19 -Terza legge di Keplero

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19 -Terza legge di Keplero








Tirando un profondo respiro, Oboro osservava il limpido cielo primaverile di San Francisco, affacciato dalla finestra della sua aula, ammirando il panorama, perso tra i suoi pensieri, anche un po' dispiaciuto nell'aver messo da parte il suo lavoro per la comunità scientifica internazionale, lasciando spazio all'insegnamento. Tutto sommato, gestire una classe universitaria ad appena 24 anni, non rientrava nei sui piani, ma il rettore aveva insistito tanto. E lui, si era lasciato convincere.

Rilasciando l'aria incanalata nei polmoni pesantemente, rimase ad osservare quel cielo di maggio, con una punta di tristezza.

"Sta già arrivando l'estate!..." Sospirò nuovamente, rammentando l'incontro avuto con Shota, per puro caso, ben quattro mesi prima. Ma d'allora, non lo aveva più rivisto.

Gli mancava tantissimo, e gli mancava Hizashi. Solo che di lui, non aveva più notizie da mesi. Dalla mattina in cui si erano incontrati per caso nell'aeroporto di New York, promettendosi di mettere in chiaro le cose al suo ritorno. Eppure, i mesi passavano, e di Hizashi nemmeno l'ombra.

Una parte di sé lo pregava di provare a rintraccialo in qualche modo. Magari chiamando Nemuri, pregandola di dargli sue notizie. Ma non ne era nemmeno poi tanto sicuro fosse la cosa giusta.

Da settimane, Nemuri era letteralmente sparita nel nulla, non rispondeva nemmeno più hai messaggi, figuriamoci alle chiamate.

"Che le sia successo qualcosa? E' sospetta la sua sparizione improvvisa. Comincio a preoccuparmi!" Sospirò iniziando ad essere seriamente in pensiero per l'amica.

Era come se sentisse un costante formicolio lungo tutto il corpo, e una bruttissima sensazione espandersi come un veleno; Qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto, ne era certo. Ma era solo una sensazione! Nulla di concreto solo...

"Detesto questa sensazione! In passato ha solo causato guai!..." Rifletté ad alta voce, rilasciando un respiro tremante, portandosi entrambe le mani sul viso, ripromettendosi di provare a chiamarla nel pomeriggio. E magari, anche tirarle a forza qualche informazione riguardante Hizashi.


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Subito dopo essere stato dimesso dall'ospedale, il giovane, sempre più vicino ai suoi 24 anni, trascorse gli ultimi giorni di permanenza a Toronto, chiuso in quel piccolo appartamento che condivideva con Will. In camera sua, tagliando i contatti con il mondo intero.

Sommerso dal senso di colpa per l'essere venuto meno alla promessa fatta hai genitori di Hizashi, lo stesso Miller, rimase accanto a quel bellissimo ragazzo costantemente, raccogliendo amorevolmente le sue lacrime. Per poi imbarcarsi a fatica, sue quell'aereo che li avrebbe riportati a casa.

Il viaggio di ritorno a New York, fu un'esperienza terribile. Il biondino non era psicologicamente in grado di sostenere il viaggio in sé, e i rigidi controlli dell'aeroporto in quel momento. Finendo col crollare più volte, attirando solo maggiormente su di sé l'attenzione delle forze dell'ordine. Per Wiliam fu altrettanto complicato spiegare cosa avevano passato negli ultimi giorni, osservando il volto sofferente della sua principessa, incupirsi sempre più giorno dopo giorno.

Passati i controlli e ritirate le valigie, trovarono i genitori del ragazzo ad attenderli. Volati a New York, subito dopo essere stati informati di quanto accaduto. Lasciandosi con la promessa di tenersi in contatto, e vedersi alla prima buona occasione, scusandosi sinceramente con i signori Yamada, per il non essere staro in grado di prendersi cura del figlio.

*

Per il resto, la permanenza di Hizashi a New York, durò a mala pena un mese. Giusto il tempo di liberare l'appartamento in cui viveva e chiedere il suo trasferimento all'università di San Francisco.

La legge di Newton (Alternative univers-threesome)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora