemò il letto e aprì la finestra. Poi si diresse nella camera della piccola.
Sulla porta bianca era appesa la targa in legno rosa con scritto "Lisa". Aprì la porta e tirò un sospiro di sollievo a vedere che non era nelle stesse pietose condizioni di quella del fratello. C'era qualche peluche sparso, ma niente di grave.
Un moto di nervosismo lo ebbe appena vide che sul comodino era ricomparsa la foto di Lisa col padre.
«Fanculo Lars, faccia di merda.»
La voltò a faccia in giù così da non vederla ancora.Rifece il letto, aprì la finestra e uscì dalla stanza con il cesto della biancheria sporca sotto il braccio diretta al piano interrato.
Caricò la lavatrice e tornò ancora una volta di sopra. Si dedicò al salotto, cercando di smacchiare il tappeto.
«Oggy, uno di questi giorni finirai al forno con patate!» disse minacciosa al gatto puntandogli la spazzola contro, mentre il felino si dedicava in tutta tranquillità alla toeletta personale. Guardò l'orologio e vide che segnava già quasi mezzogiorno.Non aveva nessuna voglia di mettersi a preparare il pranzo per sé; i ragazzi avrebbero mangiato alla mensa scolastica e in ogni caso non sarebbero tornati prima del pomeriggio.
Aprì la dispensa, prese un pacchetto di arachidi salate, un barattolo di gelato dal frigo, un bicchiere di vino rosso e si diresse verso il salotto, pronta ad accomodarsi sul divano.
Il trillo del campanello le fece per un momento venire l'idea di fingersi morta. Chi diamine poteva essere a quell'ora?
«Ava, apri! Lo so che sei in casa!» urlò da fuori la porta una voce femminile.
«Maledizione!» pensò Ava. Riconobbe subito la voce di Ruby, la sua migliore amica dai tempi del liceo. La adorava, ma nell'ultimo periodo non faceva altro che farle la predica su quanto fosse stressata, su quanto fosse trasandata e su quanto fosse triste e nervosa.
Le aprì direttamente così come si trovava, con le mani occupate. La donna dai capelli ramati entrò, impeccabile come sempre, nonostante indossasse una semplice tuta ginnica nera.
«Ciao Ruby, gelato o vino?»
Ava le sorrise, anche se il suo sorriso era tanto falso quanto quelli degli spot pubblicitari.«Togliti quel ghigno dalla faccia, sembri una psicopatica.» le disse l'amica mentre varcava la soglia di casa. Si guardò intorno e continuò: «Oh, bene, vedo che hai già fatto il tuo dovere di brava donna di casa. Ma un pranzo normale no? Di questo passo diventerai una dannata alcolizzata.»
«Ruby, sei venuta solo a rompere le palle stamani?»
Ava dopo essersi buttata sul divano affondò un cucchiaio nel barattolo del gelato. Portò una generosa porzione alla bocca e, dopo aver prodotto dei mugugni di soddisfazione, aggiunse: «Mmm caramello salato. Dovresti davvero provarlo.»«No grazie, poi dopo dovrei andare nuovamente in palestra. A proposito, quando ti decidi a tornare? Lo spinning ti aspetta! O vuoi tenere il lutto per sempre?»
«Magari! Se fossi in lutto vorrebbe dire che quello stronzo di Lars è deceduto. Invece è solo scappato con il suo assistente ventenne.»
Si mise in bocca un'altra cucchiaiata di gelato che Ruby con scatto felino le tolse, con suo grande disappunto.
«Hai finito di ingozzarti di zuccheri? Guardati. Sei bellissima, e adesso non ci credi ma te lo assicuro, liberarti di Lars è stata la cosa migliore che ti potesse capitare. Ma tu stai entrando in depressione per uno stronzo. Stai andando da quella psicologa di cui ti ho dato il numero?»«Una volta sola. Ma ci vado mercoledì, quindi rilassati. Versati da bere.»
Ava indicò il piano della cucina dove si trovava la bottiglia di vino rosso che stava sorseggiando.«No, grazie. Sono preoccupata per te, stronza. Una volta uscivamo insieme, conoscevamo gente nuova, ridevamo tantissimo. Quanto è che non usciamo? Dai, che diamine, sei giovane. Rifatti una vita! Dalla via ogni tanto!»
«Cosa? Altri uomini? Fossi matta. Lasciami con il mio calice e il mio gelato.» disse riappropriandosi del cucchiaio che Ruby teneva ancora in ostaggio.
«Vai in terapia. Poi ne parliamo. E butta quel vino. Ora devo scappare, l'estetista mi aspetta.» Ruby infilò la porta e la salutò sollevando una mano senza voltarsi.
«Ciao Ruby, chiudi bene la porta che mi scappa il gatto.»
Riaffondò il cucchiaio nel gelato, raggiunse il telecomando sul tavolino e accese la TV, lasciandola sintonizzata su uno sciocco gioco a premi.--------------------------------------------------------------
Ava è la terza impaziente di questa storia.
Lei è quella che ha più parti di me, lo confesso.
Io dico che ha ragione la sua amica Ruby.
Voi cosa ne pensate?Hailey 🖋️
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Ridere per guarire - disavventure terapeutiche
HumorNel cuore della vivace città di Ridgemont, un gruppo di estranei con problemi diversi si ritrova a partecipare a una terapia di gruppo organizzata dalla dottoressa Carter, psicologa appassionata ed eccentrica. Ognuno di loro è alle prese con le prop...