- 3 - L'ingenuotto

126 13 51
                                    

«Allora oggi dobbiamo proprio dedicare la giornata alla Terra?»

Nel sospirare questa domanda dalla risposta scontata, Kidhe dichiarò la propria sconfitta di fronte all'insistenza di Wilol.

Sleeld si mise in piedi e si stiracchiò la schiena come se fosse appena uscito da un letargo.

«Bene, vi lascio il mio cristallo di rapporti. Ci vediamo più tardi...»

«Aspetta!» lo fermò Wilol. «Kidhe, mi sa che ormai Sleeld può smettere di giocare a mosca cieca, no?»

Il responsabile degli interventi sulla Terra si bloccò con i pugni ancora per aria e i possenti bicipiti che gli flettevano le braccia nell'atto di sgranchirle. Uno sguardo del tutto sveglio balenò per un istante sul suo volto.

«Non ci avevo pensato, ma effettivamente...» rifletté il Presidente, «Cronquit, tu che ne dici?»

Gli occhi grigi di Cronquit, in mezzo ai quali spiccavano pupille nerissime, si fissarono su una realtà immaginaria, mentre con la fronte rivelava lo sforzo di un calcolo mentale. I capelli rossi, acconciati in punte dirette un po' ovunque, simili a una miniatura della Città Corallo, dondolarono per alcuni istanti insieme alla sua testa prima che l'Esecutivo uscisse da un profondo stato di astrazione.

«Sì, direi che possiamo rivelargli tutto» disse poi distendendosi in un'espressione allegra.

«Ah» esalò Sleeld, quindi pronunciò le parole con una calma narcotica, «spero vorrete spiegarmi anche perché si è deciso di tenermi all'oscuro dei dettagli del Piano.»

Kidhe, Wilol e Cronquit si voltarono verso Riklev riuscendo in una sincronia da punteggio massimo.

Una smorfia di paternalismo tese l'ordinatissimo pizzetto caprino di Riklev. Poi i suoi occhi celesti si ingentilirono mentre si rivolgeva all'incolpevole Sleeld.

Sleeld conosceva solo la struttura generale e i punti principali del Piano. Sapeva che faceva perno su un singolo individuo della Terra e che questi doveva avviare da solo il processo che avrebbe fatto della Terra un pianeta civile e unito.

«Alla fine, abbiamo confermato la decisione di usare la vecchia capitale dell'ultimo Piano, Roma. L'ultima volta che eri ancora pienamente coinvolto nelle decisioni stavamo pensando di far nascere proprio lì l'individuo chiave per il nuovo Piano.»

«Sì... ricordo» annuì placido Sleeld. «Poi hai interrotto l'Assemblea, hai chiesto a tutti di non dire altro, e mi hai invitato ad andare via dalla cupola.»

«Si dice mi hai sbattuto fuori...» commentò Wilol.

Riklev lo ignorò.

«Abbiamo progettato i dettagli, come la selezione dei suoi antenati in una serie di ventotto generazioni per costruire il suo materiale genetico o la rete di persone che l'avrebbe circondato e gli eventi precisi che avrebbe dovuto affrontare. Però era importante che tu, come responsabile delle operazioni sulla Terra, non sapessi quali erano le persone coinvolte, né quando sarebbe nato.»

«Ci siamo riusciti? Quando...» iniziò a chiedere Sleeld, ma Riklev anticipò la sua curiosità.

«Ventuno anni fa» gli occhi celesti di Riklev si illuminarono di soddisfazione. «È andato tutto bene. La fase iniziale della sua formazione è completa ed è stato determinante che, fino a questo punto, tu rimanessi all'oscuro su tutto ciò che riguardava la sua identità.»

L'Esecutivo scrutò l'ingenuità scolpita sul volto dell'ignaro collega e ritenne opportuno scendere nel dettaglio. Molto nel dettaglio.

«Dato che sei quello che esegue gli interventi sulla Terra, abbiamo voluto eliminare il rischio che il tuo inconscio potesse portare influenze sistematiche nelle operazioni, per evitare di incorrere in deviazioni statistiche dal Piano Samādhi. La questione era particolarmente delicata visto che tutto convergeva su un numero via via più ristretto di individui e, in queste ultime fasi, quasi tutto dipenderà da una sola persona.»

Futuro di Scorta - ProiezioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora