- 4 - Se una sera d'autunno un passeggero

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«Non hai bevuto troppo?» prese tempo Flavio, mentre esitava ad aprire la portiera dell'automobile.

«Ma stai scherzando? Un po' di birra secondo te è bere troppo? E poi lo vedi benissimo che sono più che lucida» gli rispose Claudia, piegando di lato la testa dai capelli chiari, un po' mossi e non molto lunghi, che teneva legati in una coda dietro la nuca. Aveva inarcato le sopracciglia.

«Sì, ma sai, a volte uno non si accorge e dopo che è già in macchina si sente un po'... può darsi che più tardi tu...»

«Ma dai!» lo interruppe. «Sbrigati a salire, non ti preoccupare, in ogni caso ci sei tu con me, se mai dovessi sentirmi male, no?» sorrise, addolcendo la voce.

«Be'... naturalmente» rispose Flavio. In quel momento, il suo senso dell'orientamento era quello di un piccione sotto allucinogeni. Prima di poterci pensare, si era chiuso dietro lo sportello. Si sentì in trappola, e gli diede fastidio l'idea che ci si fosse cacciato da solo e senza essersi accorto di nulla. Si guardò intorno come se l'ampiezza e il lusso di quella Mercedes gli stessero stretti. Non gli restò che mettere la cintura.

Claudia avviò l'automobile e con una forte accelerazione in retromarcia la fece uscire dal posteggio. Frenò bruscamente e poi prese a percorrere Via Flaminia.


«Computer, pausa!» interruppe il presidente. «Ma come, Sleeld! Non è rischioso quell'attrezzo che usano per spostarsi?» chiese Kidhe con gli occhi sbarrati dall'apprensione.

«Come? Intendi dire l'automobile? Sì, quelle trappole fanno morire parecchia gente sulla Terra, ma non ti preoccupare, il computer ci avvertirebbe se in futuro dovesse esserci pericolo, no? È la prima volta che vedi il ragazzo salire su una di quelle?» Sleeld aveva il solito tono indolente.

«No... naturalmente no. Ma questa in particolare mi sembra, uhm... particolarmente pericolosa. Be'...» si rasserenò un po' il presidente, «in fondo tutto questo fa parte del sistema Terrestre.» E per una volta Kidhe si sentì contento del fatto che la Terra fosse ancora un sistema quasi isolato.

«Senza contare che questa particolare registrazione è particolarmente vecchia di due mesi...» evidenziò Wilol.

Kidhe scosse la testa e si morse la lingua.

«Computer, avanti.»


«Allora, dov'è che abiti? Vicino all'università?» domandò Claudia mentre attraversava col semaforo rosso.

«Sì, proprio accanto alla mensa» ansimò Flavio avvertendo una certa nausea nel parlare di mensa proprio quando riteneva di rischiare la vita ad ogni incrocio. Quel semaforo gli aveva fatto salire lo stomaco alla gola. Non si sentiva così spaventato da quando l'estate appena passata Claudia aveva salvato lui e sé stessa da tre assalitori. In un lampo li aveva atterrati a colpi di arti marziali e ora rischiava di rovinare tutta quella fatica facendoli schiantare con l'auto.

«Aspetta, aiutami, non mangio quasi mai a mensa, dov'è che sta?»

«Non sai dov'è la mensa?» guaì Flavio con un'espressione esagerata per la vista di un passante che sfilava accanto all'automobile. Si sforzò di controllare la voce. «Sai, vicino alla sede dell'Adisu...»

«Ah sì, quella cosa per chi ha bisogno di soldi» disse Claudia in tono distante, come se il concetto le risultasse così difficile da afferrare da farle perdere l'interesse.

«Sì, quella» sospirò Flavio rassegnato.

In quel momento entravano ed uscivano da Piazzale Flaminio senza che Claudia avesse toccato i freni. Per contro, Flavio aveva il polpaccio indolenzito a furia di premere un immaginario pedale del freno tutto suo.

Futuro di Scorta - ProiezioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora