2. ancora una volta.

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<grazie mille>
balbettai un po'

silenzio.

<Grace.. cosa ti abbiamo detto io e tua madre?>
domandò Anderw, mio padre
incrociando le braccia al petto.

<si Anderw.. lo so.. devo essere formale>
dissi scocciata.

mi girò le spalle e silenziosamente si allontanò.

ho sempre avuto un bel rapporto con i miei genitori, ma dall'età di sedici anni hanno iniziato a darmi sempre meno importanza dicendomi che ormai, essendo ai loro occhi una donna avrei dovuto farcela da sola.

questo comportava trattare i miei famigliari come sconosciuti in segno di cortesia in quanto fossero loro gente elegante.

Giselle lavorava per un prestigioso brand di moda famoso in tutto il mondo, tra capi di abbigliamento e sfilate ha acquisito il rispetto e l'ammirazione di tutti.

Anderw invece si occupa di tutto il restante legato al lavoro di mia madre, aiutarla con la scelta delle modelle, dei tessuti e quant'altro.

essendo loro figlia avrei sperato di venir scelta come icona e simbolo di ciò che Giselle Manson progettava, invece no.

si sono sempre vergognati di me, dall'asilo fino ad oggi, mio diciottesimo compleanno.

<Grace!>
strillò Giselle dal piano di sotto.

<si madre?>
domandai urlando di rimando

<prepara le valige, partiamo!>

non amavo viaggiare, non quanto ho sempre raccontato.

spostarsi è bellissimo fino ad un certo punto;
è piacevole visitare nuovi posti, ascoltar parlare lingue mai sentite prima, essere circondati da nuove tradizioni...
finché tutto questo non ti porta alla solitudine..

ebbene sì.

io, Grace Manson non ho amici in quanto sostavo per massimo una settimana in un paese per poi successivamente partire ancora, ed ancora, ed ancora..

*

<dove andiamo Giselle?>

<oh figliola, la Germania ci aspetta!>
annunciò con gioia.

<siamo anche state invitate ad assistere ad un concerto!>
esclamò ancora.

<siamo?>
le sue parole mi stupirono, solitamente non ero invitata a certi eventi con mia madre, eppure questa volta non era così, la mia presenza era stata richiesta.

<si Grace, verrai con me>

<ora andiamo, l'aereo non ci aspetterà!>
mia madre ridacchiò

<Grace.. di che aereo parli? non ti ricordi come viaggiamo noi?>
mi guardò dall'alto al basso giudicando con una sola occhiata il mio essere.

<si madre, mi scusi..>
fissai il pavimento.

una mano posta sulla mia spalla mi fece alzare lo sguardo ora diretto alla domestica della casa, Hanna, intenta nel salutarmi.

<fate buon viaggio, signore!>
enunciò lei con occhi lucidi

<madre.. non viene con noi?>
la osservai

<no Grace, non abbiamo bisogno di lei>
mi prese dal gomito ed iniziò a trascinarmi fuori casa, portandomi ora allo scoperto nella direzione per un nuovo inizio, una nuova vita.

l'ennesima nuova vita.

Agire da attori - Tom Kaulitz.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora