1478, 25 aprile.
Robigalia, ovvero giorno di San Marco Evangelista.Dacché gli abitanti di Firenze ricordavano, il loro fiume aveva sempre cantato canzoni. Dalle pietre del Ponte Vecchio, nei giorni piovosi di fine estate, si alzava la lontana eco delle voci di chi l'aveva costruito, per parlare ai posteri di pietre e di vita.
C'erano poi certi madrigali che partivano dalle increspature nell'acqua, scorrevano sinuosamente lungo le vie e infine sfociavano in lamenti dimenticati d'amore. Allora, nei giorni di sole, risonava l'ultimo pianto di vergini che volevano gettarsi in Arno, poiché l'amato non viveva più. Gliel'aveva strappato dal petto la peste, oppure quella stessa violenza antica che aveva privato Ecuba dei suoi cinquanta figli e che, non sconfitta dal Rinascimento, vagava sotterranea per il palazzo dei Medici.
E l'avesse perdonato Dio chi si toglieva la vita per amore.
Chi bruciava fino a ridursi in cenere.
«Abbiamo stoffe veneziane d'importazione!»
Ezio l'aveva sempre percepito in sé, quel fuoco del tutto umano. Non gli era mai stata sgradita la violenza fino a quando non se l'era sentita tutta addosso, in quel giorno appiccicaticcio in cui aveva ammazzato l'Alberti.
Da allora non riusciva più a farne a meno.
«Rape, signori! Cavoli freschi!»
S'era ridotto a camminare col cappuccio calato per le vie di Firenze, senza una meta, nell'immobilità dipinta della sera. Un po' come quando era più giovane, ma anche se il suo corpo era lo stesso, attorno a lui era cambiato tutto. Fu preso dall'impulso di sputare a terra, ma poi si ricordò che era un nobile e si trattenne.
Forse, come gli aveva detto sua madre prima di precipitare in quel suo stato di bambola, avrebbe dovuto trovarsi un passatempo meno rischioso del passeggiare sui tetti. O dell'infilarsi in pieno giorno oltre la finestra di una di quelle ragazze che conosceva.
Cominciavano a diventare tutti uguali, quegli incontri, e forse la paura di qualche padre adirato non era che una scusa. La sua continua, ansiosa fame magari in fondo gli piaceva, o lo spaventava l'idea di poterla saziare un giorno.
Forse avrebbe solo dovuto trovarsene una nuova, una che gli facesse sentire addosso qualcosa che non fosse la promessa vischiosa dell'Assassino.
La cicatrice sul labbro ogni tanto gli pulsava ancora. Con un sospiro, Ezio affondò le mani nelle tasche del soprabito bianco, accompagnato dagli sguardi della folla che non osservava mai veramente. Strinse la destra attorno al supporto rigido di un rotolo e si trovò a inarcare le sopracciglia. Nello scorrere dei suoi tanti, confusi pensieri, aveva dimenticato di averlo recuperato. Lo aveva portato con sé a Monteriggioni e poi di nuovo a Firenze, senza dirigere nemmeno per un istante il pensiero a Leonardo. Era davvero un pessimo amico.
Così trovò una direzione, sentì il desiderio di un nido e bussò due volte alla porta decorata dell'artista. I suoi piedi lo avevano portato nel quartiere di San Giovanni senza che la mente ne sapesse nulla.
«Chi è?»
La voce del suo amico era dolce, ma aveva sempre, in un certo qual modo, un sottotono d'allarme. Come se temesse che, da un momento all'altro, un committente avrebbe potuto presentarsi alla sua soglia per mettergli fretta con le cattive.
«Leonardo, sono io,» lo rassicurò, «Ezio».
Quasi fosse una parola d'ordine, il suo nome fece aprire con dolcezza la porta, oltre la quale solo la distanza di un abbraccio separava il suo corpo da quello di Leonardo.
Ezio sentì il proprio nome che veniva ripetuto con dolcezza, e una stretta a cui ormai era abituato attorno alle spalle. Era normale cercare qualcosa di famigliare, ora che la sua famiglia non c'era più. La calda sensazione formicolante che i gesti d'affetto di Leonardo gli lasciavano nello stomaco era ciò che gli impediva di diventare un animale demente che di notte faceva il bagno nel sangue come Cleopatra nel latte d'asina, e di giorno ripeteva in un pianto muto il nome di Petruccio.
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Queste quiete stanze [AC2]
FanfictionDopo la morte di Giuliano de' Medici e il fallimento della Congiura dei Pazzi, Ezio Auditore entra nell'ambiente della corte di Lorenzo. Il ritrovamento di alcune pagine del Codice, custodite dagli Assassini di Firenze, lo porterà ad avvicinarsi sem...