CAPITOLO 7

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"Dannazione!" borbottò Keira, poi alzò gli occhi verso il cielo. "Ma una tregua, no?! Chiedo troppo?"

Rimase ferma sul marciapiede e fece un respiro profondo. Il cellulare iniziò a squillare di nuovo. Che rottura questi numeri privati... Fu tentata a lanciare il cellulare per strada, ma la sola idea di doverlo poi sostituire le frenò il violento impulso. Finalmente smise di suonare.

'Che cos'altro ancora può andare storto oggi...?' si domandò.

Era riuscita finalmente a trovare il posto perfetto per la pasticceria e la sede della ditta di catering. La zona era bella e l'affitto abbastanza ragionevole. Il locale era persino già fornito di tutta l'attrezzatura necessaria. Bisognava solo fare dei piccoli lavori per creare uno spazio sul lato strada per sistemare qualche tavolino.

Finalmente, dopo tanti rinfreschi organizzati grazie al passaparola, era giunto il momento di fare il grande passo... Un passo che, sperava, le avrebbe garantito delle entrate fisse rispetto all'incertezza economica in cui aveva vissuto fino a quel momento.

Le sue magre finanze le avevano comunque consentito di restare nell'appartamento in cui abitava, ma se non avesse cominciato a guadagnare con regolarità, nel giro di un anno se ne sarebbe dovuta andare da lì... Magari lasciare anche la città, vista la crescita dei prezzi.

Era certa, in qualità di aspirante imprenditrice, di avere i requisiti necessari per poter chiedere un prestito alla banca. Ma per ottenerlo aveva bisogno di presentare un contratto di locazione firmato. E lo aveva... finché l'agente immobiliare che si occupava di lei non l'aveva chiamata, informandola che era sorto un problema.

Improvvisamente, il sogno fatto di bignè, éclair e pasticcini, di torte decorate e di fragranti brioche parve andare in fumo... Tutte le certezze si stavano sciogliendo come neve al sole e lei non sapeva più che diavolo fare.

Keira emise uno sbuffo d'aria che formò una nuvoletta nella nebbia fredda del mattino e salì le scale del suo appartamento. Armeggiò, nervosa, con la serratura mentre il cellulare ricominciò a squillare come indemoniato, rinnovando in lei la voglia di scaraventarlo in mezzo al traffico.

Riuscì ad introdursi in casa, dove per fortuna, l'aria era molto più calda, e dopo aver chiuso la porta con un calcio, fissò in cagnesco l'apparecchio telefonico. Stavolta era un numero di cellulare che non riconosceva, ma considerato che poteva trattarsi di un potenziale cliente, decise che doveva rispondere.

"Pronto?" disse lei con determinazione.

Stava tentando di scrollarsi di dosso il cappotto quando sentì la voce di Fabian Cavendish all'altro capo della linea.

"Ciao Keira, sono Fab."

Si bloccò e soffocò una risata, lasciando penzolare il cappotto dal braccio piegato sotto l'orecchio.

"Davvero? Wow, che sorpresa... Ciao, Cavendish! Sbaglio o avevi detto che non dovevo trattenere il respiro aspettando una tua telefonata? A cosa devo questo onore?"

"Uno dei preservativi si è rotto," continuò lui senza tanti preamboli.

Keira passò subito il telefono nell'altra mano, in modo da potersi liberare del cappotto. Lo appoggiò su una sedia nell'ingresso e si avviò verso il soggiorno.

"Scusa, penso che ci sia qualcosa che non va con il mio cellulare... Vuoi ripetere, per favore? Potrei giurare di averti sentito dire che..."

"Il preservativo che abbiamo usato nella doccia... si è rotto."

UN ACCORDO MOLTO PERSONALE (4 LIBRO DELLA SERIE "AMORE E POTERE")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora