Compiti a casa

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Ridi di te stesso prima che chiunque altro possa farlo.
                                           Elsa Maxwell

«Allora, il ghiaccio è stato rotto. Sono davvero fiera di voi perché avete resistito e non siete scappati.»
La dottoressa Carter si alzò dalla sua sedia, con i suoi alti tacchi fece il giro della scrivania e prese un foglio di carta. La osservarono scrivere qualcosa, ritagliarlo, e subito dopo inserire i pezzi in un portapenne che svuotò come fanno i bambini, ossia rovesciandolo senza alcuna cura. Poi tornò verso di loro.

Andò per prima di fronte ad Emily.
«Pesca un bigliettino e svela il tuo destino!»

Lei, con aria perplessa ma tutto sommato incuriosita ne prese uno. Lo aprì e sopra c'era scritto *Max*.  L'espressione perplessa che fece, fu eloquente pur non avendo emesso un fiato.

Max sottovoce e allargandosi il collo della maglietta che in quel momento sembrava soffocarlo, mormorò: «Sono morto.»

«Bene, bene.» commentò la Carter, camminando soddisfatta, facendo rumore con la collana che indossava.
Portò via il portapenne con i foglietti e lo rimise sulla scrivania.

«Ascoltatemi vi prego. Ho dei compiti per voi. È importante che questa settimana li svolgiate. Fa parte del percorso e non potete esimervi.»

Un brusio di sottofondo cominciò a farsi largo sovrastando la musica, ma la colorata donna non ne sembrò affatto impressionata e proseguì.

«Emily tu sarai in coppia con Max. Voi due, Ava e Charlie sarete insieme ad Olivia.»

«Cosa dovrei farne di lui? Girare un film muto? Nemmeno parla. È una follia, io dico no, arrivederci» esclamò Emily cominciando ad alzarsi.

«Emily, la vuole quella relazione per l'ufficio, oppure no?»
La Carter sapeva che era la sua unica arma per tenerla lì e non si fece alcuno scrupolo ad usarla. Era per il loro benessere futuro, perciò tutto era lecito.

Emily, contrariata nel profondo, pestò un piede a terra con rabbia, ma si ricompose appena notò lo sguardo di Ava che sembrava in procinto di pregustare una sfuriata. Quella le sorrise ironicamente. Si erano capite solo guardandosi in volto.

«Mi serve. Perciò d'accordo, faccio come vuole lei. Cosa dovrei fare?» sbuffò come un drago sputafuoco.

«Passate qualche ora insieme. Osservate la vita e gli atteggiamenti uno dell'altra e imparate a vicenda.»

Gli altri tre guardarono Max con compassione. Olivia fu l'unica ad intervenire, perché lei, aveva l'istinto di protezione verso tutto ciò che le sembrava indifeso.
«Posso stare io con Emily se non è un problema.»

«Grazie Olivia, ma il destino ha voluto che Emily estraesse proprio quel preciso bigliettino. Chi siamo noi per intervenire nel cammino del fato? Voi tre, vorrei che faceste la stessa cosa. E ho un compito in comune. Entrambi i gruppi devono cucinare insieme un dolce e portarlo mercoledì al prossimo incontro.»

«Un dolce? Seriamente?» esordì il musicista.

Charlie era davvero inviperito. Doveva concentrarsi sulla musica, non giocare al piccolo pasticcere con due perfette estranee, anche se molto graziose. Tanto valeva accettare di conoscere l'amica di Allison, pensò.

Ava era divertita. Finalmente un diversivo nella sua vita che non fossero i figli, quella faccia di merda di Lars e la sua amica Ruby che veniva solo a farle la ramanzina. Le piaceva Olivia, aveva secondo lei la faccia da brava ragazza.

Olivia pensò a quanto fosse strana la Carter e non capiva come una cosa simile avrebbe potuto aiutarli. Ma provare non avrebbe fatto male, perciò sorrise e non sollevò obiezioni.

Ridere per guarire - disavventure terapeutiche Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora