Incredula. In quel momento, Emily, la si poteva definire incredula. Max le stava ridendo in faccia e lei era indecisa tra l'ucciderlo o andarsene. E più lo fulminava con lo sguardo e più lui si lasciava andare in un riso irrefrenabile. Strinse i pugni e pensò di lanciargli la ciotola, le fruste e tutto il resto. Poi si ricompose e cercò di darsi un tono. Cominciò a spolverarsi di dosso la farina e più ci passava le mani più si imbiancava. Allora, dal momento che la risata non era cessata, lo guardò con aria di sfida. Bene! Voleva ridere? Lo avrebbe accontentato.
Cominciò a camminare per casa, dando corpose manate ai suoi abiti, sbattendo i piedi a ogni passo e presto, parte della casa prese un aspetto polveroso. Poi puntò il divano. E il controller lasciato incustodito su di esso.
Max a quel punto smise di ridere.Emily si sedette di fronte alla TV, lo prese e cominciò a pigiare a casaccio i tasti mentre teneva lo sguardo di sfida dritto su di lui. Se avesse avuto un acquario gli ci avrebbe infilato tutta la consolle, pensò! Lo schermo lasciato in stand by si riaccese cominciando a riprodurre catastrofici scenari di guerra.
Dalle cuffie, lasciate anch'esse sul divano, Emily cominciò a sentire una voce maschile chiamare Max. Le prese, le indossò, fulminando con lo sguardo il NO che si era dipinto a caratteri cubitali sul volto del povero timido Max.
«Max non c'è, morirà presto. Adios!»
Si tolse le cuffie e lo guardò con aria di sfida. Continuò a pigiare tasti a caso, stavolta guardando lo schermo.«Oh guarda! Ho ammazzato qualcuno.» Max notò la voce soddisfatta con cui Emily pronunciò quella frase. Le era sparita persino l'ira dal volto, nonostante fosse ancora sporca di farina. Era entusiasta. Per la prima volta in vita sua, Max decise di fare qualcosa. Contò fino a dieci e trovò un barlume di coraggio.
Così prima che potesse cambiare idea e incoraggiandosi ad ogni passo, andò in cucina, spense il forno, tornò da lei e, sempre a voce bassa, le disse che aveva ragione e che la torta l'avrebbero comprata. Era la prima volta che Max "imbrogliava" su qualcosa.
«Oh, lo vedi che avevo ragione! Potevi farmi risparmiare tempo accidenti! Dovrei ucciderti adesso e buttare il tuo corpo in mare. Vieni qui immediatamente!»
Lui obbedì come avrebbe obbedito un bambino. Aveva tra le mani il suo costosissimo controller, che era in pratica tutto il suo mondo e Dio solo sa se avesse perso le staffe, che fine gli avrebbe fatto fare. Non che non avesse potuto permettersi di ricomprarlo, ma non contemplò mai quell'opzione perché quello era il suo controller.
Invece rimase stupito quando le si sedette accanto, ma non troppo e gli disse:
«Spiegami come funziona sto coso, così magari non ti uccido subito.»~~~~~~~~~~~
A casa di Ava intanto, Charlie era stato messo sotto torchio dalle due donne e dietro tanta insistenza aveva ceduto a raccontare loro cosa lo affliggeva.
«Sono nei guai. Se non consegno quel dannato Jingle entro la scadenza, dovrò un sacco di soldi di penale e non ho la più pallida idea di dove li troverò.»
Sprofondò nella sedia per cercare la comodità che non trovava a livello mentale. Prese la bottiglia di birra che Ava gli stava porgendo.Questa invece si riempì un altro calice di vino e lo riempì anche a Olivia.
«Pensa a comporlo invece di pensare al dopo. Perché parti al contrario?»«Sì, ha ragione. E poi non pensarci troppo. Perché è così, più ti ostini e meno troverai.»
Olivia sollevò il calice verso Ava.«Senti da che pulpito.»
Charlie si sollevò dalla sedia e cominciò a camminare per la cucina gesticolando con la bottiglia in mano.
«Prendi te, per esempio.»
Si rivolse alla padrona di casa.
«Guarda. Hai una villetta bellissima, due figli, sei giovane e, perdonami la sfacciataggine, sei una bellissima donna. Se solo la smettessi di rimpiangere uno stronzo potresti essere felice con un altro uomo.»Ava fece per aprire bocca, ma lui la interruppe.
«No, sono parole tue eh. Altrimenti non mi sarei mai permesso di dare dello stronzo al tuo ex.»«Touchè.» Ava alzò le mani in segno di resa e sorrise in maniera ironica.
Olivia preferì tacere. Non aveva voglia di alimentare il suo turno per la ramanzina. A quello ci pensava già Peter.
A salvarla da quel discorso fu il rientro a casa dei ragazzi. Il rumore della porta fu interrotto dai passi pesanti, come se fosse appena entrata una mandria di bufali.
«Spostati scema, fammi passare!»
«Imbecille!»
Si fermarono di botto entrando in cucina e realizzarono che gli ospiti erano ancora lì presenti.
Ava non si scompose minimamente.
«Bravi. Fate vedere subito che animali siete. Non fingete di essere carini, coccolosi ed educati. Scommetto che vostra nonna vi ha sbattuto fuori di casa in pratica. Sbaglio?»«Sì, colpa sua.»
Il dito di Lisa venne puntato su suo fratello.
«Voleva uscire di nascosto con Jennifer.» Sì portò una mano al petto sbattendo le ciglia più volte e concludendo con la bocca a mimare un bacio.«E tu hai dovuto fare la spia. Scema!»
Le puntò un dito sulla fronte spingendogliela indietro.«Scusa tanto se ho impedito di calarti dalla finestra del secondo piano e alla tua testa di aprirsi come una noce di cocco!»
«Ora basta! Sparite in camera vostra e ponete fine a questo spettacolo penoso. Domani, quando chiamerò vostra nonna e mi dirà esattamente cosa è successo vedrò che punizione darvi!"»
«Ah, pure la punizione per averlo salvato?»
La piccola cominciò a piagnucolare.
«La prossima volta lo lascio fare, pure se troverà un serial killer e morirà. Papà mi avrebbe dato ragione! Tu non me ne dai mai, ti odio!»La sua sparizione dalla cucina fu seguita dal suono pesante di passi nelle scale e successivamente dalla porta della sua camera che sbatteva con violenza.
Ava sbuffò e guardò Derek.
«Ok, ok, sparisco.» Sì trascinò, svogliato come tutti gli adolescenti mentre toglieva il telefono dalla tasca dei jeans.«Derek!»
Lo richiamò. Gli bastò uno sguardo per consegnare l'oggetto che teneva in mano prima di sparire anche lui.L'imbarazzo per avere sentito quella scena di vita familiare fu palpabile in Olivia e Charlie. Finché Ava decise di mettere fine a quel silenzio. Si riempì il bicchiere ancora una volta e con molta teatralità si rivolse ai due:
«Ecco qua. I miei animali. Lui...» - Disse indicando il gatto - «Lui è quello che crea meno casini di tutti.»«Ogni volta che c'è un problema, io sono quella cattiva e il padre quello buono. Quello stronzo! Mi ha lasciato sola a gestirli. Dopo una vita insieme! Fanculo."»
Fece per riempirsi nuovamente il bicchiere ma Charlie ci mise la mano sopra.
«Credo che per oggi abbiamo bevuto tutti abbastanza. Altrimenti come farò a comporre da ubriaco?» Le sorrise. E Ava comprese che lo aveva fatto per lei. Rifletté che non era poi così male la loro compagnia.«Ha ragione, sono già brilla. E domani mattina lavoro. Grazie della bella serata.»
La dolce veterinaria si lanciò ad abbracciarla in maniera del tutto spontanea.«Grazie a voi ragazzi. È stata una piacevole novità.» E mentre li salutava sulla soglia di casa, ognuno già diretto verso la propria auto, se ne uscì di punto in bianco: «Chissà se Max è sopravvissuto a Crudelia.»
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Un altro capitolo è andato via...
Max per il momento è vivo. Per quanto? Stay tuned!
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Ridere per guarire - disavventure terapeutiche
HumorNel cuore della vivace città di Ridgemont, un gruppo di estranei con problemi diversi si ritrova a partecipare a una terapia di gruppo organizzata dalla dottoressa Carter, psicologa appassionata ed eccentrica. Ognuno di loro è alle prese con le prop...