inaspettatamente

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Quella mattina Arthur e Arabella si erano svegliati in tutta tranquillità. Il sole trapelava dalle tende bianche come il latte, emettendo una luce rosata. La città si stava pian piano risvegliando. I due erano accoccolati l'uno all'altra, come una vera e propria coppia. Quel calore umano era tutto ciò di cui entrambi avevano bisogno, disperatamente.

La ragazza si stropicciò gli occhi come per svegliarli e riuscì nel suo intento, nonostante fosse ancora un po' intontita dalla notte di passione che aveva passato con Arthur. Lui era il suo posto sicuro, l'aiuola più bella da cui crescevano i fiori più rigogliosi, il mare in estate. Era perfetto per lei.

Avendo cura di non svegliarlo si vestì, di certo non con la tuta in lattice visto che sarebbe dovuta andare in università. Prese una tuta di Arthur, di tre taglie in più rispetto alla sua. Però, infondo se la fece andare bene: aveva il suo profumo di pino di montagna, un po' particolare e ricercato, come del resto era Arthur.

Si vestì con cura e attenzione in modo da non svegliare nessuno. Si appostò sulla poltrona vicino alla finestra , anch'essa beige e dalla grande vetrata ammirò il panorama che la Grande Mela offriva: macchine di diverso colore sfrecciavano, le persone, con i loro stili e culture diverse, camminavano per i marciapiedi, negozi, uffici.

"già sveglia?" le chiese Arthur, sistemandosi i capelli castano chiaro che gli incorniciavano perfettamente il viso. Era l'uomo più bello che avesse mai incontrato.

"sono le nove...forza, vestiti" ridacchiò Arabella prima di avvicinarglisi e mettersi a cavalcioni su di liui.

"così mi tenti però" sogghignò con quegli oceani che gli brillavano di gioia. Una gioia che neanche con Eliza era riuscito a provare.

"non era mia intenzione, signor Morgan" mentì spudoratamente.

Scesero entrambi dal letto e Arabella aspettò che Arthur si facesse una bella doccia e si rivestisse. Era un lunedì soleggiato, pensò mentre si dirigeva verso l'ampia e ben fornita cucina, avrebbe voluto preparare una buona colazione per tutti.

Prese qualche uovo e, dopo averlo rotto lo mischiò un una ciotola con qualche spezia, vi aggiunse anche le patate tagliate sottili e qualche cipolla: stava preparando una ricetta tipica della sua terra, ossia le uova alla spagnola. Era sicura che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta. L'odore della squisita pietanza si fece strada per tutta la casa, inebriando la cucina ed il salotto di un profumo delizioso.

Arabella era particolarmente legata alla cucina del suo paese. Adorava come ogni mattina a colazione il suo abuelo, ossia, nonno, le preparava questa pietanza. Il modo in cui la cucinava era così semplice e genuino. Del resto, come le soleva ripetere: le cose buone sono sempre quelle semplici, un po' come le persone perché se hanno troppi fronzoli vuol dire che nascondono qualcosa di avariato dentro di loro. E aveva ragione.

Arthur, nel frattempo era appena uscito dalla vasca da bagno. Aveva solamente un asciugamano avvolto in vita. Le goccioline d'acqua imperlavano il suo corpo facendogli acquisire le sembianze di un dio.

"cos'è questo profumo, Arabella? Sembra squisito"

"sto preparando le uova alla spagnola, ricetta tipica del mio paese, la Spagna"

"sarà buonissimo" disse prima di darle un casto bacio sulla fronte "vado a svegliare Isaac"

"spero non in quelle condizioni" Arabella rise di gusto e così fece Arthur prima di andarsi a vestire.

Mangiarono tutti e tre insieme come una famiglia, condividendo storie, aneddoti e scherzando a più non posso. Arabella pensò che la giornata non potesse andare meglio. Finita la colazione, Arthur accompagnò la ragazza al campus che, come da routine, avrebbe dovuto raccontare tutto ad Harriet.

"Harriet non sai quello che è successo!"

"e non voglio saperlo" rise " posso immaginare"

"mi ha detto che mi ama"

"seriamente? Cavolo, Bel, lo hai completamente stregato... comunque, sai che tra venti minuti dobbiamo essere da Vito's?"

"oddio, me lo sono dimenticato completamente! Dammi cinque minuti e sono pronta" disse la ragazza mentre si avviò verso il bagno. Optò per un outfit semplice, d'altronde, avrebbe dovuto solo impastare un po' di acqua e farina.

In un attimo ma con il fiatone, arrivarono a Little Italy e vennero accolte dalla sua atmosfera frizzante e tipica italiana: gli odori di salsa, farina e olio, rigorosamente d'oliva erano ovunque. Le persone chiacchieravano tra loro e si trattavano quasi di amici: le sembrava di stare in un quartiere de sud Italia.

"buongiorno ragazze, la vostra insegnante si trova in cucina" disse Vito.

Le due si diressero verso la cucina: era molto semplice. Le pareti piastrellate erano bianche e in alcuni si poteva intravedere dei disegni di pomodori o peperoncini. Pensò che fossero una bella aggiunta. Una volta varcata la soglia, vennero accolte da una figura che Arabella non si sarebbe mai aspettata di vedere, almeno non in quel contesto: era Shaila, la sua ex ragazza.

Cosa ci fa qui? Pensò in preda al panico. Mentre Shaila dava alle ragazze istruzioni per cucinare una pizza perfetta, Arabella cercava di starle il più lontano possibile, evitando il contatto visivo come se la bruna fosse Medusa e la potesse pietrificare con lo sguardo.

Si mise in un posto appartato, lontana sia di Shaila che da Harriet, la quale la stava guardando con occhi preoccupati. Però, nonostante questo fece un ottimo lavoro: la sua pizza margherita sembrava fosse quasi autentica. Era soddisfatta ma non poteva esserlo appieno. Si sentiva come se avesse una spada di Damocle appesa sopra di lei, pronta a cadere da un momento all'altro. Era confusa, soprattutto perchè Shaila cercava sempre una buona occasione per parlarle e starle vicino, nonostante fosse stata lei a lasciare Arabella per un motivo futile.

Il locale chiuse, dopo di che le tre ragazze uscirono da esso. Harriet si sarebbe dovuta vedere con Peter, lasciando la povera Arabella nelle grinfie della ragazza che le aveva spezzato il cuore.

"allora, Bel, come va?" chiese Shaila per rompere il ghiaccio.

"per favore, non chiamarmi così e poi non sono affari tuoi" sputò acida Arabella.

"d'accordo...senti, mi dispiace per come ti ho trattata il mese scorso ma io voglio che tu torni da me, ti prego"la implorò.

"Shaila, sei arrivata tardi, ho un'altra persona adesso"

"quindi mi hai dimenticato così facilmente?"

"non si tratta di questo. Tu mi hai lasciata nel periodo peggiore della mia vita e ora ti aspetti che io cancelli tutto e strisci da te? Sai che non sono fatta così" precisò.

"ma io sento ancora di amarti"

"ciao Shaila" disse freddamente Arabella prima di salire sul suo fidato motorino e tornare al campus.

Si fiondò sul letto e provò a dormire ma non ci riuscì. La mente era invasa da troppi pensieri contrastanti. Pensava ad Arthur, pensava a se stessa per poi tornare alle parole di Shaila.

Mi ama ancora, mi ama ancora...che disastro, pensò, coprendosi la faccia con le mani. Ma che poteva fare? Ritornare insieme con la ragazza che aveva quasi causato il suo suicidio o che prendeva la loro relazione come una competizione? Era confusa, solo tremendamente confusa. La testa le girava così tanto che pensava che non si sarebbe più fermata.

Shaila Lancaster, perché sei dovuta ritornare nella mia vita ora che stava prendendo una bella piega? Non se ne capacitava, non riusciva a trovare un punto per quella frase.

Di sicuro la giornata sarebbe potuta andare meglio.

LOVE ON THE BRAIN - arthur morgan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora