6- Primo principio della termodinamica

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6 -Primo principio della termodinamica




Novembre...

Che mese triste e ingrigito, quasi anonimo. Se non fosse per il fatto che la festa del Ringraziamento cadeva proprio in quel mese, non avrebbe provato nessun interesse per quel mese dell'anno. 

Stanca d'aspettare, la ragazza tornò a fissare l'ora sul cellulare per poi voltarsi verso l'entrata del liceo, alzando poi lo sguardo verso il cielo. La giornata non era brutta, e non faceva nemmeno particolarmente freddo, nonostante mancassero pochi giorni all'1 Dicembre. Ma il cielo era nuvoloso, il sole si vedeva a tratti, e lei non amava quelle giornate cupe. 

"Preferisco l'estate!..." Sospirò voltandosi nuovamente verso l'ingresso sempre più stanca d'aspettare. 

Armandosi di sacro santa pazienza, attese per un altra quindicina di minuti, vedendo i suoi compagni allontanarsi, fino a rimanere completamente sola davanti a quel cancello come un idiota. 

"MA DOVE DIAVOLO E' FINITO QUEL DEFICIENTE DI OBORO!?" Sbottò fuori di se, sbloccando il cellulare chiamandolo immediatamente. 

*

Intanto a casa di Shota, Shirakumo uscì dall'ascensore con un diavolo per capello, per poi attraversare il corridoio a grandi falcate, trovando alla porta d'ingresso la madre del moro che lo accolse con un cordiale sorriso, mentre il ragazzo partì verso la camera dell'amico non riuscendo ancora a capacitarsi di quanto era successo a scuola appena mezz'ora prima.

Senza parole, Shota vide l'albino gettarsi sulla sedia della sua scrivania con un tonfo e le braccia conserte, il viso contorto da un cipiglio furioso, e lo sguardo di chi è sul punto di compiere un strage. 

Nemmeno il tempo di metabolizzare quanto si era presentato davanti hai sui occhi, formulando una domanda sensata, capace di comprendere cosa avesse fatto arrabbiare così tanto Oboro. Che il cellulare di quest'ultimo cominciò a squillare. 

Repentino, sempre il maggiore tirò fuori il cellulare dalla tasca posteriore della tuta che indossava, leggendo il nome della sua fidanzata lampeggiare sullo schermo. 

"Cazzo!" Imprecò sbiancando tutto d'un colpo. Come poteva essersi scordato di lei?

Contemporaneamente incrociò lo sguardo sempre più basito del moro, che ancora si chiedeva che diavolo stava succedendo, mentre un forte senso di colpa lo assaliva, preferendo rispondere a quella chiamata e porgerle le sue scuse. Anche se non sapeva cosa inventarsi per giustificarsi.

"Pronto?..." 

"DOVE CAZZO SEI? E' QUASI MEZZ'ORA CHE TI ASPETTO! DOVE DIAVOLO SEI FINITO?" 

Quell'urlo fece sobbalzare il ragazzo, che divenne piccolo piccolo, cominciando a maledirsi, mentre il senso di colpa verso Nerumi si faceva sempre più grande.

"S-scusami! Mi sono dimenticato..." 

"TI SEI DIMENTICATO?!"

Dall'altro capo della cornetta intanto, Nerumi stentava nel trattenere la rabbia, urlando come una forsennata. Come aveva potuto dimenticarsi di lei? Questa non glie l'avrebbe perdonata tanto facilmente.  

Allo stesso tempo, Shota assisteva alla scena sconvolto, udendo le urla della ragazza attraverso il cellulare, fissando i propri occhi scuri in quelli azzurro dell'amico, che silenziosamente implorava aiuto, non sapendo che inventarsi per limitare i danni. Dispiaciuto, gli fece cenno di passargli il cellulare, sotto gli sguardi confusi del maggiore.

La legge di Newton (Alternative univers-threesome)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora