La scelta

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Erano su una spiaggia. Un uomo e una donna, seduti sul molo, impegnati a osservare il sole calare dietro l'orizzonte.

"Sarà pericoloso, Sally." L'uomo disse. "Non solo sarà un semidio, ma sarà un mio semidio. Potente oltre il normale. I mostri ne sentiranno l'odore. Lo cercheranno."

"Prenderò delle precauzioni." La donna, Sally, promise. "Sai che ne sono in grado, Poseidone."

L'uomo sorrise, la tristezza che rimaneva nei suoi occhi verdi. Il suo sguardo, potente e antico, si posò sul ventre della donna, che iniziava a mostrare i segni della gravidanza. "Posso prendermi cura di entrambi. Vieni nel mare, Sally. Sarete sicuri, tutti e due. Non dovrete temere mostri o i miei fratelli."

Sally rise, la sua mano che si posava sul braccio dell'altro. "Sei gentile, Poseidone. Ma penso che tu sappia, nel profondo, perché non posso accettare. Non davvero."

Poseidone sospirò, annuendo. "Ho dovuto provare, almeno."

"E ti amo per questo. Ti amo ancora di più sapendo che non mi imporrai di venire con te." Sally rispose e Poseidone scosse la testa. "Mi odieresti e così nostro figlio." Poseidone sorrise teneramente alla frase. "Nostro figlio." Ripeté, assaporando il sapore delle parole sul suo palato. "Mi risentirà, quando conoscerà la verità. Quando saprà di essere il figlio di un dio, Sally, odierà suo padre per averlo lasciato."

"Non gli permetterò di farlo." Sally promise, lasciando finalmente il braccio dell'amante e alzandosi. "Lo porterò qui ogni anno, Poseidone. Se vorrai vederlo, sai dove trovarci."

Poseidone annuì, grato, prima di osservare la ragazza allontanarsi da lui.

"Oh, Parche, abbiate pietà di Perseo. Del mio piccolo Perseo." Pregò, prima di sparire nella brezza marina e tornare nel suo dominio, sapendo che non avrebbe visto suo figlio per molto tempo.

Percy si svegliò di soprassalto, il respiro pesante e il sudore che gli scorreva sulla schiena.

La donna, Sally, doveva essere sua madre. Percy poteva riconoscerla anche se nel sogno era più giovane di quasi sette anni. L'uomo doveva essere suo padre.

Percy rimase in silenzio, mentre i rumori della televisione accesa e l'odore di birra raggiungeva la sua stanza. Gabe doveva essere ancora sveglio.

Suo padre. Aveva visto suo padre, anche se in un sogno. Sua madre lo aveva chiamato Poseidone. E aveva i suoi stessi occhi, e i capelli neri come quelli di Percy. Forse avevano altre somiglianze e Percy non aveva fatto in tempo a vederle.

Una cosa era risultata piuttosto chiara dal discorso che Percy aveva sognato.

Gabe era nelle loro vite per colpa sua. Evidentemente era una delle precauzioni che sua madre aveva preso.

Percy si sedette sul letto, stropicciandosi gli occhi e alzandosi in piedi.

Se sua madre aveva sposato quell'essere solo per tenerlo al sicuro, allora Percy non poteva restare lì. Gabe non era una persona gentile, buona. Non meritava di stare insieme a sua madre. E, quando Percy era rientrato il giorno prima da scuola, aveva visto un brutto livido blu sul braccio di mamma. Non poteva essere stato nessun altro se non Gabe.

Percy doveva partire. E doveva farlo subito.

Prese uno zaino blu dal suo armadio, uno di quei borsoni che aveva usato per andare a Montauk per le vacanze. Sarebbe stato adatto per scappare. Era maneggevole, leggero, e capiente.

Percy infilò delle magliette, pantaloni e provviste nelle varie tasche. Non aveva molto, ma delle barrette energetiche e i biscotti di mamma lo avrebbero aiutato per un po'. Dopo un momento, Percy si arrampicò sulla scrivania, raggiungendo il suo scomparto segreto. Infilando la mano nel condotto dell'aria, Percy emise un verso soffocato di vittoria quando afferrò il pacco. Estraendo la mano, aprì la busta.

Il protettore dei semideiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora