1478, 9 maggio.
Lemuria, primo giorno.Sebastiano non era solo determinato, per virtù d'animo, a scoprire chi l'aveva aggredito: ne era ossessionato.
Entrato nella sua stanza, Ezio vide che il giovane aveva dedicato un altare improvvisato a dei ritratti, attaccati con delle puntine a una tavola di legno. Sotto era appesa una mappa del centro di Firenze, molto stilizzata ma tracciata con precisione, sulla quale erano stati segnati alcuni punti.
«Sono le persone che sospetto potrebbero essere coinvolte,» spiegò Sebastiano, notando che Ezio stava fissando i ritratti.
L'Assassino si avvicinò e notò alcuni degli avventori della locanda di quella sera. Nonostante non ne conoscesse il nome, la mano del ragazzo li aveva resi perfettamente riconoscibili.
«Non sei affatto male a disegnare,» commentò. Si voltò verso Sebastiano e sussultò nel trovarlo già molto vicino a sé.
«Ho bisogno di un tuo parere sincero,» gli disse mentre gli porgeva un foglio. «Io provo dei sentimenti che non mi consentono una valutazione imparziale. Posso farti una domanda?»
Nonostante fosse stato colto alla sprovvista, Ezio notò il tono serio con cui il giovane gli si era rivolto e con attitudine simile prese il disegno e replicò:
«Sì, certo. Risponderò al meglio delle mie possibilità».
Si trattava di un ritratto, piuttosto somigliante, di Poliziano. Aveva gli stessi occhi intelligenti e scuri, i capelli leonini e il bell'atteggiamento sprezzante. Intuendo la domanda che stava per arrivare, Ezio strinse le labbra in una smorfia.
«Quando sono stato aggredito,» cominciò il Campione del Maggio, «sono sicuro che lui era impegnato in altre attività . Tuttavia...» Ezio aveva notato che la voce del ragazzo s'era intristita, quindi alzò lo sguardo dalle ciocche d'ebano dell'uomo disegnato e li rivolse verso di lui. «Devo appendere anche il suo ritratto?» stava chiedendo. «Pensi che sia possibile che, per qualsiasi motivo, abbia pagato qualcuno per farmi fuori?»
Ezio si prese un istante e sospirò. Quando rispose, fece sì che la sua voce suonasse il più ferma e sincera possibile:
«Lui? No».
Gli restituì il foglio e Sebastiano, con presa sicura, lo strappò in due e lo gettò con noncuranza sul tavolo, ai piedi di quelli appesi.
«Bene,» annunciò, con lo sguardo basso. Poi con una mano indicò davanti a sé. «Questo è tutto ciò che abbiamo».
«Sebastiano, perdonami la domanda. Non è qualcosa che vorrei chiederti, ma potrebbe essere una pista».
Il giovane si voltò verso Ezio e si appoggiò con il bacino al tavolo.
«Dimmi».
Imbarazzato, Ezio cercò senza trovarlo un modo delicato per porre la questione. Sospirò, e considerò il fatto che, dal momento che Sebastiano si esprimeva sempre in modo molto diretto, forse avrebbe potuto apprezzare chi faceva altrettanto.
«Vedi,» esordì, «lo stesso giorno della congiura dei Pazzi, ha perso la vita un ragazzo che si chiamava Piero Donati».
Sebastiano, con atteggiamento attento, aggrottò le sopracciglia e attese che la frase arrivasse al punto. Nulla nel suo atteggiamento suggeriva che Piero fosse collegato a lui.
«Ti dice qualcosa questo nome?»
«No, nulla».
«Inizialmente si credeva che fosse morto nei tumulti, ma... non pensiamo che sia così. Qualcuno ha usato il disordine per mascherare il suo omicidio». Ezio fece una pausa, poi riprese: «Ho saputo che si prostituiva in via dei Bassi».
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Queste quiete stanze [AC2]
FanfictionDopo la morte di Giuliano de' Medici e il fallimento della Congiura dei Pazzi, Ezio Auditore entra nell'ambiente della corte di Lorenzo. Il ritrovamento di alcune pagine del Codice, custodite dagli Assassini di Firenze, lo porterà ad avvicinarsi sem...