- 6 - La piccola lezione degli orrori

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Prima dell'inizio delle lezioni, alla facoltà di medicina regnava il caos.

Nonostante mancassero ancora molti minuti all'inizio della lezione, Flavio si diresse verso l'aula assegnata al corso del professor Boccaccio a passo celere. Aveva bisogno di farsi un'idea dell'ambiente e degli studenti tra cui si sarebbe mischiato. L'aula ad anfiteatro, relativamente piccola, era comunque troppo grande per i pochi studenti che l'avrebbero popolata. Flavio ne aveva contati circa una quarantina, metà dei quali era già all'interno dell'aula, in piedi o a sedere su banchi e sedili, per lo più a chiacchierare in piccoli gruppi.

Se c'era qualcosa in grado di infondere fiducia a Flavio, era un'analisi accurata delle circostanze e dei possibili esisti. Il solo pensiero del recente invito di Claudia lo faceva sentire audace e lo aveva incoraggiato a pianificare tutto con straordinaria attenzione. A patto che non ci fossero imprevisti poco probabili, sarebbe stato il primo studente cui Boccaccio avrebbe rivolto la parola e, per quanto fosse un ospite in quella lezione, si sarebbe garantito un buon precedente per un confronto successivo. Sedendosi tra gli ultimi posti, in posizione sopraelevata e senza nessuno intorno, sarebbe stato meglio in vista; si era inoltre accertato che nelle aule vicine ci fosse almeno una lezione che adottasse il quarto d'ora accademico.

Valerio Boccaccio entrò in aula da una porta laterale a livello della cattedra, puntuale al minuto. La cappa di brusio che aleggiava sui banchi si dissolse all'impeto dell'ansia.

«Buongiorno...» esordì il professore e, con fare cordiale, scrutò il proprio uditorio. Fino a quell'istante nessun evento insolito aveva richiamato la sua attenzione sulle prime file, proprio come aveva sperato Flavio. E, esattamente come aveva previsto, gli studenti di un'aula vicina cominciavano ad ammassarsi nei corridoi appena fuori la classe di parassitologia. La risata smorzata ma acuta di una ragazza si diffuse come un soffio e giunse ostinata alle orecchie del docente, richiamando la sua attenzione e il suo sguardo verso il vociare oltre la parte posteriore dell'aula, vicino alle porte.

«Lei in fondo, potrebbe chiudere lì dietro, gentilmente?»

Flavio si alzò, accostò le ante della porta e tornò a sedersi sotto lo sguardo cortese del professore. Quegli occhi scuri gli parvero così accesi e dinamici da contrastare con le folte sopracciglia grigie da cui erano sovrastati. Il sorriso, sincero e rilassato, appariva congruente con l'abbigliamento informale del docente. La sua figura, piuttosto bassa e tarchiata, era ammantata da un insolito camice bianco, così pigro e macchiato di inchiostro da rendere evidente che il suo scopo non era quello di segnalare l'appartenenza alla classe medica, ma quello di proteggere i vestiti dalla tinta dei pennarelli da lavagna.

«Grazie» accennò verso Flavio. «Dunque, oggi iniziamo il corso di Parassitologia Umana. Il mio nome è Valerio Boccaccio e sarò il vostro docente. In questo primo giorno vedremo un'introduzione alla materia e concetti di base come le associazioni biologiche, gli adattamenti morfologici, trofici e fisiologici alla vita parassitaria ed evoluzione del parassitismo, cicli di vita, meccanismi di trasmissione, interazione parassita-ospite... Prima di scendere nei dettagli, però, vorrei illustrarvi un esempio in cui possiamo vedere come tutti questi concetti intervengano in un caso di parassitismo.»

Seguì una breve pausa e Flavio si accorse della bravura del docente nel catalizzare l'attenzione su di sé. "Non c'è nessun esempio nelle dispense!" pensò, mentre le sue palpebre si tendevano per la sorpresa.

«La Sacculina Carcini è un cirripede, un piccolo crostaceo marino, il cui ciclo vitale è molto interessante.»

Flavio si stava disorientando a causa dell'argomento affrontato in modo imprevisto da Boccaccio. Si chiedeva cosa fosse quella Sacculina Carcini e, rimestando nell'origine del nome latino, immaginò un piccolo parassita a forma di sacchetto e dotato di guscio, capace di provocare il cancro. Ma qualcosa che sentiva sfuggirgli tenne in moto la sua mente.

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