tentazione

46 3 11
                                    

Arabella e Harriet avevano appena concluso il loro shopping sfrenato. Avevano comprato magliette, vestiti, jeans, di tutto. Erano contente, soddisfatte dei loro acquisti. Arabella era felice, eccome se lo era. Per la prima volta nella sua vita si sentiva viva, a contatto diretto con il mondo. Non la spaventava più, non la terrorizzava più come prima. Si sentiva rinata ed era una sensazione bellissima, meravigliosa. Si sentiva come se avesse fatto il bagno nella più fresca e pura delle acque. Era felice e le bastava quello.

"Harriet, io devo andare, mi vedo con Arthur stasera, ha detto che ha una sorpresa per me"

"immagino cosa possa essere" ridacchiò la bionda.

"scema" le diede una gomitata, ridendo con lei. Si sentiva al sicuro con Harriet. Lei era il suo rifugio, un posto dove andare quando il peso del mondo era troppo massacrante. In un mondo pieno di incertezze, lei era il suo punto fisso, la sua stella polare nonché migliore amica.

Le due si separarono e Arabella si diresse sul suo fidato motorino bianco a casa di Arthur. In un attimo si ritrovò a suonare al campanello. L'uomo aprì la porta in smoking. La camicia bianca che portava gli fasciava i muscoli delle braccia e del petto perfettamente, i pantaloni neri erano dritti e leggermente plissettati. La ragazza si morse il labbro prima di lasciargli un languido bacio sul collo e poi sulle labbra.

"ciao" le disse con un tono sensuale ma al contempo carico d'affetto. Arabella ricambiò il saluto, prima di farsi spazio nella casa che ormai, da un mese a quella parte, conosceva molto bene. Ancora si ricordava il giorno della visita: le mani tremavano, la gola era asciutta e la pelle bruciava dall'ansia.

Si diresse verso la camera da letto per poi estrarre dalla miriade sacchetti che si era portata dietro. Estrasse un tubino nero lungo fino al ginocchio con uno spacco vorticoso che arrivava fino alla coscia. Ai piedi indossò delle semplice decolletè nere anch'esse. Come accessori optò per una collanina dorata ed il suo solito giubbotto di pelle in stile anni novanta. Era perfetta e sapeva che Arthur lo avrebbe adorato.

"wow" fu tutto quello che uscì dalle labbra dell'uomo non appena la vide uscire dalla sua stanza. La prese per i fianchi e fece avvicinare il suo volto a quello candido della ragazza per poi baciarla con passione, come se avesse avuto proprio fame di lei. Non le bastava mai. Quando si parlava di Arabella, Arthur era un pozzo senza fondo. La desiderava, la bramava con tutto se stesso.

Dopo aver aiutato l'uomo a fare il nodo alla cravatta, entrambi uscirono dal palazzo per poi dirigersi verso la Porsche nera di Arthur che si intonava benissimo al vestito della ragazza. Mentre guidava, Arthur poggiò una delle sue grandi mani sulla coscia parzialmente scoperta di Arabella, un'azione apparentemente innocua che però causò una serie di piacevoli brividi lungo il corpo della ragazza.

Erano finalmente arrivati al ristorante più prestigioso di tutta New York: il The View Restaurant. Era un locale in stile rooftop situato al 48esimo piano del Marriot Marquis, un hotel a Times Square. Entrambi presero l'ascensore panoramico che li portò direttamente alla sala principale: un'ampia stanza con le pareti vetrate da cui si potevano scorgere i grattacieli luminosi della Grande Mela. I tavoli erano apparecchiati con tovaglie bianche, semplici ma raffinate, le persone, vestite con abiti alla moda e firmati, chiaccheravano e ridevano tra di loro. Un profumo di pietanze fresche e saporite si fece strada nelle narici dei due.

Arabella era incredula, sbalordita. Non ci credeva al fatto che Arthur avesse organizzato tutto per lei. Lo baciò teneramente per poi sorridergli sulle labbra.

"grazie" gli sussurrò all'orecchio, facendolo irrigidire leggermente.

Uno dei camerieri, vestito con una camicia bianca e un gilet bordeaux, accompagnati da pantaloni neri, indicò loro il tavolo vicino alla vetrata. Arthur aveva architettato tutto nei minimi dettagli.

Si sedettero e iniziarono a ordinare e in un batter d'occhio il cibo fumante arrivò.

"è davvero squisito" disse Arthur, assaporando il suo filetto alla Wellington.

"grazie, Arthur, di tutto, davvero" esordì Arabella con il sorriso stampato sulle labbra adornate dal suo solito rossetto rosso come la passione. L'uomo non fece a meno di guardarla. Il modo in cui i ricci corvini le ricadevano sulle spalle, il vestito che le fasciava perfettamente il corpo, le labbra erano voluminose e piene.

Si leccò le labbra al pensiero che fosse solo sua e di nessun altro. Si sentiva baciato dalla fortuna, al settimo cielo e non fece a meno di rimanere estasiato ai movimenti del corpo di Arabella, al modo in cui di aggiustava il vestito, al modo in cui mangiava così raffinatamente.

"cosa?" chiese la ragazza, sentendo gli occhi fissi su di lei che, però, non la facevano sentire per niente a disagio, anzi, la facevano sentire desiderata, amata: una sensazione mai provata prima.

"niente...è solo che stasera sei bellissima"

Arabella gli sorrise ambo con le labbra che si incurvarono dolcemente e gli occhi castani, ricolmi di desiderio. Gli accarezzò sensualmente il braccio, coperto dalla giacca dello smoking nero che indossava, causandogli una serie di brividi lungo tutto il corpo. Arthur era in preda ad una neonata eccitazione al pensiero che la avrebbe avuta quella sera stesso. Lo stomaco si era chiuso in una morsa, lasciando spazio all'inappetenza. Era così catturato dal suo istinto primordiale che non riusciva neanche più a mangiare. Si sentiva come gli uomini del dolce stil novo che spasimavano per la donna amata.

"Arthur... ti amo, con tutta me stessa" si sporse leggermente verso di lui, rivelando parzialmente i suoni seni candidi e rotondi. Lo stava tentando, di nuovo.

"anch'io ti amo ma cazzo, mi stai uccidendo" sussurrò in preda alla tentazione, così dirompente che iniziava a fargli male il petto.

"è il mio obiettivo per stasera" gli comunicò con un sorriso gagliardo e giocoso sulle labbra.

Si alzarono da tavola e dopo aver pagato la ricca cena, si avviarono al di fuori del locale. La fredda brezza di Novembre accarezzò il loro corpi caldi, facendoli rabbrividire. I respiri creavano, a contatto con il freddo della sera, del vapore acqueo.

"hai freddo?" chiese Arthur con un tono premuroso mettendole la sua calda sciarpa attorno al collo scoperto, guardandola dritta negli occhi.

"grazie" gli sorrise a sua volta, iniziando a passeggiare per le strade di New York in sua compagnia. Le luci della città la facevano sentire viva, spensierata e felice. Arthur notò come lo sguardo della ragazza era perso a osservare i palazzi, come una bambina alla scoperta del mondo e il cuore gli si strinse nel petto. Voleva solo proteggerla e amarla, per sempre.

Camminarono ancora e ancora fino ad arrivare alla nera vettura. Salirono al suo interno e si diressero verso casa di Arthur, memori della serata fantastica che avevano passato insieme anche se entrambi sapevano che mancava ancora la ciliegina sulla torta. Anche Arabella aveva una sorpresa per lui e sapeva che gli sarebbe sicuramente piaciuta.

"preparati" gli sussurrò intrepidamente all'orecchio la ragazza.

LOVE ON THE BRAIN - arthur morgan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora