Il problema è che la curiosità, la maggior parte delle volte, tende trappole inaspettate. Una di esse è che tu non puoi evitare di provarla.
<<Asahi, rispondi alle mie domande.>>La voce della mamma mi fece alzare gli occhi. Parlava in modo preoccupato, ma scandendo ogni parola, facendomi capire quanto fosse seria in quel momento.
<<Te l'ho detto...sono caduto dalle scale della metropolitana.>>
Risposi, rompendo di nuovo il contatto visivo con lei. Scosse la testa ormai senza più pazienza dopo aver buttato l'ennesima salviettina per ripulirmi il viso.
<<Hai vernice d'appertutto!Per non parlare dei lividi sul viso e delle tue mani!Hai fatto a botte e non lo puoi negare.>>
Lasciò un sospiro esasperato e io strinsi le labbra.
<<Chi era, voglio sapere chi è stato.>>
Certo che durante la strada di ritorno potevo pensare ad una scusa migliore, ma avevo ancora il sangue che mi ribbolliva nelle vene per la rabbia. Non rialzai gli occhi e mi morsi la lingua, mentre sul mio volto si era formato un cipiglio. Non le avrei mai detto cos'era davvero successo, ma non potevo nemmeno aspettarmi che lei non si chiedesse nulla dopo avermi visto tornare a casa con tutti quei segni in viso.
*
I miei occhi si concentrarono su di lui. Aveva davvero detto quelle parole? Aveva avuto il coraggio di pronunciarle davanti a me dopo tutto quello che era accaduto?
<<E' cominciato tutto a causa tua.>>
Sputai acido, stringendo i pugni e pentendomi subito dopo sentendo una fitta alle nocche. Lui mi guardò dall'alto in basso e poi fece cadere la testa all'indietro prima di scoppiare in una risata fioca. Quel gesto mi irritò ancor di più. Pensava che fosse divertente? Massacrarsi per un muro, che regione stupida. Come avevo fatto a finire in quella situazione? Le mia sopracciglia rimasero aggrottate e i miei occhi ricaderono sulla mia felpa, ormai non più del tutto blu. Era un regalo, ed ero riuscita rovinarlo. Anzi era riuscito a rovinare anche quello oltre che al mio disegno. Sospirai frustrato e tornai a guardare lo sconosciuto che continuava a ridersela sotto i baffi.
<<Cosa c'è di così tanto divertente dell' intera situazione?>>
Chiesi con irritazione mentre finalmente quel suono insopportabile si spense. Il ragazzo mi osservò, anzi mi scrutò, dalla testa ai piedi con un sorriso arrogante.
<<Mi fai ridere tu. In questo momento sembri un bambino arrabbiato perchè gli si è rotto un giocattolo.>>
Con un sorrisetto gli scappò un altra risatina. Il mio occhio si spalancò, non avevo ancora il coraggio di aprire quello sporco di vernice.
<<Tu sembri un coglione. No scusa, lo sei e basta. Poi non sono io quello a cui il sangue gronda dal naso.>>
Non ero solito a rispondere alle provocazioni, non di questo tipo almeno. Erano anche scadenti, le sue. Lui continuò a guardarmi, non staccò nemmeno una volta il suo dannato sguardo da me. Aveva gli occhi profondi, con un luccichio di divertimento, ma anche di un qualcosa che mi ricordava la malinconia. Intanto il sole era arrivato dietro i grattacieli più alti, la luna si intravedeva tra le nuvole chiare in cielo. La città diventò man mano più silenziosa e le stelle cominciarono a risplendere, pavoneggiandosi con il loro bagliore incantevole. Le luci nelle case si accessero quasi in contemporanea e la città, nonostante le nuvole e il barlume nel cielo, rimase splendente e colorata mettendo in mostra nuovi colori. Le illuminazioni neon dei bar, il bianco nelle camere degli appartamenti, il giallo sui lampioni, le tinte arcobaleno della lontana ruota panoramica e i grandi schermi che accendevano le strade più grandi. Il rosso sulle antenne, il blu su qualche grattacielo, il verde per i piccoli ma famosi locali. La città era meravigliosa anche quando le persone andavano a dormire, sembrava quasi viva, con una propia anima. Era vero New York era la città che non dormiva mai, piena di ciò che adoravo di più tra giochi di ombre e tinte splendenti. La voce dell'altro risuonò tra la quiete.
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Il filo del destino
Roman pour AdolescentsUn ragazzo, Asahi White, è costretto a lasciare il suo Paese natale e arriva a New York con i pensieri più negativi. Subito nota quanto alla "città che non dorme mai" mancano colori soprattutto nei posti più ignoranti e tralasciati, come per esempio...