17 -Prima legge di Keplero

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17 -Prima legge di Keplero



Da dietro la vetrata che divideva l'ingresso dell'hotel dalla hole, Swami osservava suo fratello minore occuparsi di una coppia di clienti appena arrivati, con grande professionalità e al contempo tanta, troppa, freddezza.

"Perché sei sempre così distaccato Shota?..." Sospirò rimanendo ad osservarlo.

Sua madre e suo padre avevano completamente perso le speranze di riuscire a capire cosa accadesse nella sua vita da tempo, osservandolo chiudersi sempre di più in sé stesso. Tanto, da allontanarsi anche da Oboro.

Una sola cosa sembrava essere diventata costante nella sua vita. Anzi no! Una persona. Ma giunto ormai hai suoi 22 anni, era più che lecito che ci fosse una donna nella sua vita. Peccato solo che non sapesse praticamente nulla di quella ragazza dai voluminosi e bizzarri capelli verdi, che vedeva spesso in compagnia di suo fratello. Né lui, ne aveva mai parlato con nessuno. Li aveva beccati insieme per caso un paio d'anni prima, e da allora li vedeva insieme sempre più spesso. Anche sé, non era nemmeno poi tanto certa stessero insieme. Ma trovare un uomo e una donna sempre insieme, costantemente. Poteva significare solo due cose: stavano insieme o erano scopamici.

E tra le due, Swami supponeva si trattasse più della seconda opzione, vista la freddezza eccessiva di Shota. Anche se l'idea di poter vedere suo fratello davvero felice, con accanto una persona capace di farlo sorridere, non gli sarebbe dispiaciuta.

"Non sei mai stato un tipo socievole... Ma almeno da bambino sorridevi di tanto in tanto!" Constatò sempre lei, lasciandosi andare a quel sussurro appena sospirato e pieno di tristezza.

Già! Le uniche persone fin ora, in grado di strappare un sorriso a suo fratello erano stati Oboro e Hizashi. Ma per qualche ragione a lei sconosciuta, si era allontanato da loro.

"Cosa ti passa realmente per la testa?" Ponendosi l'ennesima domanda, la donna ormai giunta hai suoi 28 anni, continuò a fissare il fratellino, preoccupata per l'alone di tristezza presente nel suo sguardo da troppo tempo.

Sentiva ci fosse sotto qualcosa, solo non aveva il coraggio di chiedere e indagare, visto che non aveva mai avuto un gran rapporto con suo fratello. E di questo, se ne erano accorti anche i suoi genitori.

A labbra strette, tirò un sospiro, socchiudendo gli occhi per un attimo, sollevando gli occhi al cielo come in cerca di qualcosa che la aiutasse a capire, per poi raggiungere il fratello alla hole.

"Se vuoi, puoi andare. Resto io!"

"Non serve, non ho di meglio da fare."

Swami ascoltò la risposta esposta con un tono tanto apatico, da sentire l'impulso di mollargli un ceffone e costringerlo a reagire a sberle. Non era normale questa cosa, era come... Se non gli importasse più di nulla. Ritrovando il controllo, la donna puntò lo sguardo sul più giovane.

"So che non te lo chiedo mai, perché nemmeno io amo la gente che si impiccia degli affari miei. Ma... Sei sicuro che vada tutto bene?" Tentò con estrema serietà.

"Se da fastidio anche a te! Allora perché me lo chiedi?" Il moro quasi si alterò, rispondendo a tono, mostrando finalmente una reazione.

"Shota!..." Lei non si lasciò scalfire dal tono infastidito del fratello, pronunciando il suo nome più pacatamente.

"Sto bene." Fù la risposta di lui, rapida e fredda, intento nel ricontrollare il registro delle camere.

Non sapendo cosa dire, lei rimase in silenzio, compiendo solo un lieve cenno con il capo, troncando il discorso, tornando ad osservare Shota con la coda dell'occhio. In fin dei conti la loro totale assenza di rapporto era anche colpa sua, di conseguenza, non poteva nemmeno pretendere cambiasse adesso.

La legge di Newton (Alternative univers-threesome)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora