Sevda 5.

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Quando mi svegliai ero in un enorme letto. Una stanza che non avevo mai visto. Ma c'era un odore familiare che mi tranquillizzava.Il fuoco scoppiettante e le piccole scintille che uscivana da esso rendevano calmo il mio cuore. Mi sentivo coccolata tra quelle pareti era come se quella stanza mi abbracciasse teneramente e calorosamente. Avrei voluto una stanza così, tutta per me. Una stanza che mi avrebbe protetto dai mostri che la vita mi aveva messo accanto come accompagnatori non desiderati.

Mi alzai dal letto e mentre alzavo le coperte mi resi conto che le mie mani erano bendate. Sarà stato lui? O forse Odessa? . L'  ultima cosa che ricordo e di essermi addormenta sul prato e dopo quella lieve senzazione di fluttuare nell' aria.

Ero stata tra le sue braccia? Sentivo come il suo profumo sulle mie braccia che annusai.

Mi avvicinai alla grande finestra guardando la tempesta che soffiava forte tra gli alberi, la pioggia picchiava sulle porte di vetro. Eppure dentro di me non sentivo nessuna tempesta. Solo la quiete. Forse il divino mi aveva fatto un regalo.

Toccai il mio collo per prendere il piccolo crocifisso che portavo sempre con me, ma non lo trovai. Mi voltai per cercarlo nella stanza e lo trovai sul comodino. Perché era lì? Era stato lui a togliermelo?  Mi grattai il collo dove giaceva una piccola macchia rossa che mi lasciava sempre quella collana. La presi e tornai a metterla.

Rubai questa collana a mia madre. Non per un senso di affetto ma come ricordo di quello che non sarei mai voluta diventare. Quella collana faceva male, indossarla portava bruciore al mio corpo, era pesante e orribile, proprio come lei. Avevo bisogno di ricordare chi era per non esserlo anch'io in futuro. Dovevo ricordare ogni cosa della persona che avevo ucciso.

Il mio sole di mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora