occhi famelici

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Arabella stava per uscire dall'edificio quando sentì un tuono: stava iniziando a piovere a dirotto. La porta alle sue spalle si aprì di nuovo, rivelando la figura mascolina di Arthur, che in quel momento indossava una maglietta nera attillata e un paio di jeans blu larghi. Arabella si girò e lo squadrò da cima a fondo, mordendosi leggermente il labbro.

"Arabella, sei sicura che non ti serva un ombrello? Piove a dirotto" le disse.

"grazie mille" gli sorrise scaldandosi le braccia con le mani. Indossava solo una misera giacca di pelle, ovviamente nera come i suoi capelli. Stava tremando come una foglia.

"sei sicura di non voler un maglione? Te lo posso prestare" le suggerì invitandola in casa.

"uhm...certo, grazie, Arthur" gli sorrise prima di rientrare in quel bellissimo loft newyorkese e dirigersi nella camera di Arthur che era composta da un letto matrimoniale e un armadio, in più una finestra ampia che dava sui grattacieli luminosi della città.

Arthur estrasse un maglione verde chiaro da uno degli armadi in legno, per poi porgerlo ad Arabella.

"ti lascio cambiare con calma" disse prima di uscire dalla stanza.

Arabella si tolse la giacca in pelle per poi metterla nello zaino, seguita dalla maglietta bordeaux.

"Arabella, ti posso accompagnare io se-- oddio, uhm, scusami" disse, aprendo la porta della stanza, rivelando la ragazza che era rimasta con il petto coperto solo dalla lingerie. Le sue forme si intravedevano perfettamente: i seni erano formosi ma non troppo, la pelle chiarissima. Sulla spalla destra aveva una voglia a forma di cuore.

Egli sobbalzò alla vista del corpo seminudo della ragazza e pensò che di lì a poco avrebbe perso la sua reputazione. Si stava innamorando, sebbene non riuscisse a discernere se ciò che provasse fosse semplice lussuria o qualcosa in un più. Il suo corpo si irrigidì, il cuore batteva all'impazzata: era in preda a un incontenibile eccitazione. Quegli occhi cerulei erano fissi sui seni della ragazza, poi sulle labbra, i ricci capelli corvini che contrastavano la pelle chiara e infine gli occhi scurissimi.

"io, io... sono desolato" disse dopo essersi leccato le labbra.

"non fa niente..." disse, squadrandolo e mordendosi il labbro inferiore, prima di infilarsi il maglione "cosa volevi dirmi?"

"che ti posso accompagnare io in università se hai bisogno"

"che dolce...grazie" rispose prima di uscire dalla stanza, emanando il suo profumo vanigliato che si fece spazio nelle narici dell'uomo, il quale la seguì fino all'auto.

Una volta saliti in macchina, Arthur guidò con prudenza e la portò a destinazione. Arabella era persa a guardare le luci della città e come contrastavano lo scuro del cielo. Alcune persone erano intente a ritirarsi nei propri appartamenti, alcuni andavano in discoteca, altri passeggiavano. D'altronde, New York era la città che non dorme mai.

"eccoci, siamo arrivati" disse Arthur, prima di accostarsi vicino all'ingresso e aspettare che Arabella scendesse dalla vettura.

"buonanotte, Arthur, grazie per tutto" lo salutò con la mano.

"buonanotte Arabella, alla prossima settimana"

Arabella non avrebbe mai lasciato passare una settimana senza vederlo. Si sarebbe inventata di certo una scusa, ad esempio quella di riportargli l'ombrello. Non poteva più nascondere quello che provava per lui: pura attrazione sessuale anche se si stava anche innamorando. Era confusa ma quel senso di perdizione era così invitante. Lo voleva, lo desiderava, lo bramava. Bastava uno sguardo fugace e la sua pelle andava a fuoco, completamente. La sua voce era così mascolina, così sensuale e perfettamente calzante per un uomo come lui. Era così attraente.

Camminò per la piazza principale del campus fino a raggiungere i dormitori. Si cambiò i vestiti e si mise a letto. Ma non riusciva a chiudere occhio: la sua mente era pervasa da pensieri non così tanto puri riguardo all'uomo che tanto la aveva stregata, rapita.

Si stese sul letto, dopo di che provò a dormire ma non poté: qualcuno aveva bussato alla porta: era Harriet.

"Harriet, che ci fa qui, è mezzanotte... dovresti dormire" le intimò Arabella, portandosi una ciocca di capelli dietro la nuca.

"non riuscivo... comunque, devi darmi un parere su questa foto" prese il telefono per poi mostrarle una foto di lei in lingerie in una posa sexy "la voglio mandare a Peter...secondo te sono bella?"

Arabella deglutì. Harriet era bella in quella foto, molto bella. Il modo in cui i suoi occhi azzurri si intonavano alla lingerie era qualcosa di pazzesco.

"sei, uhm" deglutì "bellissima, Harriet...a Peter piacerà molto"

"grazie, sei un'amica...ma dimmi, dove eri un'ora fa? Ti ho cercato per tutto il campus ma non c'eri"

"ero da Arthur, cioè, il mio psichiatra"

"ah vi date del 'tu' quindi... siete intimi?" le chiese stuzzicandola.

"Harriet! Ma figurati... non è professionale anche se però, devo ammettere che mi ha vista in reggiseno prima"

"cosa? Stai scherzando? Voglio che mi racconti tutto, assolutamente"

"praticamente ero in camera sua, mi stavo spogliando per indossare il suo maglione e...è successo"

"oddio! Immagino la sua faccia" rise di gusto.

"già, avresti dovuto vederlo...era così dannatamente bello"

le ragazze passarono il resto della nottata a ridere e scherzare, come fossero ad un pigiama party. Era così bello essere in compagnia di quel calore umano che Arabella cercava da tutta la vita. Harriet era la sorella che non aveva mai avuto. Il suo carattere frizzante e spontaneo era una boccata d'aria fresca per lei che, un po' per natura, un po' per la sua malattia era più cupa e mesta.

Quella sera fecero after e Arabella constatò che non si sentiva così bene da un pezzo ormai. Ed era una cosa assolutamente strepitosa.

LOVE ON THE BRAIN - arthur morgan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora