Ventisette - Chiamalo Istinto.

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Hawke.
Sei Novembre - 3:48.



   Toronto di notte non era decisamente il luogo adatto per farsi una corsa di notte. Ero reduce di una serata passata a bere, com'era solito quando ero sovrappensiero, ma quella era la peggiore. Tornato a casa, neanche troppo tardi, avevo rimuginato, disteso sul letto, se dire o no a Beth che ero innamorato di lei.
   Forse era presto, forse era l'alcol non del tutto smaltito. Ma stavo correndo fino a casa sua, e se avessi tardato di qualche secondo a uscire di casa forse avrei perso il coraggio. Perciò, veloce Hawke.
   Arrivato davanti al cancello, mi fermai per prendere aria e scriverle di uscire. La porta si era aperta meno di due minuti dopo, e lei, anche mezza addormentata, era stupenda. Non mi sarei mai stancato di guardarla, qualunque fossero le condizioni in cui si presentava. Indossava un cardigan lungo, senza bottoni e che stringeva attorno al corpo minuto, il pigiama di Harry Potter era verde e argento.
   «Hawke, stai bene?» Chiese allarmata, sciogliendo le braccia per avvicinarle alle mie.
   «Sto bene, credo» risposi, più distaccato di quanto intendessi.
Beth notò il tono, e ritrasse le mani.
   «Hai bevuto.»
   «Questo è l'ultimo dei miei problemi, al momento» sorrisi leggermente.
Socchiuse gli occhi, iniziando a studiarmi per capire dove volessi andare a parare.
   «Allora? Cosa devi dirmi?» Domandò, abbracciandosi la vita.
La fissai, sperando in una reazione non necessariamente negativa.
   «Forse sto per fare una cazzata, ma perché tenermelo?»
Mandai indietro la testa.
   Respirai l'aria congelata di quella fredda e stellata notte Canadese.
   «Hawke?»
   «Sono innamorato di te, Beth» la intravidi sgranare gli occhi. «Dal primo istante in cui ti ho vista ti ho trovata bellissima, diversa dalle altre ragazze che mi girano attorno, e forse è proprio per questo. Tu... tu non mi fai pensare a niente: mio padre sparisce, la mia rabbia ingestibile sparisce. Neutralizzi ogni cazzo di cosa negativa che mi vaga in testa, e vorrei tanto sapere come fai.»
Mi bloccai.
   Non avevo pensato di seguire un filo logico, non avevo proprio neanche preso in considerazione l'idea di prepararmi un discorso sul perché ero innamorato di lei. Semplicemente ammutolii stringendomi la base del naso tra il pollice e l'indice.
   Non serviva un discorso.
   «Ti chiederei di continuare ma ti vedo in difficoltà, e va bene così» disse a voce bassa.
   «Non vuoi tipo... smettere di parlarmi o... cose del genere?»
   «No» sorrise. «Non vedo perché dovrei. Solo... ti chiedo di lasciarmi metabolizzare la cosa, sai... sei il primo ragazzo che si sia mai innamorato di me.»
Non era arrabbiata con me.
   Tirai fuori un respiro trattenuto, una nuvoletta si formò davanti la mia faccia.
   «Senti... Beth, lo so che hai problemi di fiducia e tutto il resto, ma non voglio che tu ti senta costretta a dirmi che ricambi se non è così.»
   «Si, lo apprezzo molto, Hawke» sorrise ancora. «Credo di non essere alla tua altezza, ma... ecco, mi piaci, e...»
Le sopracciglia mi scattarono in alto, sorpreso tanto da interromperla.
   «Hai detto che ti piaccio?»
   «Si, beh... vorrei poter essere in grado di innamorarmi come hai fatto tu, ma ci sto provando. Mi serve solo un po' di tempo.»
Il cuore stava per scoppiarmi.
   Nonostante il blocco che aveva... le piacevo io?
   «Vuoi un abbraccio?» Propose dopo avermi lasciato qualche secondo.
   «E me lo chiedi?»
Sorrise abbastanza allegramente da mostrarmi il piercing.
   La strinsi contro il petto.
Le sue mani piccole mi bruciavano sulla base della schiena e un brivido mi scivolò lungo le braccia fino alla punta delle dita. Inoltre il suo profumo dolce mi stordiva.
   Ero in paradiso.
   «Grazie per avermelo detto, lo apprezzo molto» affermò quando ci staccammo.
   «Mi sembrava giusto così» mi strinsi nelle spalle, e le mani mi finirono nelle tasche dei jeans come succedeva ogni volta che ero nervoso.
   «Vuoi un passaggio? La temperatura corporea dopo la corsa si sta abbassando, fa freddo e hai solo una felpa.»
Si stava anche preoccupando per me.
   «Posso tornare a casa correndo, così non avrò freddo» mi morsi il labbro inferiore.
   «Sei sicuro?» Acconsentii.
Ci scambiammo uno sguardo, in silenzio.
   «Va bene, allora» sorrise.
Mi abbassai per lasciarle un bacio sulla fronte. «Buonanotte, Hawke.»
   «Buonanotte, piccolo angelo.»

Grunge, karma, angel. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora