dubbio incessante

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Quella notte Arabella non riusciva a dormire. Non si sentiva bene per niente. I dubbi le assediavano la mente e le rallentavano i processi di decisione. Continuava a chiedersi perchè Shaila fosse riapparsa nella sua vita di punto in bianco senza neppure avvisare.

Del resto, però, le persone sono fatte così: vanno e vengono senza nessun preavviso. Per la visione della vita di Arabella, estremamente semplicistica e razionale, le persone, una volta che si erano chiusi i rapporti, rimanevano lì, morte e sepolte. La vita le aveva più volte insegnato che non era affatto così ma lei non lo voleva imparare e non c'è peggior sordo di colui che non vuole sentire.

Perchè è tornata, cazzo, perchè?

Quelle parole continuavano a frullarle in testa da ore e la sua mente non riusciva a calmarsi. Era agitata. Non riusciva a pensare, non riusciva a fare niente. La mente era così occupata a vagare tra i propri pensieri che sembrava levitare nello spazio, in un altro universo. Sembrava che a momenti si fosse separata dall'impedimento del corpo per liberarsi. Quanto lo avrebbe desiderato. Almeno non avrebbe dovuto affrontare le conseguenze delle sue azioni.

Basta pensare. Era il momento di agire. Si alzò dal letto con impeto per poi barcollare e sorreggersi alla finestra. Realizzò solo dopo che era notte fonda e che non potè fare nulla, però, a pensarci bene una cosa la poteva fare benissimo: chiamare la sua ormai migliore amica Harriet.

"pronto, Bel ma sei pazza? Cosa mi chiami alle quattro di notte?!" le disse con la voce impastata dal sonno.

"è un'emergenza...ho parlato con Shaila ieri sera" rispose, ancora in preda al panico. La sua mente vagava libera per le immagini del giorno prima.

"lo so, mi dispiace di averti lasciata sola" esordì dispiaciuta.

"non importa, Harriet... il problema è che ha detto di amarmi ancora"

"certo che è proprio una stronza...ti lascia perchè a sua detta sei un peso per lei e poi torna da te come se nulla fosse?"

"già...non so che fare"

"secondo me domani dovresti parlarle faccia a faccia e dirle che non sei più interessata. Vedrai che capirà"

"grazie, sai sempre come tirarmi su il morale"

Ed era proprio vero. Harriet era la salvezza di Arabella, il suo angelo custode. Sapeva sempre cosa dire e cosa fare al momento giusto. A detta della mora, era l'ago della bilancia: sapeva cavarsela anche nelle situazioni difficili con risoluzioni efficaci, il tutto condito dalla sua contagiosa positività.

Harriet era la sorella che non aveva mai avuto.

Dopo la breve telefonata, Arabella tornò a dormire, cullata dai rumori della pioggia. La rilassavano molto, le ricordavano della sua infanzia, specialmente dei giorni freddi in cui la madre le preparava la sua minestra preferita e gliela portava a letto. Quel gesto valeva più di mille parole.

La mattina non tardò ad arrivare così come la luce rosata che trapelava dalle tende. Arabella si svegliò stranamente con calma. Erano le sette e mezza del mattino e la lezione sarebbe iniziata alle dieci in punto. Si stiracchiò, dopo di che si lavò e scelse con cura l'outfit: un paio di shorts a vita alta neri, un maglioncino rosa antico che lasciava una spalla scoperta e delle calzamaglie nere. Ai piedi optò per indossare i soliti stivali neri al ginocchio. Infine legò i capelli ricci corvini in una coda alta.

La lezione fu piuttosto monotona, come sempre. Si stava parlando di psicologia di gruppo, una materia che alla ragazza non piaceva particolarmente ma avrebbe dovuto studiarla dato che sarebbe voluta diventare una futura psicologa. Per fortuna c'era Harriet che con le sue simpatiche battute aveva ravvivato l'atmosfera: Arabella non riusciva a smettere di ridere.

Si erano fatte le tre del pomeriggio e la ragazza sarebbe dovuta andare da Vito's a fare pratica. Le mani le tremavano così forte che dovette prendere il suo fidato ansiolitico per calmarsi. Aveva paura di rivedere Shaila, molta paura. La testa le girava, il cuore batteva all'impazzata e gocce di sudore freddo iniziarono a percorrerle il corpo, assieme a varie scariche di adrenalina.

Ce la puoi fare, Arabella, continuava a ripetersi prima di entrare nel locale e ritrovarsi Shaila davanti a sé. Vito non c'era e questa cosa la preoccupava poiché avrebbe avuto solo la ragazza a cui rivolgersi.

"allora, vedo che sei tornata, pensavo non ti avrei più rivisto dopo ieri" esordì con un sorriso malizioso.

"sai, è il mio lavoro, lo faccio per i soldi mica per te" dichiarò, in modo freddo e distaccato.

"come siamo acide oggi, è successo qualcosa?" chiese incuriosita.

"si, Shaila, tu... proprio quando tutto stava andando per il verso giusto, compari"

"ah quindi sarei io il problema adesso?" corrugò le sopracciglia folte.

"senti, arriviamo al punto. Se pensi che io sia interessata a te, ti sbagli di grosso. Io sono andata avanti e per il tuo bene dovresti farlo anche tu"

"ma io non ci riesco, Bel. Ho frequentato altre ragazze ma nessuna è come te" esordì, con gli occhi fissi sul parquet del pavimento.

"mi dispiace ma io non provo più niente" disse per poi dirigersi in cucina. Shaila, però, aveva altri piani, la prese per un braccio e la fece avvicinare a sé: i loro visi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro, i loro respiri si mescolavano.

Arabella, con una mossa brusca si liberò dalla presa di Shaila per poi uscire dal locale in lacrime. Doveva andare da Arthur. Salì a bordo del suo motorino bianco e si diresse verso il suo palazzo. Suonò al campanello per poi trovarselo davanti. Non ci pensò due volte e si fiondò tra le sue grandi braccia che tanto la facevano sentire al sicuro. La ragazza era in lacrime e tremava come una foglia.

Agli occhi di Arthur, Arabella era ancora una bambina: così inesperta, così innocente.

"tranquilla, ci sono io" esordì con il suo solito tono calmo e pacato al che la ragazza si tranquillizzò immediatamente.

"lei ha- ha provato a baciarmi ma io non volevo... scusami Arthur, scusami, sono solo un peso" pianse, liberando tutta l'ansia repressa.

"non ti preoccupare, Bel, ti credo e mi fido di te"

"grazie, Arthur" fu tutto quello che riuscì a dire per poi lasciargli un tenero bacio sulle labbra.

LOVE ON THE BRAIN - arthur morgan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora