un completo disastro

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Quelle parole furono abbastanza per far gelare il sangue nelle vene ad Arthur, il quale si preoccupò immediatamente. Voleva che tutti i suoi pazienti si sentissero al sicuro e stessero bene.

Sua moglie era morta suicida anni fa e lui faticava ad andare avanti. Ricordava ancora quel giorno apparentemente normale quando, tornando da lavoro, vide una lettera d'addio e si precipitò nel bagno dove vide la donna senza vita che faceva il bagno nel suo stesso sangue. E così lasciò lui e suo figlio Isaac a vivere da soli.

Arthur amava suo figlio, alla follia. Lo trattava come se fosse l'ultimo bambino rimasto sulla faccia della terra.

Con immediata prontezza, l'uomo cercò di far rinsavire Arabella da quei nefasti pensieri. Ce la stava mettendo tutta per aiutarla. Non voleva più fallire, non voleva che la depressione della ragazza la tramortisse, di nuovo.

"Arabella, ascoltami, vieni in studio...ne possiamo parlare con calma" la rassicurò.

"d'accordo, sto arrivando" disse singhiozzando.

E così fu. La ragazza salutò Harriet, la quale rimase nel locale per altre due ore. Era preoccupata per lei.

Arabella si fece portare in taxi verso lo studio di Arthur, prese l'ascensore e bussò alla porta la quale si aprì, rivelando il corpo mascolino di Arthur. La ragazza, nonostante stesse facendo esperienza di uno dei punti più bassi della sua vita, si morse il labbro. Il rossetto era rovinato, così come il resto del trucco.

Arthur era estasiato alla vista di Arabella. Il suo corpo sinuoso ed i suoi fianchi perfetti erano messi in risalto da vestiti che portava, così femminili, così invitanti. Si rimproverò per il solo fatto di aver avuto pensieri non così tanto innocenti su una dei suoi tanti pazienti, però non poteva negare che fosse inspiegabilmente attratto da lei.

la ragazza chiese di andare in bagno, per potersi dare una veloce rinfrescata, doveva levarsi quel trucco colato dal viso. Dopo di che, raggiunse Arthur nel suo studio, la stava aspettando.

"allora, che è successo, raccontami"

"ero ad una festa...sono uscita per fumare una sigaretta e mi è venuta l'improvvisa voglia di farla finita. Mi capita troppo spesso questa cosa" disse la ragazza con lo sguardo fisso su quello di Arthur, il quale annuì.

"ho capito... con i farmaci come siamo messi?"

"non li ho ancora presi"

"che stai aspettando?" disse corrucciando la fronte.

"devono ancora arrivare in farmacia...come sei serio, dottor Morgan, secondo me dovresti rilassarti un po'" disse con fare civettuolo, prima di mordersi il labbro inferiore. Doveva portare avanti il suo piano di sedurlo.

"qui si parla di vita o di morte, Arabella" esordì con voce ferma.

"lo so, dottore, stavo solo scherzando" disse sistemandosi un ciocca di capelli dietro l'orecchio "i tuoi occhi sono così penetranti..."

ed ecco. Lo aveva fatto, aveva sganciato la bomba. Lo voleva sedurre, lo voleva attirare, allettare e le sue azioni parlavano da sole. Passò con delicatezza le mani suoi suoi seni e pancia, guardandolo dritto negli occhi. La tensione di quel momento si poteva tagliare con un coltello.

"ah si? Beh lo penso anche io" rispose con sicurezza "del resto come ti senti?"

"non lo so, mi chiedo se tu riesca a leggere la mia mente, sembra che tu mi conosca così bene, dottore" disse, passando le mani sulle cosce.

"non credo di poter leggere la tua mente, a meno che tu non mi mostri come farlo" disse, stando al suo gioco perverso.

"oh...quando vuoi"

"d'accordo...penso che la nostra seduta si possa concludere qui. Mi raccomando, prendi le medicine, non voglio fare quello autoritario che obbliga ma non ho altra scelta. Sei così tremendamente complicata, Arabella"

"lo so, dottor Morgan"

La seduta giunse al termine, al che Arabella si dileguò, lasciando Arthur da solo. Entrò in camera sua e si fiondò sul letto. Era sfinito. Controllò l'ora che segnava l'una di notte, molto tardi per i suoi standard da vero salutista. Isaac si presentò sull'uscio, era spaventato.

"Isaac, vai a dormire, è tardi" disse l'uomo con voce amorevole.

"non posso, c'è un mostro sotto il mio letto...posso dormire con te questa notte?" chiese con voce tremolante.

"d'accordo, vieni, su" disse, facendo gesto di avvicinarsi a lui.

Arthur quella notte non riusciva a chiudere occhio. I suoi pensieri crearono un subbuglio insopportabile, non gli lasciavano pace. Era combattuto, si sentiva in mezzo a due fuochi ardenti che si avvicinavano sempre di più fino a bruciarlo completamente: etica e immoralità, responsabilità e libertà. Non sapeva come uscire dal circolo vizioso che lui stesso, con l'aiuto di Arabella, aveva creato. Lei lo aveva ammaliato, stregato, rapito e nonostante egli cercasse di trovare tutte le possibili ragioni per cui i due non dovessero stare insieme, la sua mente se ne infischiava.

La desiderava, questo era certo. Nessuna donna dopo Eliza gli aveva fatto battere il cuore così tanto come Arabella. Il modo in cui i capelli corvini risaltavano la sua pelle candida, quei profondi occhi castani... era perfetta.

Decise di alzarsi dal letto, tanto non avrebbe dormito lo stesso. Coprì Isaac per tenerlo al caldo e si diresse verso il terrazzo: le luci della città erano ancora vivide e luminescenti, come sempre. Si accese il suo amato sigaro cubano, per poi avvicinare le labbra ad esso.

Iniziò a fumare, immerso nei suoi pensieri. Arthur era un tipo di poche parole, molto riflessivo e introverso, a tratti diffidente. Trovava estremamente difficoltoso aprirsi alle persone, un po' a causa del trauma di Eliza, un po' per il suo carattere.

Pensò ancora e ancora alla ragazza che tanto desiderava.

Cosa mi fai, ragazza. Mi hai reso un completo disastro.

LOVE ON THE BRAIN - arthur morgan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora