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Jameson

Non sono uno che studia molto, faccio minimo indispensabile, forse neanche quello ma una cosa la so, forse una persona: Giacomo Leopardi.

Secondo gli occhi di tutti é il solito filosofo depresso che per tutta la vita ha solo studiato e ora siamo costretti noi a studiarlo.

Non è solo quello. I suoi lunghi studi lo portano a diverse considerazioni della vita, della natura, di quanto può essere bastarda, dell'amore, cosa significa amare una persona anche irraggiungibile, una persona che vedi ogni giorno ma che da un giorno all'altro scopare.

Scrive:

«la felicità consistete nell'ignoranza del vero»

«Mostratemi un uomo felice, e io vi mostrerò la presunzione, l'egoismo, la malignità, a meno che non sia la totale ignoranza»

«I piaceri, l'amore, le azioni, gli eventi su qui fantasticavi. É davvero questa la sorte dell'essere umano?»

«Chi non ha uno scopo non trova quasi mai diletto in nessuna operazione»

Leopardi era innamorato di "Silvia", nonché Teresa. Lui si paragona a lei in quanto entrambi hanno sperimentato il tradimento delle speranze, Silvia morì giovane, Leopardi non trovò ciò che cercava nel genere umano.

Giacomo era troppo per il mondo, era troppo intelligente, riconosceva che nella felicità c'è sempre l'ignoranza.

Forse, Leopardi guardò la vita in faccia, le parlò, capì che forse in quella vita lui sarebbe stato troppo. Era circondato da contadini che a malapena sapevano leggere, lui era troppo diverso.

Provò a cambiare il destino, probabilmente suo alleato, andò a Roma, "Forse lì troverò la mia gente" sperava, ma anche lì la situazione non cambiò.

Era ancora incompreso e nella sua completa solitudine e in uno dei periodi più brutti con la morte dell'amata.

E Leopardi non è riuscito a conquistarla, a realizzare i sogni di una vita insieme.

Muore in completa solitudine e sofferenza a Napoli, era il 14 giugno 1837.

Perché dovrei fare come Leopardi? Perché mi devo far scappare l'unica gioia, l'unico specchio in cui osservare me stesso e la mia vita, perché mi devo far scappare la ragazza dai capelli marroni, occhi leggermente verdi e occhiali spessi sdraiata accanto a me, che involontariamente si trova con la testa rivolta sul mio petto a respirare la mia stessa aria.

Lei non è morta, e finché ci sarò io, farò di tutto pur di averla con me, combatterò con la morte se é necessario, Camilla rimarrà sempre con me.

Sono le 10 di mattina e sto aspettando che si svegli, non so cosa potremmo fare appena sveglia, non ne ho idea.

Non so neanche se c'è qualcuno in casa oltre noi due, non posso alzarmi dal letto, Camilla mi tiene il braccio stretto, non è fortissimo ma credo che un semplice movimento possa svegliarla.

"Tipo qui si dovrebbe cambiare il colore delle parete" dice qualcuno urlando e spalancando la porta.

Camilla si sveglia di scatto e mi guarda in cerca di una spiegazione, vuole capire chi sia.

Alzo il busto e vedo quella gallina di Ariana. Sul serio?

Avevo detto a Ares di stargli lontano, non voglio avere a che fare con dei ricchi, soprattutto se sono bimbi viziati che si sentono Dio solo perché hanno un buon conto in banca.

"Cosa ci fai qui" le ringhio, non propio come domanda

"Mi ha invitato Ares ed è tempo di cambiare questa casa" dice con tale sicurezza che mi viene voglia di dimezzare tutta quella plastica che tiene al posto delle labbra con un pugno.

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