Sentiva la pelle del viso tirare per il freddo. I denti battevano tra loro e Tom, tremante come una foglia, attendeva di morire.Quando aprì gli occhi non riuscì immediatamente a focalizzare dove si trovasse. Sapeva solo che il gelido inverno della Germania non lo avrebbe aiutato in quelle condizioni. Raggomitolato su una panchina, senza un giubbotto. Solamente con la neve che scendeva e si accumulava sui suoi rasta, sulle sue braccia, sul suo corpo tremante.
Vedeva offuscato. Dov'era finito? Non ne aveva idea. Certamente era lontano da casa e quella era la cosa più importante.
Starnutì sentendo la gola bruciare. Si alzò lentamente da quella panchina. Inizialmente barcollò un po', ma riuscì a rimanere in equilibrio. La gente, intorno a lui, lo guardava come se fosse pazzo.
In effetti, forse, lo era.
Vagò su quel marciapiede per quelle che gli sembrarono ore; più volte gli si piegarono le ginocchia per la stanchezza, ma lottò a lungo per raggiungere la sua meta.
Arrivato davanti la porta di casa di Athena, le gambe inevitabilmente gli cedettero; forse, più dovuto a ciò che stava per dirle che alla stanchezza. E quando il viso della sua migliore amica gli apparve sfocato tra le lacrime, la sua lingua si mosse da sola.
Nessuna spiegazione, nessuna esitazione.
«Prendi tutti i soldi che hai, Athe», le ordinò.
E Athena, nonostante l'angoscia nel vederlo a maniche corte, sotto la pioggia battente, fece come le aveva detto, cercando tra la biancheria intima tutti i suoi risparmi: erano, sì e no, millecinquecento euro. Erano fortunati da questo punto di vista: Athena sognava un'università decente, e aveva risparmiato tutto il possibile, nonostante fosse consapevole che quei soldi non sarebbero bastati nemmeno per la quota d'iscrizione. Era una speranza che nutriva da tempi immemori, e per lo meno, ci aveva provato.
Tom entrò poi nella stanza, bagnando un po' ovunque; affrettandosi verso l'armadio dell'amica, e tirando fuori da esso un paio di jeans scoloriti e la sua maglia preferita addosso alla ragazza. Le ordinò di metterli, mentre Athena azzardava un "Cosa sta succedendo?" spogliandosi frettolosamente del suo pigiama azzurrino. Tom non rispose a quella domanda. In quel momento, per pudore, si voltò e attese che la sua migliore amica si cambiasse; poi, la prese per le spalle e la guardò intensamente negli occhi.
«Guarda bene questa stanza» le consigliò. «Respira quest'aria ed esci definitivamente da quella porta, Athe» continuò. Successivamente, le posò un bacio sulla fronte e la guardò con dolcezza. «Ora hai me.»
Meno di cinque minuti dopo, si ritrovarono riparati sotto un ombrello di fortuna a camminare per la strada lunga e deserta che separava il paesino da Magdeburg. Niente corriera: impensabile trovarne ad orari simili.
Quando arrivarono alla stazione dei treni, comprarono due biglietti di sola andata per Berlino.
«Tom, non hai portato nulla con te» notò la ragazza, una volta entrati nel veicolo.
Il ragazzo non rispose e puntò lo sguardo serio fuori dal finestrino.
Quando, infine, un'ora e mezza dopo, il treno si fermò nella stazione centrale di Berlino, si voltò verso Athena, e la ragazza trovò i suoi occhi splendere.
Tom rise, rise di pura felicità, e la prese tra le braccia, mentre l'altoparlante lanciava annunci incomprensibili.
«Sei qui con me» sussurrò con gioia al suo orecchio. «Che altro vuoi che mi serva?»
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𝘌 𝘴𝘦 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘶𝘯 𝘣𝘢𝘤𝘪𝘰? -Tom Kaulitz-
FanfictionAthena e Tom sono legati da un'amicizia profonda fin dall'infanzia, un legame che ha resistito alle tempeste della vita e li ha uniti a tal punto da fuggire insieme appena compiuti i diciotto anni. Ma la loro fuga da una realtà difficile è solo l'in...