Quattro, o le Nuvole.

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1478, 3 maggio.
Floralia, sesto giorno.

Ezio aveva imparato a scivolare fuori da finestre socchiuse; aveva imparato a nascondersi all'ombra dei cornicioni quando il tramonto la riversava sulle strade. Sapeva quali tetti offrivano un percorso senza ostacoli ai suoi piedi, e dov'erano i punti ciechi delle postazioni di guardia.

Tra le ultime conoscenze che aveva acquisito vi era il fatto che Lorenzo de' Medici comunicava con i suoi uomini di fiducia tramite dei piccioni, addestrati a posarsi in gabbie sparse per la città. Di due di queste, destinate ai contratti d'assassinio, gli erano state affidate le chiavi.

Il piccione viaggiatore emise un verso arruffato quando il giovane lo afferrò con una mano e prese il rotolo attaccato alle sue zampe. Il signore di Firenze gli affidava svariate mansioni; se Ezio fosse stato tra quelli che pensavano, si sarebbe forse chiesto se tutti coloro che faceva eliminare fossero in effetti un immediato pericolo. Ma lui tra quelli che pensavano non era, lasciava ad altri l'infelicità delle meditazioni e proteggeva chi gli aveva concesso la sua vendetta. Chi aveva fatto fiorire la città d'arte e carri, e come premio ora piangeva un fratello.

L'Assassino, non visto da nessuno, si abbandonò a un sospiro amaro e spiegò il contratto. Aggrottò la fronte quando si accorse che i fogli erano tre, invece di uno solo, ed era insolito che Lorenzo non fosse laconico nelle sue richieste.

La seconda lettera era scritta con una grafia minuziosa, come se fosse un comunicato ufficiale, o – nonostante fosse in volgare – la copia di un testo di valore.

Confuso, il ragazzo spostò l'attenzione su quel foglio.

Non aspettavo... ah.

Agnolo Poliziano ad Ezio Auditore salute.

I versi che hai posto alla mia attenzione mi sembrano un'imitazione piuttosto scadente dell'Elena di Euripide. Ti allego una traduzione. In particolare si tratta di una riscrittura del Prologo, in cui è stata aggiunta una scena (non presente nella tragedia originale) che ripercorre il giudizio di Paride e il mito del pomo della discordia. Onestamente, me ne sfugge la ratio.

Nel caso ti serva ancora qualcosa, sai dove trovarmi.

Potrebbe tornare utile al tuo amico Leonardo sapere che oggi certe guardie legate agli Ufficiali della Notte saranno di ronda nel quartiere di San Giovanni. Consiglio di fare attenzione. Vale.

Ezio soffiò l'aria fuori dal naso e un sorriso sardonico gli si dipinse sulle labbra mentre immaginava Poliziano che, con un'espressione disgustata, si trovava costretto a tradurre un brutto greco. Quel matto alla fine aveva trovato tempo.

Dimentico del contratto di assassinio, si diresse, saltando per i tetti, verso la bottega del suo amico.

Si rese conto che passava sempre più tempo in quel luogo, e che forse stava trascurando altri aspetti della sua vita, ma nel sentire il bisogno di un posto tranquillo in cui leggere, e forse riuscire per una volta a essere lui quello che risolveva un enigma, non era riuscito a pensare ad altro.

Trovava rassicurante anche il solo immaginarsi accanto a lui che disegnava o studiava nel silenzio di quella bottega che scherzosamente Leonardo una volta aveva definito "porto di mare", ma nella quale in realtà riusciva sempre a trovare un'agognata tranquillità.

Ezio bussò alla porta e chiamò ad alta voce il nome dell'amico, ma nessuno gli rispose. Il suo cuore, trascinato dalle disgrazie che aveva dovuto sopportare di recente, gli affondò nello stomaco. Bussò di nuovo, poi cercò di aprire la porta, ma era chiusa. Le tende erano tirate e Leonardo sembrava semplicemente non essere in casa. Ezio si accorse che i palmi delle sue mani erano sudati.

Queste quiete stanze [AC2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora