9 -Legge di Avogadro

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9 -Legge di Avogadro



Camminando molto lentamente, Oboro osservava il marciapiede sulla quale stava camminando, fermandosi nel nel bezzo di Dubai ancora una volta con gli occhi rivolti al cielo, reggendo tra le mani la busta con i caffè, non trovando il coraggio per affrontare i suoi amici, rimasti in albergo.

Con l'ansia sempre più palpabile, tirò un profondo respiro provando a calmare i battiti impazziti del suo cuore, riflettendo ad un modo per rattoppare il loro rapporto, senza metterlo a repentaglio solo maggiormente.

"Non so se c'è la faccio!..." Soffiò con un filo di voce e lo sguardo fisso nel vuoto.

Adesso che quella moltitudine di sentimenti, era finalmente chiara e limpida nella sua mente, e nel suo cuore. Temeva di compiere l'ennesimo sbaglio causato dalla sua stessa stupidità, perdendo tutto ancora una volta.

E sempre con quella forte perplessità che dominava le sue azioni, tirò fuori il cellulare dalla tasca posteriore del pantalone per darvi un occhiata, non trovando nessun messaggio ne chiamata persa, proveniente dei suoi due migliori amici.

"Buon segno; Dormono ancora!..." Sospirò.

Sempre con passo lento e cadenzato, piano piano si avvicinò verso l'albergo, scrutando il profilo del palazzo da lontano. Pervaso da un profondo senso di colpa, si bloccò nuovamente lungo il marciapiedi, chinando il viso verso la busta contenente i due caffè. Conosceva perfettamente i loro gusti, sapeva cosa a loro piacesse, cosa no, e anche come. Solo...

"Non so davvero come spiegarmi quello che è successo!..." Tornò a tormentarsi.

Dovevano parlare, quello era l'unico modo per risolvere quel gran casino. Ma in effetti... Nonostante apparentemente sembravano in grado di confidarsi tutto. Realmente non lo facevano mai davvero, cascando dentro l'ennesimo equivoco.

"E sono sempre state tutte queste parole non dette... A portarci fino a questo punto!..." Si ritrovò nel sospirare nuovamente, facendosi coraggio, avvicinandosi al palazzo in cui alloggiava, entrando dentro, pregando di trovare la forza e il coraggio per affrontarli e risolvere ogni cosa. Davvero!

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Da quando era scoppiato quel casino che aveva gettato la famiglia Yamada in un vortice fatto di tristezza e insicurezza, erano trascorsi appena due giorni. 

Due giorni carichi di tensione e lacrime, che non sembravano trovare una fine, ritrovandosi nel venire a conoscenza passo dopo passo, di scenari sempre più orribili e deplorevoli da parte di quell'essere immondo, che aveva messo gli occhi su minore dei loro figli. 

Ora bloccati dentro il negozio di occhiali, la coppia stava acquistando un nuovo paio di lenti al ragazzo, non potendone davvero fare a meno, vista la brutta fine che avevano fatto i vecchi occhiali, mentre Shota e Oboro attendevano fuori.

Dopo quel primo momento di rabbia e smarrimento causato dalla macabra scoperta, la famiglia Cameron si era mostrata seriamente dispiaciuta e pentita, non riuscendo a capacitarsi del comportamento assunto dal figlio, trovandolo del tutto pazzesco! 

Ma poco c'era da dire; i fatti erano fin troppo chiari, avvenuti di fronte a milioni di spettatori che potevano testimoniare contro di lui, ritrovandosi nel risarcire il danno agli occhiali da vista provocato dal loro stesso figlio a quel giovanotto, porgendo poi le loro scuse.

La legge di Newton (Alternative univers-threesome)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora