3. ciò che non va in me.

390 17 2
                                    

luci spente, silenzio.

fuori dal finestrino notavo solo buio,
buio in cui per anni ho sempre tentato di trovare la luce.

ora capivo cosa provassero le persone nel sentirsi libere.

io, distante dai miei genitori, seduta da sola in un posto per tre affiancata solo dalla mia ombra che  man mano svaniva allo spegnersi del mio cellulare;
mi sentivo viva.

quello di cui avevo veramente bisogno non era star dietro alle dritte dei miei, bensì scappare,
farcela da me.

"ma come fare?"

domanda abbastanza scontata, mia madre era piena di guardie pronte a seguirmi e in grado di rintracciarmi in meno di una giornata..
non avevo via di scampo.

l'unico momento dove potevo averne l'occasione..?

"ma certo! il concerto!"
pensai ancora.

*

<Grace andiamo che è tardi!>
mi sentì dire

<si padre, arrivo>
alzai gli occhi al cielo;
così limpido, vedevo la libertà nel cielo, nelle nuvole, negli uccelli che lo attraversavano;

"chissà quanto sarebbe bello essere liberi"

*

un'enorme hotel mi si mostrò davanti, tutto illuminato ed estremamente moderno, mia madre adorava le cose sgravate.

<Giselle, in che camera siamo noi?>

<oh cara, la 328>
mi chiedevo come mai mia madre avesse sempre questa fissa di prendere le camere infondo, l'ultima del corridoio sarebbe stata la 330.

poco importava;

appena entrata un'enorme finestra fece passare i caldi raggi solari rendendo l'atmosfera piacevole.

mi sistemai in quella che sarebbe stata la mia camera per chissà quanto..

un giorno? due? tre? una settimana?

si vedrà.

<Grace vieni in salotto!>
mi sentì chiamare, non potevo rifiutare la proposta, sarebbe stata maleducazione secondo le teorie della mia pensante ed assillante madre.

<mi dica... madre..>
mi era difficile darle del lei, infondo era mia madre. colei che mi ha messa al mondo invece che come figlia mi tratta un po' come sua serva o come se per lei non fossi nulla, solo qualcuno che le ostacolasse la vita.

ho sempre creduto di non piacerle, ed il modo in cui mi parlavava continuava a farmi sostenere ciò.

<Grace..>
mormorò con voce bianca e calma

<madre..>
ripetei ansiosa

mi squadrò dalla testa ai piedi

<smettila di vestirti così>
disse secca

<come scusa?>
le diedi del tu

<ripeti se ne hai il coraggio!>
si alzò brusca dalla sedia avanzando verso di me inducendomi ad indietreggiare mentre il dito indice di una mano ben curata di questa donna di classe mi puntava alla gola.

<smettila, sembri una barbona!>
<sai cosa pensa di te la gente?>
sbottò ancora

<si..si madre.. lo so>

<fammi orgogliosa e togliti questo schifo di dosso!>

mi afferrò per il colletto della maglia larga grigia che stavo indossando scaraventandomi successivamente al suolo.

<bastarda..>
balbettai un sussurro spaventata dall'idea che avesse potuto sentirlo.

si recò invece nella sua camera da letto ben allestita con letto matrimoniale.

guardai da cima a fondo il mio armadio, cosa ci trovava di male?

"che ho di male?"

"perché si vergogna ad uscire con me?"

"mi vuole veramente bene?"

"è così che un genitore tratta la propria figlia?"

<Grace!>

Agire da attori - Tom Kaulitz.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora