CAP 15: Un amaro risveglio, il dovere di un Ammiraglio

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Nonostante fosse riuscito a dare l'impressione di averli ignorati, l'Ammiraglio alla festa aveva osservato ogni mossa dei cacciatori di taglie. Si era mentalmente preparato ad un confronto diretto dal momento in cui era rientrato nel salone, quando Fiamma aveva cercato di avvicinarsi a lui pensava che il momento fosse arrivato, ma invece il gruppo alla fine non solo non aveva fatto nulla, ma era uscito lasciando la festa sotto l'indifferenza generale.

Passò il tempo, ma nessuno di loro si fece più vedere nel salone. Da una parte, Kizaru era sollevato che il tutto si era risolto senza ulteriori problemi, ma dall'altro, un senso strisciante di colpa gli attanagliava il petto.

Meritava di essere insultato. Se la ciurma di Leona avesse tentato di assalirlo, la sua idea era di fingere di richiederne l'arresto, per poi permettergli di andarsene indisturbati.

Addirittura, pensava di non schivare un pugno se qualcuno di loro avesse voluto la soddisfazione di tirarglielo, magari Leona stessa.

«Ammiraglio, gradisce qualcosa?»

A distrarlo momentaneamente dai suoi pensieri, vide una cameriera offrirgli timidamente un vassoio di stuzzichini.

«No grazie, sono a posto.»

«È sicuro? N-non vorrei essere scortese, ma ho notato che non ha mangiato quasi nulla dall'inizio della serata...»

«Oooh? Ed io non vorrei essere scortese, ma non mi risulta tu sia assegnata a me di persona, quindi come mai hai passato la serata a spiarmi, mmmh?»

La ragazza rimase spiazzata. L'uomo torreggiava su di lei, ed il tono con cui le aveva parlato le provocò un brivido lungo la schiena.

Già, non era una novità, quando voleva Kizaru sapeva essere terrificante.

Soprattutto quando aveva avuto una brutta giornata, e quando tutto quello che aveva ingerito in ore non era che alcool.

«Vattene.»

Sentenziò gelido, dandole la schiena. Sentì la cameriera sussurrare delle scuse, per poi allontanarsi a passo veloce. Borsalino tolse gli occhiali per un istante, passandosi una mano sulla faccia.

Non è da me lasciarmi andare in questo modo. Meglio uscire prima di fare qualcosa di stupido.

Andò a congedarsi con i sovrani, chiedendo i suoi alloggi per la notte. Una volta condotto nella sua stanza, chiese anche che gli venisse portato dell'altro alcool, richiesta che fu prontamente esaudita.

Chiuse la porta a chiave, per poi lanciare su una poltrona sia il cappotto da Ammiraglio che la giacca del completo, allentando la cravatta.

Già meglio.

Si sedette sul bordo del letto, accendendo solo la lampada sul comodino come fonte di illuminazione, rigirando una bottiglia sigillata tra le mani.

Riconosceva l'etichetta, un liquore costoso di solito riservato a grandi occasioni. Normalmente lo avrebbe assaporato, ma non era il sapore che ricercava.

No, quello che voleva era ubriacarsi fino a smettere di pensare. Non era un comportamento professionale, quello non era un viaggio di piacere e nascondere una sbornia massiva la mattina dopo non sarebbe stato facile, ma ne aveva bisogno.

Perché se pensava, la sua mente lo riportava subito dalla sua leonessa, e alla sua espressione ferita.

Quello che voleva ricordare, era come gli avesse tolto il fiato, apparendo con quell'abito dorato messo apposta per lui. Di come l'aveva presa tra le braccia sul balcone, il suo viso tinto da un rossore adorabile, e di quanto erano morbide le sue labbra quando gli aveva strappato quel bacio...

La Leonessa delle Sabaody (BorsalinoxOC)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora