Diciannove - Lettere.

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Hawke.
12:24.



La mia vita era andata totalmente all'aria.
Tutti i miei piani — andare al conservatorio, trovare un lavoro part time, il tutto in una città che non era Toronto — erano stati completamente ribaltati e, se non altro, quasi del tutto bruciati.
   No, non era solo per Elizabeth.
Il mio problema, la vera e indiscussa causa di ogni tormento e notte in bianco, era mio padre. Quel grandissimo figlio di puttana...
   Volevo davvero non esserci cascato.
Volevo aver avuto la stessa astuzia che mi ritrovavo a ventiquattro anni. Ma, a quanto pare, dall'inizio dell'adolescenza alla fine, tutti eravamo almeno un po' ingenui e facili da influenzare.
   Dio, quanto era insopportabile non sapere come aggiustare le cose.
   Il coglione mi aveva mandato una lettera.
E forse era più stupido di me, se davvero pensava che l'avrei letta. L'avevo bruttata nel camino acceso l'istante dopo aver letto il mittente sulla busta. La mamma non mi aveva sgridato, mi aveva solo detto che avrei, magari, potuto valutare se dargli o no un'altra ultima possibilità.
   No. Ne aveva ricevute troppe.
E le aveva ridotte tutte in cenere. Perciò non volevo sentire giustificazioni o anche solo un respiro. Avevo deciso di mettere un punto a questa storia.
   Molti ragazzi crescevano senza un padre, e ci sarei riuscito anche io. Avrei iniziato proprio mettendomi l'anima in pace. Se la mamma aveva bisogno di soldi, mi sarei messo sotto per aiutarla. Senza problemi.
   Costringendo la mia mente a passare a un pensiero completamente diverso, ma ugualmente frastornante e confusionario, mi ero buttato su Beth. Chissà se il milkshake della mia pasticceria preferita era ancora intatto e bevibile.
   Il campanellino delle notifiche whatsapp suonò due volte, e i due messaggi erano di un numero che non avevo salvato in rubrica.



Elizabeth.



   Avevo appena inviato il messaggio, e Hawke lo visualizzò nel giro di pochi secondi.

   Avevo appena inviato il messaggio, e Hawke lo visualizzò nel giro di pochi secondi

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Hawke.



   Le era piaciuto.
Mi aveva contattato con il suo numero, cosa che, parole di Shawn, non faceva con chiunque.
   Sai una cosa, Hawke? Il tempo è relativo.
Anche se lei ne avrebbe avuto bisogno molto, tanto, io sarei stato qui. Sempre ammesso che decidesse di darmi una possibilità. Magari non stava neanche pensando a me in quel modo. Però non era importante, qualsiasi cosa mi andava bene purché non fosse niente.
   Stavo digitando una risposta, quando il cuore iniziò a battere all'impazzata.

   Ero totalmente, materialmente, irrecuperabilmente fottuto.

Grunge, karma, angel. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora