Cinquantuno - E Cadevo.

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Elizabeth.
Due Settembre - 8:23.



   Hawke era sparito.
E io non riuscivo a smettere di piangere.
Dovevo trattenerlo, dovevo lasciare che dormisse qui di nuovo. Quando Jenna aveva chiamato, stamattina presto, ci aveva detto singhiozzando che Hawke non era mai tornato e che la sua macchina era parcheggiata davanti casa insieme alle sue chiavi cadute a terra. Al suo telefono cadeva la segreteria, a volte anche non raggiungibile.
Volevo sapere dove cazzo lo avevano portato. Rivolevo il mio Hawke qui, a casa con me.
Non sapevo dove mettere le mani, non riuscivo neanche a calmarmi, oltretutto.
Cercai il numero di Jeremy, e avviai la chiamata senza neanche rendermi conto delle mie azioni. Rispose al terzo squillo, e io desideravo che la voce dall'altra parte del telefono fosse quella di Hawke, non quella di Jeremy.
«Lo hanno preso.»
Dissi senza salutare, perché non era importante.
«Hanno preso... chi?»
«Hawke, lo hanno preso» schiusi le labbra, guardando fuori dalla finestra «ieri sera, quando è tornato a casa. Sua mamma, stamattina ha trovato le sue chiavi per terra.»
Lo sentii imprecare, poi riferire l'accaduto a suo fratello.
«Perché Jeremy, perché?»
Ripresi a piangere, sentendomi tremendamente in colpa.
«Mandami la posizione di casa tua, arriviamo subito.»

Quando Alexander e Jeremy entrarono in casa, il più piccolo dei due fratelli mi venne incontro e mi strinse con tutta la forza che aveva. Cercai di fare lo stesso.
«Lo ritroveremo, Beth» mi disse Alexander, abbracciandomi.
Non ne ero sicurissima, anche se Hawke andava in palestra e sapeva difendersi.
«Io... non so cosa dire» sussurrai.
«Non riesco a capire perché Nash ce l'abbia ancora così tanto con te» Alex si passò le
dita sugli occhi. «Perché non ti lascia stare e basta?»
«Perché non sarebbe soddisfatto» risposi soltanto.
«Sono passati anni, Beth. Non si è stancato di fare dentro e fuori dal carcere, e di cacciare soldi per assicurarsi l'uscita?»
Alzai le spalle, sospirando esausta.
Volevo solo che tutta questa merda finisse qui e ora. Ma purtroppo non sarebbe sparito tutto con uno schiocco di dita.

Quello stesso pomeriggio cercai di trovare sollievo nel sonno. Ma... A occhi chiusi, stesa sul letto, che aveva ancora il suo profumo, mi sentivo sprofondare.


E cadevo, e cadevo.


E cadevo ancora, all'infinito.

Grunge, karma, angel. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora