CAPITOLO 18

1K 124 11
                                    

 Fabian passò davanti alla caffetteria mentre l'insegna luminosa si spegneva, e così pure le luci all'interno. Selezionò vocalmente il numero di Keira mentre continuò a fare il giro dell'isolato. Dopo qualche squillo, lei rispose, boccheggiante.

"Sono quasi pronta... Un minuto soltanto," disse, saltando i saluti.

"Non c'è fretta, dolcezza. Farò il giro dell'isolato. Tornerò e ti prenderò al volo, ti va bene?"

"Sì, Fab, grazie," rispose e poi mise giù.

Condusse il SUV in mezzo al traffico e attese che scattasse il verde, così da poter ripercorrere a ritroso la strada del locale di Keira. Tamburellava impazientemente con le dita sul volante, e si rese conto di essere veramente ansioso di rivederla.

Non ci capiva più nulla. Avevano questa specie di rapporto fatto da tantissimi tira e molla, una situazione alimentata fondamentalmente da lui.

Da una parte voleva starle il più lontano possibile.

Quella donna lo rendeva fottutamente nervoso!

Ogni volta che lo fissava era come se riuscisse a guardargli dentro, a scandagliargli l'anima, oltrepassando il muro protettivo che lui, giorno dopo giorno aveva innalzato attorno a sé.

Dall'altra parte, però, quando le stava lontano anche solo per un breve periodo, diventava ansioso, non riusciva a respirare, a ragionare nel modo giusto, a concentrarsi. Continuava a pensare solo a Keira. Doveva sapere come stava, se era tutto a posto. Insomma, desiderava vederla e basta, inutile nascondersi dietro un dito.

Prima, però, doveva liberarsi del dolore.

Doveva imparare a guardare avanti.

Ma come diavolo poteva farlo?

Quand'è che avrebbe smesso di soffrire?

Quand'è che la paura di perdere di nuovo una persona cara avrebbe cessato di paralizzarlo?

Non aveva alcuna risposta, dannazione! E finché non troverà tutte le risposte, tra lui e Keira non avrebbe mai potuto funzionare. Non voleva che funzionasse. Non poteva offrirle un uomo a metà...

Il che non spiegava perché in quel momento era così emozionato nel rivederla. Non aveva alcun maledetto senso. Avrebbe dovuto essere a casa sua. Non avrebbe dovuto scusarsi con lei, sebbene fosse consapevole di doverle delle scuse per come si era comportato. Ma avrebbe dovuto lasciare stare le scuse e permettere che lei restasse arrabbiata con lui per sempre. Sarebbe stato tutto più semplice, indolore. Un distacco netto, senza rimorsi, né recriminazioni. Niente strascichi o ripensamenti.

Ma voleva rivederla.

Voleva... La voleva nella sua vita... ma alle sue condizioni.

Riconosceva l'egoismo di tutto ciò, eppure non riusciva a smettere di desiderarla disperatamente. Dentro e fuori dal suo letto, non importava.

Fabian la voleva accanto a sé. Tutto questo era assolutamente pazzesco, ma si sentiva più vivo quando lei entrava in una stanza. La sua presenza lo accendeva in un modo che non riusciva a spiegare e a spiegarsi. La sua voce lo faceva vibrare come un violino.

Rallentò mentre si avvicinava al locale di Keira e si sporse in avanti per vedere se lei era già fuori ad aspettare. La scorse davanti alla porta, intenta a chiuderla a chiave, mentre il vento le scompigliava i capelli lunghi e scuri.

Una donna le passò vicino e la salutò. Probabilmente una delle nuove clienti di quel giorno. Keira si voltò e le sorrise, poi la ringraziò calorosamente. La donna la salutò e si allontanò e Keira guardò verso la macchina.

UN ACCORDO MOLTO PERSONALE (4 LIBRO DELLA SERIE "AMORE E POTERE")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora