8 -Terzo principio della termodinamica

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8 -Terzo principio della termodinamica



Abbandonandosi ad un lungo e pesante respiro, il ragazzo fissava il vuoto, immerso nel buio della sua stanza, completamente affondato tra le lenzuola, che utilizzò per coprirsi completamente. Quella notte, non aveva praticamente chiuso occhio, continuando a rimuginare su quanto accaduto. 

Alla sera, quando i suoi genitori rientrarono a casa, si gli era preso un colpo nel trovarlo con quella medicazione sulla fronte, che pian piano diventava sempre più livida. Dando il via ad una raffica domande alla ricerca di una spiegazione plausibile, trucidando Hihashi con lo sguardo, supponendo i loro figli avessero litigato in loro assenza, arrivando alle mani.

Ma entrambi i ragazzi smentirono immediatamente, con il maggiore che raccontò di quella brutta scivolata sulle scale di casa a cui aveva assistito, con i loro genitori che non staccavano lo sguardo dal volto del minore increduli.

Se non fosse stato per Hihashi che confermò la versione dei fatti, seriamente convinto di quello che pensava d'aver sentito, non ci avrebbero mai creduto.

*

Ora disteso a letto, Hizashi buttò un occhio sul cellulare spento, abbandonato sulla scrivania, voltandosi dal lato opposto, sentendo dolore. Gli doleva pure la mascella, per via dello ceffone che aveva ricevuto, non solo la fronte.

Con un sospiro si voltò ancora tra le lenzuola, per poi tirarsi sù inforcando gli occhiali, andando a controllare in che condizioni fosse il suo viso.

"Cazzo! Non posso presentarmi a scuola così!..." Esclamò osservando lo stato pietoso in cui era ridotto.

Il sopracciglio si era gonfiato, con il livido diventato ancor più viola, conferendo al suo occhio un aspetto tumefatto. Perfino la mascella era gonfia. Cavoli! Non era in condizioni d'uscire di casa, per i prossimi 5 giorni.

Pensieroso, tornò a letto, sdraiandosi nuovamente. Era ancora prestissimo, dormivano tutti in casa, ma lui non ci riusciva, tormentato dal ricordo di quello che realmente era accaduto, poi quelle le sue scuse, e la stupidità con cui si era fatto convincere, reggendogli il gioco, mentendo a sua volta.

Si sentiva una persona orribile, ma anche tanto stupido, confuso e spaventato.

Quella stessa sera, dopo essere rientrato a casa, Bruce aveva cominciato a tormentarlo con una marea di messaggi. Pregandolo di inventare una scusa per giustificare la ferita sul viso e non raccontare cosa era successo realmente, ricominciando con le scuse e implorando perdono.

Inizialmente il biondino ignorò quei messaggi, troppo turbato. Ma circa un ora dopo, quei messaggi divennero sempre più insistenti, per poi iniziare a chiamarlo ripetutamente, finché non si arrese, rispondendo a quelle chiamate.

Da lì; altre scuse, continuando a implorarlo di non dire nulla a nessuno. Che gli dispiaceva e che non si sarebbe mai più ripetuta una cosa simile. Si lasciò convincere, accettando quella falsa, lasciando che l'equivoco che si era venuto a creare con Hihashi, lo aiutasse a giustificare quella situazione, mantenendo il segreto.

Peccato solo per quella paura che ancora gli attorcigliava lo stomaco, nel ricordare l'espressione rabbiosa sul volto di Bruce, e il ceffone per aver rifiutato un rapporto sessuale con lui. Era ingiusto! Quel violento schiaffo proprio non lo meritava.

Subito dopo aver riattaccato la chiamata, spense il cellulare. Gli serviva tempo per pensare, e calma per riprendersi dallo shock. Ora quel cellulare giaceva ancora spento, abbandonato sulla scrivania. Temeva cosa vi avrebbe trovato un volta riacceso.

La legge di Newton (Alternative univers-threesome)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora