CAPITOLO 22

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"Aspetta..." disse lui piano.

Ma quella parola era stata detta troppo tardi. Lei non lo sentì affatto. Fabian la seguì alla porta in tempo per vedere John aiutarla a salire in macchina. Aveva guardato la macchina allontanarsi, finché le luci si persero nel buio della notte.

"Kia..."

Quanto tempo rimase così, stordito, annichilito, non lo sapeva. Si accorse che la porta era rimasta aperta e si era alzato un forte vento. Un brivido gelato attraversò il suo corpo, ma sapeva che non era a causa della bassa temperatura. Il suo era un freddo interiore.

Si sentiva morto...

Respirava, eppure era morto...

Ed era così da diverso tempo, ormai.

Chiuse la porta e ritornò nel suo studio. Sprofondò nella sedia dietro la scrivania e si chiuse il viso fra le mani. Non riusciva a sentire altro che un forte dolore nel petto.

Perché stava male quando doveva sentirsi sollevato?

Vederla andare via avrebbe dovuto appagarlo...

Avrebbe dovuto essere contento di potersi ritirare di nuovo nella sua grigia esistenza dove non c'era spazio per le emozioni, per nessuno che potesse soffrire per colpa sua...

Quello che doveva essere fatto era stato fatto... e detto... Un distacco netto, inequivocabile.

Allora perché sentiva questo dannato dolore? Perché soffriva come un cane di nuovo? Perché c'era questo strazio che lo stava annientando? Questo groppo in gola che non lo lasciava respirare...?

"L'ho persa... Ho perso la mia Keira... Ho perso mio figlio..." mormorò, la sua voce solo un leggero suono.

SUO figlio.

Una vita innocente, preziosa.

Un bimbo che si meritava di avere il mondo ai suoi piedi. Che si meritava di avere due genitori che lo amavano. Che si meritava un padre che lo avrebbe protetto dai dolori e dalle delusioni della vita.

"Santo cielo... Sono proprio un maledetto bastardo..."

Un mostro insensibile, come lo aveva definito Keira.

Solo che non era affatto insensibile. Sentiva tutto... eccome se lo sentiva... E al momento, avrebbe dato qualunque cosa per non provare più quell'atroce agonia.

Vedere Keira quella sera, vedere lo stato in cui lui stesso l'aveva ridotta era stato terribile. Lei era venuta da lui, lo aveva guardato negli occhi, e con la voce rotta dal dolore gli aveva detto tutto quello che provava. Aveva calpestato il suo proprio orgoglio e gli aveva aperto il cuore, offrendogli un'occasione per essere di nuovo felice.

Mentre lui... Lui l'aveva trattata male... Le aveva sbattuto la porta in faccia perché aveva paura. Non riusciva a credere quanto fosse vigliacco. Dalla morte di Annemarie ed Exton si era nascosto dietro un muro fatto di vigliaccheria, arroganza, menefreghismo, egoismo.

E poi, tempo dopo, chissà come, chissà perché, la vita gli aveva regalato qualcosa che molti non hanno o non avranno mai. Qualcosa che molti sognano soltanto, che darebbero di tutto, anche la vita, per avere...

Una seconda opportunità.

Una seconda chance per aprire il suo cuore e la sua anima a qualcosa di speciale, di unico, di meraviglioso.

UN ACCORDO MOLTO PERSONALE (4 LIBRO DELLA SERIE "AMORE E POTERE")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora